Addio al fondatore della Croce Azzurra di Cadorago
Lucio Moretti aveva 95 anni. In occasione del 30esimo anno della fondazione del sodalizio aveva scritto una bellissima lettera in cui spiega il ruolo del volontario.
Si è spento ieri, venerdì 18 giugno 2021, Lucio Moretti, 95 anni, padre fondatore della Croce Azzurra di Cadorago e presidente tra gli anni 70 e 90.
Addio al fondatore della Croce Azzurra di Cadorago
Dopo alcuni tentativi di volantinaggio fatti nei due anni precedenti, il sodalizio viene ufficialmente fondato il 1 dicembre del 1973. Grazie anche al contributo della popolazione viene acquistata la prima ambulanza, un FIAT 238. La casa di Lucio Moretti, artefice di questa importantissima nascita, diventa ufficialmente la sede di Croce Azzurra Cadorago.
"Papà era originario di Ancona dove aveva fatto il volontario alla Croce Gialla (in qualità di coordinatore e volontario lettighiere), una volta arrivato a Cadorago, vedendo che non c'era il servizio di ambulanze ha deciso di attivarlo per il bene della comunità. Inizialmente l'ambulanza era sempre qui a casa, in giardino. In poco tempo è riuscito a coinvolgere tante altre persone che sono diventate volontari. Quando faceva l'elenco delle disponibilità, lui si metteva sempre nel turno di notte nel fine settimana. Capitava poi che mollava anche il suo lavoro pur di fare un giro di telefonate per trovare qualcuno pronto a intervenire", racconta Fabio Moretti, uno dei quattro figli.
"Quella del volontario è una missione spirituale"
In occasione della festa per il trentesimo anniversario della Croce Azzurra, Moretti scrisse alcune righe in memoria di quegli anni. "Abbiamo personalmente vissuto tanti episodi e basta chiudere gli occhi, perché essi ritornino a visualizzarsi, come una moviola, così presenti nella mente sì da darci quasi le stesse sensazioni di allora. Ma ciò che di più oggi si richiama alla mente é il ricordo del coraggioso unanime sforzo per iniziare questa mirabile attivitá sociale e che si é realizzata solo grazie al grande spirito volontaristico che animava febbrilmente tutti i promotori. Si era allora proprio in pochi, forse non più di trenta ma nonostante l'esiguo numero e non senza sacrificio, siamo sempre riusciti a servire la nostra bella Comunitá, senza alcuna, sia pur breve interruzione".
In un altro passaggio del suo scritto, lasciò una profonda descrizione sul ruolo del volontario.
"Bello vedere oggi tanti giovani animati, come noi un tempo, dagli stessi propositi, che svolgono con grande impegno questo altissimo compito sociale, cosi dimostrando fedeltá e continuitá a quegli stessi valori, nei quali noi stessi avevamo creduto. Sono queste attuazioni e conquiste di alto profilo sociale che si sono realizzate grazie all'importanza e alla forza morale del volontariato che è la risposta dei valori più autentici che lo animano e che si riconoscono nella interpretazione di quella dichiarata professione di fede che, se ci coinvolge, induce a ricercare ed attuare nel Cristianesimo operante, quale uomini di buona volontá, quella veritá che, oltre al vincolo del precetto spirituale, si ispiri anche e soprattutto a missione di umana solidarietá. In questo modo, l'azione volontaria svolta, deve sempre essere l'occasione di umanizzare sentimenti di fraternitá verso chi soffre e così, solo operando in modo disinteressato ed autentico, si ribadisce e si rafforza lo spirito animatore delle singole coscienze. Ed in questo particolare ed umanissimo compito, si operi sempre con grande sensibilitá come se ogni sofferente affidato alle nostre cure sia un caro congiunto al quale si riservi un particolare trattamento di rispetto e dignitá. L'azione umanitaria che abbiamo desiderato svolgere, oltre a sviluppare e sensibilizzare lo spirito lo eleva e lo accresce anche sul piano umano. Ed é solo cosi che deve essere vissuta l'opera volontaria, umana, continua ed instancabile, la vera, unica, umile opera, perché chi fermamente crede in questa ammirabile Istituzione, deve interpretarla come una grande missione spirituale e deve sentirsi chiamato al compito che svolge, deve sentire forte in sé la vocazione sincera di dare tutto sé stesso ed a volte anche più di sé stesso alla grandiosa opera a cui partecipa anche in cambio di un sorriso o di una forte stretta di mano.
E cosi se augurio puó essere formulato alla Croce azzurra, eleviamo alto l'auspicio più sincero che possa sempre svolgere il suo umile, importante, insostituibile servizio, così come lo ha svolto egregiamente sinora e che tutti i suoi membri siano sempre più sorretti dal costante desiderio di offrire e partecipare a questa mirabile opera sociale, per migliorare sé stessi, in questa splendida gara di umana solidarietá, ove il premio più ambito é sempre riservato a chi sa anche anteporre al proprio interesse il supremo bene della Comunitá".
Lunedì l'ultimo saluto
Moretti nella vita ha fatto l'imprenditore, in una piccola impresa dove confezionava vestaglie insieme alla moglie, e il fisioterapista. "Era una persona rigida, di quelle vecchio stampo ma era anche giusto e con un cuore d'oro. Con lui e la mamma lavoravano tre operaie che spesso portavano a fare gite a Roma, piuttosto che a Venezia. Alla sera dava loro anche ripetizioni, in modo che potessero prendere il diploma. Arrivava da studi classici, per lui la letteratura, il greco, il latino e la scrittura erano una grande passione", spiega il figlio.
É venuto a mancare a causa dell'aggravarsi di alcune patologie. Lunedì 21 giugno 2021 alle 11, nella Chiesa di San Martino, ci sarà la funzione funebre, preceduta alle 10.30 dal rosario. Il suo impegno resterà per sempre nella storia della comunità di Cadorago.
Arianna Sironi