Padre Bruno Nespoli festeggia i suoi 50 anni di sacerdozio
Consegnata una targa come riconoscimento da parte dell'Amministrazione.

Riconoscimento da parte dell'Amministrazione di Inverigo per padre Bruno Nespoli, che ha festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio.
Riconoscimento dell'Amministrazione
"Romanò è sempre stata casa mia. Anche quando sono stato lontano dall’Italia per oltre 20 anni, ho sempre avuto un forte legame".
Parla con commozione ed emozione padre Bruno Nespoli, che nella chiesa San Michele a Romanò ha ricevuto una speciale targa a nome dell’Amministrazione ed è stato festeggiato da tutti i fedeli. Padre Bruno, camilliano, classe 1949 e originario di Romanò, ha celebrato la sua prima Messa nel 1975 e di fronte ai fedeli ha presenziato la funzione in occasione del suo 50esimo anniversario di sacerdozio. Da tre anni è a Milano, alla casa di cura San Camillo e rettore del santuario in zona Centrale dopo sei anni dai provinciali e oltre 20 anni in Colombia.
La missione in Sud America
Un’esperienza vissuta nel pieno segno missionario quella nel paese sudamericano.
"Sono arrivato in Colombia nel 1986, a Bogotà. Sono rimasto lì fino al 2007, con l’obiettivo di formare i giovani nei seminari. Inoltre eravamo stati chiamati anche per essere cappellani negli ospedali. Io ricoprivo questo ruolo all’istituto dei tumori di Bogotà - spiega - Un ruolo che facilitava l’inserimento dei giovani all’interno degli ospedali. Celebravamo le Messe nelle sale, con tutti i fedeli" racconta padre Bruno, che nei primi anni ‘90 scampò anche ad un attentato.
"Non era rivolto a me - precisa - Noi sacerdoti camilliani eravamo ben visti da tutti, visto che operavamo anche negli ospedali. Stavo andando in aeroporto. Erano gli anni in cui il governo aveva promesso l’estradizione per Pablo Escobar e gli altri narcotrafficanti. E allora le rappresaglie e gli attacchi contro i simboli del governo erano all’ordine del giorno. Ci stavamo recando all’aeroporto e a bordo della nostra auto fummo costretti a fermarci ad un semaforo una volta che scattò il rosso. A 200 metri di distanza un’autobomba è scoppiata davanti alla Camera di Commercio".
Oltre che in Colombia forte era il legame camilliano con il Perù.
"Poi, con il giussanese don Alberto Redaelli, abbiamo contribuito a fondare una comunità in Ecuador per malati terminali".
"Portiamo avanti il messaggio di San Camillo"
Dal 2007, padre Bruno è tornato in Italia.
"Soggiorno a Milano e non sono molto lontano da casa. Tornarci è sempre bello ed emozionante, come lo è stato domenica" sottolinea.
Adesso è forte l’impegno camilliano nelle case di riposo e negli ospedali e prezioso è l’aiuto di quei sacerdoti stranieri, alcuni dei quali padre Bruno ha potuto conoscere durante la sua permanenza in Sudamerica.
"Cerchiamo di seguire le scelte di San Camillo, seguendo i malati dal punto di vista spirituale e corporale. Anche i fratelli che arrivano dall’estero ci danno una mano. Per loro sono comunque mesi formativi, prima di tornare a casa".
E per il suo impegno e il suo legame con Romanò, padre Bruno è stato premiato dal consigliere Alberto Bartesaghi e dagli assessori Marina Bernardi e Barbara Magni, che gli hanno consegnato una targa per il suo operato e per il prestigioso traguardo raggiunto.