Oltre cinquecento soprannomi storici dialettali recuperati da un alzatese
Il plauso del sindaco Frigerio: "Questo dono ci fa immensamente piacere: grazie a nome di tutta la comunità".

«Ul bambinel», «il ciuchén», l’«èmènèmén», «ul materazee», ma anche i «di murnéra», «i veduèi», «i menarèl»... Sono solo alcuni dei 528 soprannomi storici di altrettante famiglie di Alzate Brianza risalenti allo scorso secolo e recuperati grazie al prezioso lavoro dell’80enne Enzo Sala.
Un lavoro per conservare la storia del territorio
E proprio l’opera dell’«alzatese doc», attaccato alle radici del suo territorio e appassionato di storia, tradizione e dialetto, poteva permettere, in decenni, di realizzare un quadretto, a racchiuderli tutti, che presto sarà appeso in sala civica o negli uffici comunali, a disposizione di tutta la comunità, così da potersi «divertire» a trovare il soprannome storico della propria famiglia scritto in dialetto.
«Il quadretto lo ho appena realizzato, ma a fare questa raccolta ci ho messo oltre dieci anni - spiega Sala, “Enzo di fràà” sul quadretto dei soprannomi - Mi piace mantenere il ricordo, la tradizione, conservare ciò che hanno fatto i nostri nonni e bisnonni; il nostro dialetto mi appassiona molto e lo ho anche studiato da autodidatta. Ho fatto una ricerca sui miei antenati: ne è emerso che la mia famiglia era ad Alzate almeno dai primi del 1700! Sempre con questo spirito ho iniziato questo lavoro: alcuni soprannomi li avevo sentiti dai miei genitori, allora ad Alzate ci si conosceva solo con questi nomi. Ho poi chiesto alle persone del paese, e qualche anno fa avevo anche lanciato un appello tramite i social network per trovarne di ulteriori, condividendo i primi che avevo individuato. E’ stato un lavoro entusiasmante e sono arrivato a radunarne 528, ma non mi fermo. Mi sono divertito anche a raccogliere alcuni detti dialettali dei nostri vecchi: ne ho recuperati oltre mille, tra cui una filastrocca dialettale che cantava mia mamma e che ho ricordato. Mi scrivo tutto per non lasciar cadere le nostre tradizioni e la nostra storia».
Il tutto nell’intento di portare avanti il dialetto, lingua che purtroppo si sta sempre più andando a perdere. «Mi dispiace che il dialetto sia un idioma morto - ancora Sala - Sarebbe bello insegnarlo ai ragazzi, portarlo avanti, ma purtroppo adesso c’è poco interesse. Mi sono iscritto anche a un gruppo di dialetto milanese sui social dove condivido frasi, espressioni, detti, con altre persone per continuare a tenerli vivi».
Tra i tanti soprannomi ritrovati, c’è anche quello di Sala: «Enzo di fraa»: «E’ molto curioso: ho fatto qualche ricerca ma non c’è nessun frate né prete nella mia famiglia! Eppure il mio soprannome è “dei frati” - prosegue - Comunque oltre al mio ce ne sono tanti altri nel quadretto che ho realizzato: spero possa fare piacere per portare avanti questo prezioso patrimonio che è il dialetto e la storia».
Dal sindaco Paolo Frigerio, a nome dell’Amministrazione comunale, il plauso a Sala per il prezioso lavoro svolto a conservazione della storia del territorio: «Quello fatto da Enzo Sala è stato un lavoro dettato dalla passione, da grande ricerca: in tutti questi anni ha recuperato tantissimi soprannomi che venivano usati “una volta” in paese - commenta il primo cittadino - Quello che Enzo ha fatto a me e al nostro Comune è un bellissimo regalo: lo posizioneremo in sala civica o nel mio ufficio cosicché possa essere consultato. Vorrei organizzare una serata in cui invitarlo per spiegarci il lavoro svolto, le ragioni di questa sua passione e di alcuni soprannomi. Questo dono ci fa immensamente piacere: grazie a nome di tutta la comunità».
(Nella foto di copertina il sindaco Paolo Frigerio con il quadro; sotto, Enzo Sala)