Ospite in Rsa, torna a fare il professore
La lezione più bella di Maurizio Pozzoli: dopo tante difficoltà di salute, insegna all’Università del tempo libero
«E’ più facile insegnare agli adulti rispetto ai giovani, perché in questo caso si hanno davanti persone mature, i ragazzi invece vanno un po’ svezzati. Non dipingiamoli però in maniera negativa, a me hanno dato tante soddisfazioni e quando se lo meritano dobbiamo dar loro spazio, anche nel lavoro». A parlare è Maurizio Pozzoli, 69 anni, da 15 mesi ospite all’interno della Rsa «Fondazione Anna Borletti Onlus» di Arosio.
Ospite in Rsa, torna a insegnare sui banchi dell'Università del tempo libero
Nato a Erba, ha sempre vissuto ad Arosio, paese a cui è molto legato, ma soprattutto per tutta la sua vita è stato professore al liceo Enrico Fermi di Cantù. Nei primi anni di carriera ha fatto supplenze temporanee, poi è entrato di ruolo. Dallo scorso anno è tornato in cattedra come professore all’Università del tempo libero, un percorso che è pronto a ricominciare dal mese di ottobre.
«L’iniziativa è partita durante lo scorso anno accademico dalla sindaca di Arosio, Alessandra Pozzoli e dall’assessore alla Cultura, Katia Pozzoli. Quest’anno mi hanno proposto di proseguire e io ho accettato volentieri».
Al Fermi insegnava italiano, latino, storia, geografia ed educazione civica, oggi per i suoi alunni farà un corso di letteratura italiana. «Non ho preso in considerazione gli autori stranieri, ma parlo di autori e poeti di ieri, oggi e domani. Partiremo dal 1800, passando per il 1900 e arrivando poi al 2000. Lo scorso anno ho iniziato con Leopardi, Foscolo e Verga. Sono stato molto contento perché c’è stata una vera e propria partecipazione, gli iscritti mi ponevano diverse domande di approfondimento e curiosità per capire meglio il contesto storico e socio-politico. Alla fine del percorso sono venuti a stringermi la mano, mi ha fatto davvero piacere».
La prima lezione è già in agenda
La data d’inizio è già ben fissata nell’agenda del prof: la prima lezione, che darà il via al nuovo anno accademico, sarà lunedì 14 ottobre. Il percorso si chiuderà poi nel mese di maggio. Sarà il fratello di Pozzoli ad accompagnarlo alla sala polifunzionale in via Casati per tenere le lezioni. L’Università del tempo libero, oltre all’amore e al supporto del personale della «Fondazione Borletti», sono state un’ancora di salvezza per il professore. «Devo dire la verità, mi sento rinato. Quando sono entrato ho avuto una grave malattia, il linfoma di Hodgkin, che è stato curato con la chemioterapia all’ospedale di Varese. Le cure hanno dato effetti estremamente positivi, lo stesso vale per i controlli. Dopo questa malattia avevo perso tutto, non mi interessava più nulla, pensavo solo a guarire e a lottare. Nonostante tutto però non ho mai perso la speranza». La vita ha più volte messo a dura prova Pozzoli che negli anni ‘70 ha ricevuto un rene dalla mamma, dopo alcuni mesi di dialisi. Nel 2017 un’altra battaglia, quella contro un epatocarcinoma e un’operazione. «Sicuramente ci vuole molta pazienza per affrontare questi percorsi, un po’ di coraggio e la forza di lottare».
L'amore per la letteratura
Dopo l’ultimo ostacolo, quello del linfoma, Pozzoli ha impiegato un po’ di tempo a tornare sui libri, alla fine però la passione ha vinto su tutto, grazie anche a una piccola biblioteca che è stata allestita in Rsa. «Sono stato coinvolto nel presentare agli altri ospiti una recensione o una relazione sui libri che ci sono all’interno della biblioteca. Si tratta di testi che scrivo io a mano».
Intanto si prepara per tornare all’Università del tempo libero, più carico che mai. «Per me la letteratura è saper prendere quello che ci danno gli autori, anche la lettura di un semplice libro ci deve portare a riflettere, bisogna sottolineare le frasi che possono essere utili per la nostra vita. Seneca, sotto questo aspetto, è stato un grande maestro perché diceva che se si legge un libro, senza ricavarne nulla, è come non averlo mai letto. Io sono completamente d’accordo, traggo sempre qualcosa dai libri che leggo ed è quello che cerco di spiegare ai miei alunni della terza età. L’anno scorso qualcuno, parlando di Leopardi, ha esordito dicendo che era sfortunato e pessimista, in realtà amava moltissimo la vita. Sul poeta mi è piaciuto molto anche il libro di Alessandro d’Avenia, “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, penso sia molto interessante e apra ad altri spunti di riflessione», ha sottolineato. Ormai mancano proprio pochi giorni per tornare sui banchi. «Lo scorso anno sono stati tutti promossi», ha sorriso il prof. Nel nuovo anno accademico vedremo come andrà a finire.