L'iniziativa

Sulla panchina rossa inaugurata una targa col numero antiviolenza

I ragazzi della Consulta giovanile hanno letto uno scritto preparato da loro

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Una panchina rossa, posizionata lo scorso anno come simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, a cui è stata aggiunta una targa con il numero antiviolenza (1522). L'iniziativa è stata portata avanti nella mattinata di oggi, sabato 23 novembre 2024, a Bulgarograsso.

"La violenza sulle donne è una questione di storie, vite spezzate e sogni infranti"

Presenti il sindaco Fabio Chindamo e l’Amministrazione comunale, al loro fianco anche gli alpini di Bulgarograsso e i ragazzi della Consulta giovanile. Proprio i ragazzi della Consulta giovanile hanno letto uno scritto preparato da loro.

"Oggi ci riuniamo per commemorare una giornata che ci invita a riflettere, a confrontarci e, soprattutto, a prendere posizione: la Giornata internazionale per combattere la violenza contro le donne. Una giornata che ci ricorda una verità dolorosa: troppe donne nel mondo continuano a subire violenza in silenzio, dentro le mura domestiche, nelle strade, nei luoghi di lavoro, in ogni angolo della nostra società. La violenza sulle donne non è solo una questione di numeri, ma di storie, di vite spezzate, di sogni infranti. Ogni volta che una donna è vittima di violenza, è una ferita profonda nella nostra comunità, una sconfitta per tutta l'umanità. Eppure, ogni giorno, troppe volte, queste ferite sono ignorate, minimizzate o sottovalutate.

"Non voltiamoci dall'altra parte"

"Oggi non è solo una giornata di ricordo, ma un richiamo all'azione. Un invito a non voltarsi dall'altra parte. Un appello per un cambiamento reale e concreto. Le donne non sono solo vittime di una cultura che le opprime, ma anche le protagoniste di una lotta che deve essere collettiva. È una lotta che non riguarda solo le donne, ma tutta la società. Perché quando una donna è libera dalla violenza, ne guadagna l'intera comunità. Dobbiamo educare alla parità, al rispetto, alta comprensione. Dobbiamo promuovere un cambiamento culturale che parta dalle scuole, che coinvolga le famiglie, che ispiri le istituzioni. La violenza non ha giustificazioni. Non è mai colpa della vittima. È una responsabilità che ricade su chi esercita il potere, su chi usa la violenza per controllare, per sopraffare, per ridurre in silenzio. Ecco perché, oggi, è fondamentale fare rete: tra donne e uomini, tra istituzioni e società civile. Nessuno deve restare indifferente".

"Serve un'evoluzione sulla percezione di violenza"

"Oggi, ricordiamo le donne che non ci sono più, che hanno perso la vita in nome di una violenza che non avrebbe mai dovuto esistere. Ma ricordiamo anche tutte quelle che, giorno dopo giorno, con coraggio, denunciano, combattono, si rialzano. A tutte le donne che ogni giorno sono protagoniste della loro vita, noi dobbiamo dire grazie, e dobbiamo promettere loro che non saranno mai sole. Abbiamo il dovere di creare un mondo in cui ogni donna possa vivere senza paura, un mondo in cui la violenza non sia mai una risposta, ma una ferita che guarirà solo quando l'intera società cambierà. In questa giornata, riflettiamo. Ma, soprattutto, agiamo. Perché il silenzio non è mai una risposta, e la violenza non ha mai una giustificazione. L'unico futuro possibile è un futuro in cui la violenza di genere, non solo quindi quella sulle donne, sia solo un ricordo del passato. Dobbiamo anche evolverci sulla percezione della violenza. La violenza non è solo quella fisica ma ce ne sono di diversi tipi. Si può parlare di violenza psicologica (quando si cerca di separare le donne dalla loro rete di supporto o anche solo quando - e questo succede molto spesso purtroppo - si vieta a una ragazza di uscire con qualcuno); violenza sessuale, violenza economica (che passa dal controllo del denaro nel contesto familiare o in una minor retribuzione a livello lavorativo), violenza verbale, stalking e di violenza socioculturale (basti pensare che fino a non molto tempo fa anche in Italia c'era il delitto d'onore)".

I numeri

"E ora viene la parte più preoccupante, quella dei dati. Dal primo gennaio al 18 novembre di quest'anno si sono registrati, secondo l'osservatorio nazionale femminicidi, lesbicidi e transicidi, 106 casi di cui 91 femminicidi, 5 suicidi di donne cis, 1 suicidio di un uomo trans, 1 suicidio di un uomo cis, e 8 casi sono in fase di accertamento. Si tratta di morti indotte da violenza di genere e etero-cis-patriarcale. Inoltre, ci sono almeno altri 44 i tentati femminicidi riportati nelle cronache online di media nazionali e locali. Si registra almeno un caso in 18 Regioni, 58 Province e 91 città in tutta Italia questo per sottolineare quanto questo fenomeno sia diffuso su tutto il territorio nazionale. Oltre la metà (54%) dei casi sono avvenuti in Lombardia, Lazio, Sicilia, Emilia Romagna e Toscana. Tra le persone uccise, la vittima più giovane aveva 13 anni, la più anziana 89. Inoltre, si contano ben 9 casi in cui i figli minori hanno assistito al femminicidio", hanno concluso.

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