sensibilizzazione

"Settimana lilla" per la prevenzione dei disturbi alimentari: due iniziative con DCAmolo e comunità DNA

"I disturbi alimentari sono la seconda causa di mortalità tra le adolescenti".

"Settimana lilla" per la prevenzione dei disturbi alimentari: due iniziative con DCAmolo e comunità DNA
Pubblicato:

Dall’8 al 15 marzo si svolge la "Settimana Lilla": giornate di sensibilizzazione sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. L’associazione DCAmolo e la comunità DNA di Asso organizzano due iniziative rivolte alla popolazione.

Sportello di ascolto e film

Da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 12, sarà aperto uno sportello di prevenzione ascolto e consulenza con gli operatori della comunità: si potrà contattare via telefono o mail (0316730415 o comunita.dca.asso@gmail.com). Sabato 15 marzo ci sarà la proiezione gratuita del film "Il vizio della speranza" sul tema "viaggio nell’identità: dal conflitto alla rinascita": appuntamento alle 20.30 all’oratorio di Asso, a seguire uno spazio di riflessione insieme al dottor Gabriele Stampa e alla dottoressa Stefania Riccardi.

Le iniziative si svolgono, come detto, all'interno del Centro per la cura dei Disturbi della Condotta Alimentare, parte del presidio Comunità Terapeutiche dell’ospedale Sant’Anna di Como presente ad Asso e della cooperativa San Giuseppe. Si tratta di una comunità terapeutica residenziale ad alta protezione, ovvero una struttura che supporta ragazze afflitte appunto da anoressia e bulimia.

Giovanni Quartiero, Stefania Riccardi e Gabriele Stampa

"I disturbi alimentari sono la seconda causa di mortalità tra le adolescenti", ricorda il dottor Stampa. La prevenzione e la cura sono dunque fondamentali. "Attualmente abbiamo fino a quattordici posti e uno staff di circa quindici persone. Gli interventi riguardano prevalentemente i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, spesso in comorbidità con altri disturbi dell’area psichiatrica.

Guarire e costruire la propria identità

Il centro organizza diverse attività, ad esempio danzaterapia o arteterapia ma anche uscite sul territorio e volontariato con i più piccini o con gli animali, a seconda delle inclinazioni di ciascuna ospite. Il tutto far sì che le ospiti possano trovare la propria dimensione e riscoprire una forma di comunità che metta al centro il loro benessere.

Il lavoro del team presente nel centro, dunque, non è solo preservare dalla morte ma anche cercare di aiutare a costruire un’identità: "Un processo che richiede molto tempo e la costruzione di una relazione, con logiche di non giudizio ma anche fermezza". I percorsi comprendono un primo livello finalizzato a normalizzare l’alimentazione e il peso, nonché i vari disturbi, per ritrovare un equilibrio, e può durare fino a cinque mesi. C’è poi un livello più profondo in cui si punta sulla costruzione identitaria, attraverso anche la risoluzione di problematiche relazionali nonché di episodi traumatici. Il percorso dura al massimo tre anni. "Il tutto viene fatto in sinergia con i servizi invianti, ma è importante anche lavorare con le famiglie. Il lavoro riabilitativo è come un tavolino che sta su tre gambe: la paziente, la famiglia e lo staff della struttura. Bisogna costruire un equilibrio affinché funzioni. E’ complesso ma bellissimo", la conclusione dello psichiatra.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali