Nel 1999 subì un trapianto di fegato, ora a 83 anni, Enrico Dell’Acqua, di Cermenate, ha conquistato una doppietta di ori nei 10 km e 30 km di ciclismo e l’argento nel tennistavolo nei Giochi mondiali dei trapiantati svoltisi a Dresda. Dell’Acqua ha partecipato alle competizioni assieme ad altri 57 membri della Nazionale italiana trapiantati e atleti da 51 paesi, portando a casa l’ennesimo successo.
La passione per lo sport
Il ciclista colleziona traguardi da ventisei anni: ha partecipato a 15 maratone delle Dolomiti e a 70 anni ha risalito il Martirolo e lo Stelvio, nella stessa giornata. Inoltre nell’edizione 2023 dei Giochi mondiali dei trapiantanti tenuta a Canberra, Australia, Dell’Acqua ha portato a casa ben quattro medaglie d’oro e un argento.
Il trapianto
Cermenatese di nascita, ma in giro per il mondo dal primo mondiale a Nancy nel 2003, Dell’Acqua è sempre stato appassionato di ciclismo, ma solo dopo il trapianto di fegato nell’aprile 1999 ha iniziato a dedicarsi con passione all’agonismo. Racconta l'atleta:
"L’epatice C mi aveva generato un tumore e i medici mi avevano dato cinque mesi di vita. Nessuno era disposto ad eseguire l’operazione perché temevano di sprecare un organo".
Dell’Acqua però non ha mai abbandonato la speranza, nemmeno quando durante una visita a Vimercate il suo medico curante gli aveva detto che non si poteva intervenire, perché i noduli sviluppati erano troppi.
È stato un dottore austriaco a Innsbruck che ha dato a Dell’Acqua una seconda chance, convinto che la grinta del paziente avrebbe garantito il successo dell’operazione. E così è stato: dopo appena una ventina di giorni di degenza, il ciclista ha preso in mano la bicicletta e non l’ha mai lasciata. Scherza il ciclista:
"Ho visto gente che dopo il trapianto faceva fatica a allacciarsi le scarpe, io invece avevo difficoltà ad ottenere i permessi di partecipare alle manifestazioni".
L'opera di sensibilizzazione
Il suo obiettivo però va oltre la competizione sportiva, con la sua attività Dell’Acqua vuole rendersi portavoce dell’importanza della donazione degli organi:
"Portarseli nella tomba non serve a niente, donandoli invece è possibile salvare fino a cinque vite. Ci sono circa 8000 persone in attesa di trapianto e appena 3000 riescono ad ottenerlo. Però molta gente ha ancora il pregiudizio e preferisce non acconsentire alla donazione sui documenti".
L'impegno sportivo
Tra sensibilizzazione e competizioni, Dell’Acqua continua a macinare chilometri. In Italia partecipa ancora ad alcune manifestazioni, come quella dei Nove colli a Cesenatico, mentre ad altre, come la Maratona delle Dolomiti, ha dovuto dire basta. Nei suoi allenamenti lo accompagna sempre la prudenza e il cardiofrequenzimetro:
"Non faccio il fenomeno, quando le pulsazioni arrivano al limite massimo, faccio una pausa per farle scendere, poi riparto".
Adesso poi ha deciso di utilizzare una bicicletta a pedalata assistita.
Enrico Dell'Acqua ai mondiali di Dresda
"Lo sport ti mantiene vivo"
Per il futuro il ciclista cermenatese sogna di continuare a scrivere la storia. Dice con orgoglio:
"Spero di poter partecipare ai Mondiali dei trapiantati fino a quando avrò 90 anni. Sto bene e dimostro meno anni di quelli che ho. Tutto ciò è merito dello sport: ti mantiene vivo. Questo è il messaggio che voglio trasmettere a tutti i trapiantati con il ciclismo: la vita continua ed è straordinaria".