storie sotto l'albero

Quanto costa una speranza

Il Giornale di Olgiate regala ai lettori di primacomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2022 sulle pagine del nostro settimanale

Quanto costa una speranza
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Guido è sempre lì, accanto a Sonia, 24 ore su 24. Le parla, la accudisce, la sostiene in tutto e per tutto. Lei, allettata, non può parlare: tracheotomizzata, si esprime a gesti. Una coppia unita dall’amore sancito otto anni fa col matrimonio. Una vita drasticamente rivoluzionata dalla malattia che ha colpito Sonia e da un’operazione per l’asportazione di un tumore.

Quanto costa una speranza

Martedì 13 settembre Guido Villa, 61 anni, pensionato, ex impiegato di magazzino in una ditta farmaceutica, e Patrizia Antonietta Varratta, 58 anni, da tutti chiamata Sonia, 17 anni di lavoro come ausiliaria socioassistenziale al Fatebenefratelli di Solbiate, ci hanno accolto nel loro appartamento in viale Trieste. Proprio il giorno in cui ricorreva l’anniversario delle loro nozze. Conosciutisi nel 2008, a una festa, il loro amore è sbocciato e ha dato vita a un figlio, oggi di 10 anni. Nel 2010 Sonia ha iniziato ad avvertire un fruscio all’orecchio sinistro. Quindi, la visita da un otorino, poi una risonanza magnetica.

"Abbiamo scoperto la presenza di un tumore benigno alla roccapetrosa, quasi vicino al cervelletto - racconta Guido Villa - Posizione molto critica. I medici ci hanno spiegato che trattandosi di un tumore benigno, se non fossero subentrati gravi disturbi mia moglie avrebbe potuto non operarsi. Purtroppo, nel 2020, la parte sinistra del corpo di Sonia ha incominciato a diventare come anestetizzata. Abbiamo contattato il professore che teneva controllata mia moglie, decidendo per l’operazione. Io stavo per andare in pensione: avrei potuto starle accanto".

L’intervento chirurgico, all’ospedale di Circolo di Varese, lo scorso 25 ottobre: durante la rimozione del tumore, un nervo si è rotto.

35mila euro per ricoverare mamma Sonia in Austria

"Mia moglie ha avuto un’emorragia interna. E’ stata in sala operatoria dalle 8 fino a sera: è stata salvata, “presa per i capelli”. Da quel giorno non può parlare: tracheotomizzata. Poi un mese di terapia intensiva nello stesso nosocomio, una decina di giorni in reparto e un mese di riabilitazione a “Le Terrazze” a Cunardo, fino a metà marzo".

Il contato con la famiglia: solo dieci minuti a settimana in videochiamata.

"Un calvario, chiamavo i medici ma non ottenevo risposte - continua il marito - Terminato il ciclo a Cunardo, è stata trasferita al “Don Gnocchi” a Malnate, dove mia moglie è stata seguita benissimo".

Sonia è tornata a casa: lo scorso giugno il momento a lungo atteso. E’ allettata, grazie alla fisioterapia qualche miglioramento è percepibile: viene alzata e messa in piedi, appoggiata a un ausilio.

"Quindici giorni prima che mia moglie tornasse a casa, abbiamo avuto da Ats solo il letto con le protezioni. Niente materasso antidecubito, niente macchinario per alimentare mia moglie: lei si nutre tramite Peg (acronimo inglese che corrisponde alla gastrostomia percutanea endoscopica, tecnica per il posizionamento della sonda nutrizionale nello stomaco, Ndr). Per tutto il mese di giugno ho dovuto combattere, andando negli uffici di Villa Peduzzi, chiedendo ciò che era necessario: purtroppo i materiali non arrivavano contemporaneamente".

Allestita la camera con le attrezzature indispensabili, la famiglia si è rimboccata le maniche ancor prima che Sonia tornasse.

Appello a donare: Varratta, tracheotomizzata dopo un’operazione, non può parlare

"Tramite amicizie - racconta Katia Varratta, sorella di Sonia - siamo venuti a conoscenza di un professore italo-austriaco, Leopold Saltuari , della clinica privata riabilitativa di Hochzirl (Innsbruck). Ha operato anche personaggi noti come Schumacher e Bossi. Abbiamo preso contatto con lui, sapendo che una volta al mese viene in Italia, in una clinica ad Arco di Trento. Abbiamo organizzato il trasporto di Sonia, in ambulanza, nel mese di giugno, prima che tornasse a casa. Tutto a nostro carico: 300 euro la visita, complessivamente circa 800 euro trasporto compreso. La speranza di togliere la cannula, di ascoltare ancora la voce di Sonia è riposta in un eventuale ricovero nella clinica privata austriaca che fa riferimento al professor Saltuari".

La speranza, appunto, che si scontra con lo scoglio dei costi elevatissimi.

"Dalla clinica austriaca ci hanno consigliato di presentare richiesta ad Ats per avere un aiuto per la degenza all’estero, tramite modello S2 per trattamento sanitario in strutture estere. Ats ci ha accordato il documento - precisa il marito di Sonia - Per un mese di degenza e cure specialistiche, a nostro carico, la spesa è di 17.000 euro: prima paghi, poi vieni ricoverato. Se non fosse intervenuta Ats, la spesa sarebbe stata di almeno 35.000 euro. Il professore ci ha prospettato che, in caso di miglioramento, la degenza dovrebbe continuare. Il che vuol dire almeno un altro mese o due di degenza e cure specialistiche. Noi vogliamo portare Sonia in quella clinica con la speranza che un giorno riesca a parlare, senza più essere tracheotomizzata".

Si lancia un appello a tutti i lettori del giornale

"Se riuscisse a pronunciare anche una sola lettera, sarebbe importantissimo. Ma se le cose andassero bene - sperando in Dio che sia così - come potremmo coprire la spesa? Con gli sforzi della nostra famiglia stiamo cercando di pagare il primo mese: ce la faremo. E poi? Se dovessimo affrontare spese anche per il secondo e il terzo mese di degenza e cure? A questo punto, purtroppo, dobbiamo alzare le braccia..."

La scelta, sofferta: lanciare un appello al territorio olgiatese.

"Gli amici ci hanno suggerito di cercare aiuti. Lanciamo un appello tramite il Giornale di Olgiate: se uno volesse contribuire, si metta in contatto con me, al numero di telefono 339-2087587 - chiarisce Guido Villa - Apriremo un numero di conto corrente dedicato, dove ricevere eventuali contributi per il ricovero di mia moglie nella clinica austriaca. Non possiamo fare altrimenti, confidando che qualcuno ci aiuti. Tutto in massima trasparenza, in modo che ognuno sappia ciò che viene donato e utilizzato. Siamo preoccupati: non vogliamo perdere la speranza nel miglioramento delle condizioni di Sonia. Nella classe di mio figlio, nella scuola di Somaino, c’è già sensibilità. Anche le colleghe di mia moglie hanno organizzato un mercatino per aiutarla".

Chiunque può fare la sua parte, magari minuscola ma decisiva per tenere viva la speranza di una mamma olgiatese che chiede aiuto.

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