Cantù

Moschea canturina, Molteni: “Non escludo un referendum"

Le parole del Sottosegretario all’Interno dopo la sentenza del Tar Lombardia.

Moschea canturina, Molteni: “Non escludo un referendum"
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Il Tar Lombardia Milano ha depositato una sentenza il 26 ottobre: ricorso dell’associazione “Assalm” accolto in merito alla domanda di permesso di costruire la moschea, luogo di culto.

“La sentenza tiene aperto un contenzioso"

Le parole, in una nota, del Sottosegretario dell’Interno Nicola Molteni:

“La sentenza del Tar Lombardia sulla moschea di Cantù tiene aperto un contenzioso che aveva visto in passato il Consiglio di Stato stabilire, con chiarezza e fermezza, che quella canturina era una moschea illegale e abusiva. Sono molto preoccupato per questa nuova posizione della giustizia amministrativa e per le possibili ricadute in termini di gestione e organizzazione della sicurezza sul territorio, ne parlerò subito con Prefetto e Questore. La situazione della sicurezza nel Canturino è già complessa con uno sforzo straordinario delle nostre Forze di polizia, questa vicenda non aiuta. Rimango fermamente convinto che sino a quando le comunità islamiche non sottoscriveranno le “intese” con lo Stato Italiano ai sensi dell’articolo 8 della nostra Costituzione, nessuna prerogativa a realizzare luoghi di culto può essere consentita e imposta per legge. Senza la sottoscrizione e l’accettazione di intese ufficiali e formali, ovvero senza la dichiarata manifestazione di volontà di rispettare regole, princìpi, valori del nostro ordinamento giuridico come l’uguaglianza e la parità tra uomo e donna nel pieno adempimento dei precetti normativi nazionali, questa decisione rischia di essere insidiosa in tema di sicurezza e contraria ai valori della nostra Carta Fondamentale. Nel bilanciamento tra diritti ed interessi generali, quello alla sicurezza dei cittadini, delle comunità e dei luoghi è sempre soccombente tra le giurisdizioni e questo è un enorme problema sottovalutato soprattutto in un contesto di crisi internazionali e di estremismi come quello attuale. Le leggi si applicano e le sentenze seppur discutibili si appellano e si impugnano fino all’ultimo grado di giudizio, nell’esercizio dei diritti di democrazia e di civiltà giuridica. Non escludo infine un grande referendum popolare cittadino per chiedere ai canturini e ai comaschi se vogliono o no la moschea, che diventerebbe il principale luogo religioso di riferimento per un’area vasta e allargata provinciale, non solo canturina. Chi tifa e sostiene ideologicamente la moschea si assume tutta la responsabilità di questa decisione per il futuro della comunità”.

Moschea, la decisione del Tar

Nella sentenza - emessa dal Tar Lombardia Milano e depositata sabato 26 ottobre per il ricorso per ottemperanza promosso da “Assalam" per chiedere l’attuazione, da parte del Comune di Cantù, della sentenza con la quale il Giudice Amministrativo aveva annullato anche il secondo diniego al rilascio del permesso di costruire per luogo di culto - il Collegio ha integralmente accolto il ricorso. Si legge: “non vi è stata ottemperanza a quanto disposto alla sentenza, avendo l’amministrazione unicamente comunicato all’Associazione Assalam, in data 25 settembre 2024, l’avvio del procedimento, ai sensi degli artt. 7 e 8 l. n. 241/1990, sulla domanda di permesso di costruire del 9.12.2014”.

Il Tar ha evidenziato che il Comune “chiamato a provvedere per la terza volta sull’istanza, non può che rilasciare il titolo edilizio”. L’Amministrazione “dopo aver subito l'annullamento di un proprio atto, può rinnovarlo una sola volta, e quindi deve riesaminare l'affare nella sua interezza, sollevando, una volta per tutte, tutte le questioni che ritenga rilevanti, senza potere in seguito tornare a decidere sfavorevolmente neppure in relazione a profili non ancora esaminati”.

Come ancora si legge nella sentenza, il Comune dovrà rilasciare il permesso di costruire entro il termine di 30 giorni decorrenti dalla comunicazione o notificazione se anteriore rispetto alla sentenza: “decorso tale termine provvederà, in luogo dell’amministrazione rimasta inadempiente, il commissario ad acta che si nomina, sin d’ora, nella persona del Prefetto di Milano, o suo delegato, appartenente alla medesima amministrazione e munito di adeguate competenze professionali, il quale dovrà provvedere al rilascio del titolo edilizio nei trenta giorni successivi al proprio insediamento, con la precisazione che, in base alla decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 8 del 2021, resta in capo al Comune di Cantù il dovere-potere di provvedere anche dopo l’insediamento del commissario e comunque di collaborare con lo stesso (in tal caso, però, sopportando comunque i costi corrispondenti al compenso ed alle spese sostenute per le prestazioni effettivamente svolte da quest’ultimo) (…)”. Il Comune è stato condannato alla rifusione delle spese di lite in favore dell’Associazione.

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