Un anno in Ghana: il racconto di Pietro Fasola
"L’Africa è magica, c’è calore umano, tornerò a vivere lì"
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Pietro Fasola, ventiquattrenne con un passato al liceo artistico "Fausto Melotti" di Cantù, ha vissuto un’esperienza piuttosto unica durante la sua adolescenza: ha frequantato un anno in Ghana, in Africa.
Il suo racconto
Racconta Fasola:
"In quarta superiore, per l’anno scolastico 2018-19, ho deciso di andare a studiare in Ghana, attraverso l’associazione Intercultura. La destinazione è nata quasi per caso, cercavo una sfida per mettermi in gioco e non avevo un’idea chiara sull’Africa. Lo stereotipo comune sicuramente non è buono, invece, vivendo la loro realtà, ho compreso come gli europei abbiano troppi preconcetti verso questo continente così affascinante. L’Africa ha qualcosa di magico. Il calore umano delle persone è speciale. Io, per la precisione, sono stato collocato ad Accra, la capitale del Ghana e ho frequentato una scuola privata, dato che nella zona della mia famiglia ospitante non c’erano scuole pubbliche. Ero l’unico europeo in classe. Le loro scuole private, tendenzialmente, hanno standard leggermente più europei. Le scuole pubbliche, invece, in spazi grandi come le nostre aule italiane, ospitano circa il quadruplo dei ragazzi".
Il Ghana rappresenta una realtà abbastanza in salute per il contesto africano:
"Si tratta di un Paese, innanzitutto, stabile e piuttosto pacifico. Inoltre, a livello economico non si trova in una situazione drammatica. Come costo della vita, chiaramente, si ragiona su cifre lontanissime dall’Europa. Uno stipendio medio, per stare abbastanza bene in Ghana, è sui 30/40 euro al mese e non bisogna aspettarsi uno stile di vita europeo. Per intenderci, le famiglie di fascia media spesso non dispongono di acqua corrente ed elettricità, ma si è comunque felici".
La vita in famiglia
Pietro si è inserito bene, anche grazie alla sua famiglia ospitante ghanese:
"Mi hanno accolto veramente con affetto; ovviamente, per integrarsi, bisogna cambiare la propria mentalità e accettare una visione completamente diversa della vita. In Africa il concetto di famiglia è molto ampio. Spesso tantissimi parenti vivono tutti insieme, capitava anche di mangiare in 30 a tavola, soprattutto nel weekend. I momenti di condivisione sono considerati fondamentali. Anche i funerali, per esempio, diventano quasi delle feste di famiglia per celebrare il morto. In genere si svolgono nell’arco di giorni, in cui ballano e cantano".
Per quanto riguarda la lingua, Pietro non ha trovato troppe difficoltà:
"Quasi tutti parlano inglese, soprattutto ad Accra. Anche a scuola tutti utilizzano l’inglese. Nelle famiglie, invece, spesso si tengono vive le lingue locali, che sono differenti in base alla zona, un po’ come i nostri dialetti".
Il ritorno in Ghana
Pietro ha riabbracciato il Ghana anche dopo il liceo:
"Mi sono diplomato a Cantù, ma subito dopo ho scelto di tornare in Ghana, tra il 2020 e il 2021, per frequentare un corso universitario di 1 anno, che era obbligatorio per chi proveniva da Paesi non anglofoni, come nel mio caso. Io, tra l’altro, speravo di completare gli studi universitari lì, ma purtroppo non è stato possibile e sono rientrato in Italia".
Per quanto riguarda il futuro, Pietro ha già le idee chiare:
"Mi sono laureato a Siena e ora sto facendo la magistrale, in Relazioni internazionali, a Firenze. Il mio obiettivo, però, è tornare a vivere in Africa, magari proprio in Ghana. In quella realtà trovo una spontaneità incantevole, c’è più solidarietà rispetto all’Italia".