il caso

Moschea a Cantù, nuova sentenza del Consiglio di Stato. Nicola Molteni: "Ora va chiusa"

Una questione annosa con continui colpi di scena da una parte e dall'altra.

Moschea a Cantù, nuova sentenza del Consiglio di Stato. Nicola Molteni: "Ora va chiusa"
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Nuovo capitolo per quanto riguarda la moschea a Cantù. E' arrivata infatti la sentenza da parte del Consiglio di Stato.

Moschea a Cantù, nuova sentenza del consiglio di Stato. Molteni: "Ora va chiusa"

Di seguito le parole del canturino Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno.

"Pregare e svolgere il culto in un luogo destinato, in base allo strumento urbanistico, a capannone industriale e commerciale è illegale e contro legge. Ora è il Consiglio di Stato, è la giustizia, a confermare la verità: in quel capannone industriale e artigianale si pregava nonostante le norme urbanistiche lo impedissero tassativamente, violazioni più volte accertate anche da interventi delle Forze di Polizia locale. Da anni al centro di un contenzioso amministrativo e di un durissimo scontro politico tra la Lega e la Comunità Islamica la Moschea è stata definitivamente dichiarata abusiva e illegale dai Giudici Amministrativi, confermando le giuste battaglie politiche della Lega canturina.

Grandissima la soddisfazione per questa decisione in punto di diritto che conferma la sentenza del TAR Lombardia del 2018 e la bontà delle argomentazioni giuridiche dell’Amministrazione di Cantù, guidata dal sindaco Alice Galbiati, e politiche della Lega.

Nel capannone di via Milano 127 si può fare attività artigianale ma non pregare. Vince il diritto, vince la legalità, vince la Costituzione, vince la buona amministrazione e vince la LEGA. Anni di manifestazioni, presidi, sit in, raccolte firme, interrogazioni parlamentari, richiesta di referendum cittadino, mobilitazioni popolari con Matteo Salvini e alla fine la legge e il diritto ci hanno dato ragione. Ora la Moschea abusiva va chiusa, si ripristini la legalità e la Comunità Islamica e la sinistra chiedano scusa a Cantù e ai canturini per aver fatto perdere tempo e soldi.

Fino a quando la Comunità Islamica non sottoscriverà le “intese”, previste dalla Costituzione, con lo Stato Italiano accettando e vincolandosi a principi, regole e valori di legge, nulla sarà dovuto. Il diritto di culto è sacrosanto ma non esiste l’obbligo al luogo di culto, ovvero alla realizzazione di una moschea. Non esiste un diritto universale e un dovere amministrativo a costruire una moschea sul territorio comunale e nazionale, peraltro in violazione di legge. Questa sentenza traccia anche un percorso chiarissimo per tanti casi simili e anche da questo punto di vista è storica".

Locatelli: "Vittoria della legalità"

Sul tema ha parlato anche l'assessore regionale alla Famiglia, Politiche sociali, Disabilità e Pari opportunità, Alessandra Locatelli.

"Il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Cantù e alla Lega: la moschea cittadina di via Milano è abusiva e va chiusa. Pregare e svolgere il culto in un luogo destinato, in base allo strumento urbanistico, a capannone industriale e commerciale è illegale e contro la legge. È una vittoria del buonsenso e della legalità, che sono fiera di aver portato avanti insieme a Nicola Molteni e agli altri esponenti della Lega. La sentenza - prosegue - conferma di fatto quella emessa nel 2018 dal Tar Lombardia, che aveva stabilito che la comunità islamica aveva violato le leggi urbanistiche e quelle regionali. È stata una battaglia dura, portata avanti con tante manifestazioni, sit-in e proteste, ma è stata una battaglia giusta e la sentenza del Consiglio di Stato è l'ennesima conferma".

Una questione annosa

Il sodalizio islamico aveva acquistato un capannone in via Milano, nella zona artigianale, con l’obiettivo di adibirlo a luogo di culto così come previsto dal Piano di Governo del Territorio approvato dall’Amministrazione Bizzozero.  La normativa regionale aveva tuttavia bloccato l’iter, al punto che l’Amministrazione comunale allora guidata dal sindaco Edgardo Arosio aveva vietato l’esercizio del culto all’interno di quegli spazi, dando il via a un lungo contenzioso con l’associazione.

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