Solidarietà

Va in missione in Madagascar dopo il golpe: «Non temo di morire»

Andrea Agosta, 86 anni, è partito per il suo 38° viaggio per portare aiuti

Va in missione in Madagascar  dopo il golpe: «Non temo di morire»

«Non ho paura di morire, se dovesse succedermi qualcosa sarà il destino»: Andrea Agosta, 86 anni, di Fino Mornasco è partito per il suo 38° viaggio per portare aiuti in Madagascar. Il socchese ha deciso di intraprendere comunque il viaggio nonostante nello stato africano sia in atto un golpe.

La partenza

Il 15 ottobre il presidente Andry Rajoelina aveva denunciato un colpo di Stato guidato da un’unità militare d’élite, la stessa che gli aveva consegnato le chiavi del potere 16 anni fa. Al comando della nazione dal 17 ottobre c’è il colonnello Mickael Randrianirina, leader del Capsat – acronimo di una potente forza speciale dell’esercito – che nei giorni precedenti si era unito al movimento di protesta dei giovani, scatenato da continui blackout e interruzioni nelle forniture di acqua in tutto il Paese. «Il paese è in mano ai colonnelli, ne conosco anche qualcuno – ha raccontato Agosta il giorno della sua partenza, lunedì 3 novembre – Parto nonostante il pericolo, ho deciso di andare. Non ci sono molte informazioni su quello che sta succedendo, ma sono tranquillo e sereno».

I pericoli

Così, la sera prima della partenza, Agosta ha salutato con una cena tutti insieme, parenti e amici e lunedì ha preso il volo per Antananarivo, la capitale del Madagascar. «C’è tanta polizia in giro, ma la situazione al momento sembra tranquilla», ha scritto il socchese nel suo messaggio poco dopo l’arrivo. Nei progetti di Agosta c’è l’intenzione di trascorrere qualche giorno nella capitale, in un albergo vicino all’aeroporto, prima di mettersi in viaggio verso il sud dell’isola: «Voglio raggiungere la missione di padre Floriano Strapazzon. Nel mio ultimo viaggio non ci sono riuscito per le troppe piogge che avevano reso impraticabili le strade. Ma ho promesso al padre che finché non mi arriverà l’acqua al collo, proverò a raggiungerlo». Agosta si è anche informato per un eventuale rimpatrio della salma in Italia: «Mia moglie Jacqueline D. Taylor si è spenta nel 2020, posso morire anche io, non ho paura. Mi affido al destino. Il soprannome della mia famiglia, originaria della Sicilia, è “azzaro”, acciaio, e come il metallo sono resistente e non mi fermo. Se tornerò, il 3 febbraio, ho promesso a mia figlia Judy che andremo al ristorante in kilt a festeggiare il suo compleanno, che sarà il giorno dopo, il 4», ha concluso Agosta.