Cervelli in fuga dal Canturino e Marianese

Sara Carenini da Cabiate a Cambridge: "Qui nessuno ti giudica per il vestito che indossi"

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Sara Carenini da Cabiate a Cambridge: "Qui nessuno ti giudica per il vestito che indossi"
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Intraprendere un nuovo percorso all’estero per uscire dal recinto, anche opprimente, dell’Italia: Sara Carenini, ventottenne originaria di Cabiate, ha trovato la sua dimensione in Inghilterra.

Sara Carenini da Cabiate a Cambridge: "Ecco la mia vita"

«Inizialmente, a 18 anni, mi sono trasferita in Spagna per un progetto dell’Unione Europea che consisteva in uno stage di 6 mesi. Poi sono rientrata in Italia, ma il richiamo dell’estero è stato troppo forte e nel 2017 ho deciso di ripartire, questa volta direzione Inghilterra, e così mi sono fermata a Cambridge. Io ho sempre lavorato all’interno dell’ospitalità e dell’industria del cibo. L’Italia è sicuramente identificata un po’ come la "madrepatria" in questi ambiti, ma fin da giovanissima ho avvertito l’esigenza di sperimentare altre culture. Tra l’altro, io adoro viaggiare e spesso mi capita di spostarmi in tanti Paesi. In estate ho trascorso circa 1 mese in Scandinavia, invece nelle festività natalizie ho visitato Praga e Vienna. Mi affascina l’idea di vivere scambi interculturali».

"Sono una consulente per la sostenibilità nel campo delle attività gastronomiche"

In Inghilterra, pian piano, Sara ha definito la sua professione: «Ho lavorato subito nel campo della pasticceria in un locale italiano a Cambridge, ma ho fatto anche tante altre esperienze, per esempio in una gelateria e in una cioccolateria. Ho sempre cercato di ampliare il ventaglio delle mie conoscenze. Ora, invece, sono una consulente per la sostenibilità nel campo delle attività gastronomiche. Quindi, in questo momento, ricopro una posizione più manageriale. Mi piace molto cercare e valutare tutte quelle piccole azioni che un’azienda può intraprendere per rendere la propria attività più sostenibile, magari a favore dell’ambiente o anche dal punto di vista finanziario. Ma pongo attenzione pure al tema di come gestire il personale, dato che nell’industria della ristorazione c’è un ricambio frequente. Pianificare il futuro è fondamentale».

"Arrivano studenti da ogni parte del mondo"

Inoltre, Sara vive una realtà speciale dell’Inghilterra, ovvero Cambridge: «Si tratta di una città universitaria veramente splendida, arrivano studenti da ogni parte del mondo. Qui ogni attività gravita intorno al prestigioso ateneo, si respira tanta conoscenza. Molti Premi Nobel passano da queste parti. La dimensione interculturale si percepisce in modo tangibile, dato che è molto facile trovare persone in grado di parlare almeno 2 lingue. Si vedono anche parecchi italiani. Io mi sono inserita bene. Poi ho la fortuna di parlare anche spagnolo, quindi ho avuto l’opportunità di integrarmi anche nella comunità sudamericana. Gli unici episodi un po’ spiacevoli, almeno per noi italiani, si sono verificati durante il periodo del Covid, quando è arrivato qualche commento inglese, secondo me evitabile. Ci vedevano un po’ come i primi ad aver diffuso il Covid, fuori dal continente asiatico».

"In Inghilterra grande attenzione ai lavoratori"

Per quanto riguarda le differenze tra l’Italia e l’Inghilterra, Sara evidenzia questi aspetti: «Ormai vivo poco la realtà italiana, l’ho lasciata 8 anni fa, quindi non è facile per me fare una comparazione diretta. In Inghilterra, sicuramente, noto grande attenzione per le esigenze dei lavoratori. Il focus si sposta: non è più su quello che il datore di lavoro vuole, ma è su quello che il dipendente può dare. L’obiettivo primario è sviluppare le skills, arricchendo il bagaglio di informazioni della singola persona. Il lavoratore non deve essere un costo, ma una risorsa veramente umana, che non va sfruttata ma formata. Forse nei rapporti personali l’Inghilterra è un po’ più chiusa rispetto all’Italia, c’è più freddezza. Ma fuori da quest’aspetto, più in generale, la mentalità inglese è decisamente aperta: c’è piena libertà sia nell’esprimersi che su come vivere. Tutto ciò si avverte anche nell’abbigliamento: a Milano ho sempre percepito una certa pressione sociale nel dover apparire belli e perfetti, come per andare a una sfilata di moda. Invece, qui in Inghilterra nessuno ti giudica per il vestito che indossi». Tanti italiani all’estero evidenziano il cibo e il clima come mancanze che si fanno sentire nel vivere in altri Stati, Sara, invece, vede le cose da una prospettiva differente: «Sicuramente l’Italia è da apprezzare sotto questi aspetti, ma forse tutto ciò è anche uno stereotipo. Ormai siamo in un mondo globalizzato. Inoltre, in ogni scelta, come sempre, ci sono dei pro e dei contro: se devo sacrificare qualcosa per quanto riguarda cibo e clima, per vivere una vita migliore, allora lo faccio volentieri e non penso a lamentarmi di quello che non ho, piuttosto apprezzo quello che ho. Io sono contenta di aver rinunciato al caldo per vivere in una città pronta ad ascoltare le mie esigenze. Per essere chiari, se ho necessità di 1 mese di vacanze, qui posso».

"Qui c'è una mentalità aperta"

Più nello specifico, sulle differenze nel campo gastronomico, Sara, anche in base alle sue esperienze, afferma: «Ogni tanto mi piace seguire alcuni chef italiani. Per quello che ricordo, l’Italia si basa molto sulla produzione e sul commercio dei prodotti alimentari, puntando anche sulla ristorazione. Il turismo è il cuore pulsante del business italiano. Dal mio punto di vista, però, ritengo che l’Inghilterra, anche in questo settore, abbia una mentalità decisamente più aperta. Già nel mio campo della sostenibilità qui noto come si vada molto in profondità nelle questioni. Ci si interroga anche su come gestire il personale per renderlo motivato e felice. In Italia, invece, per lavorare nella ristorazione bisogna quasi privarsi della propria vita sociale, i ritmi sono troppo intensi».

"Italia? Non penso di rientrare"

Sara ha già una visione piuttosto chiara per quanto riguarda il suo futuro: «Un rientro definitivo in Italia, sinceramente, non è nei miei piani. Mi vedo ancora a Cambridge, dove mi trovo benissimo. Ma non escludo di spostarmi in altri Stati, la decisione sarà dettata principalmente da motivazioni lavorative. Se si presenterà un’opportunità di lavoro interessante fuori dall’Inghilterra, allora la valuterò. Per esempio l’anno scorso ho visto la Danimarca e in particolare Copenaghen. Mi piacerebbe molto vivere lì, mi sono proprio innamorata di quelle zone e della loro idea di ristorazione». Sara, quindi, riabbraccia l’Italia soprattutto per rivedere i suoi affetti: «Più o meno ogni anno torno a Cabiate per stare insieme alla mia famiglia. Mi fa sempre piacere rientrare, però dopo un po’ riavverto quel bisogno di uscire da un certo tipo di mentalità, che considero chiusa, e all’estero, in questo senso, mi sento più serena. Ormai vivo l’Italia quasi da turista».

Nel consigliare l’estero ai giovani italiani che stanno valutando questa possibilità, Sara afferma: «Secondo me bisogna fare esperienze fuori dall’Italia, indipendentemente dallo Stato che si sceglie. Sperimentare, in modo concreto, altre culture può offrire nuove prospettive. Stare fermi e adagiarsi nel luogo o nella posizione lavorativa in cui già si è, non è mai una buona cosa. La vita è una sola e non si può avere timore nell’aprire gli orizzonti».

Filiberto Caruso

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