La storia

Premiato don Tullio: il prete che aiuta dottori e pazienti

Ha lavorato per vent’anni da cappellano all’Istituto nazionale dei Tumori di Milano.

Premiato don Tullio: il prete che aiuta dottori e pazienti
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Un grande riconoscimento per il carughese don Tullio Proserpio che ha vinto il premio della "Fundacion Padre Jaime" di Bogotà. Un importante segno di stima per vent’anni da cappellano all’Istituto nazione dei Tumori di Milano.

Premiato don Tullio: una vita al fianco dei malati

Don Tullio racconta:

"Sono nato e cresciuto a Carugo. Ho studiato architettura e poi sono stato destinato alla parrocchia di Turbigo. Mi è stata formulato la proposta di andare a vivere questa esperienza all’Istituto dei Tumori".

Nell’estate del 2003 don Tullio entra ufficialmente nell’ospedale milanese: "Facendo il mio ingresso nell’istituto, ho scoperto un diverso modo di guardare il senso della vita e le posizioni dogmatiche".

"Ci si confronta con angoscia e morte"

L’impatto è, da subito, significativo:

"Quando ci si confronta con l’angoscia e la paura della morte, non c’è il genio che ha capito tutto e l’ignorante che non ha capito nulla. Un aspetto importante, per me, è proprio questo contatto con la realtà. Anno dopo anno ho scoperto che c’era tanta disponibilità da parte dei medici a lavorare insieme, non è scontato. Abbiamo svolto ricerche in ambito scientifico. Mi sento di dire che è vicina alla prospettiva del Vangelo".

Il passaggio da una parrocchia all’ospedale è stato complesso:

"Ricordo che il primo giorno non ho dormito e mi ripetevo che non avrei resistito. Troppo coinvolgente dal punto di vista emotivo. Ma sono passati ventuno anni. Se cambi subito stai meglio ma ho riflettuto e pensato. Non era un colpo di testa".

Poi è successo qualcosa:

"Ho scoperto una grande umanità all’interno dell’ospedale, soprattutto nell’equipe curante. Persone che si dichiarano non credenti, hanno un’attenzione, una disponibilità, una vicinanza all’ammalato e ai famigliari. Sono maestri per me. Stanno testimoniando il Vangelo. È stato un bel cambiamento, significativo".

"Costruire ponti"

Don Tullio è chiaro:

"Continuiamo a costruire dei muri di distanza nei confronti dell’altro. Quando parlo di credente e non credente, alzo un muro. Il contatto con la sofferenza e la realtà li abbassa. Si costruiscono quei ponti di cui parla il Papa".

Don Tullio è stato anche promotore di varie ricerche sul tema della speranza che lo hanno portato ad approfondire il tema in giro per il mondo e a collaborare con varie professionalità. Il sacerdote carughese ha provato esperienza a Houston e Cork.

Una regola fondamentale

Il racconto di Proserpio prosegue:

"Il linguaggio dei medici è quelli scientifico, non ecclesiale. Avevo la necessità di imparare quel tipo di linguaggio attraverso i rapporti che ho coltivato".

Don Proserpio evidenzia un particolare:

"Ho collaborato a ricerche che vengono pubblicate su riviste scientifiche, per i medici è motivo di attenzione. Ciò significa collaborare".

Il sacerdote carughese prosegue parlando del premio: "Fa piacere ed è stato inaspettato".

Don Tullio conclude: "Ho imparato una regola fondamentale dagli ammalati e dall’equipe curante: si fa un passo dopo l’altro".

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