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Allarme cinghiali Coldiretti: "Aggiornare la Legge per dare risposte al territorio"

Oggi il presidente nazionale di Coldiretti Prandini a Porlezza (Co) con l’assessore Rolfi e gli agricoltori lariani - “Sostenibilità si concretizza con la presenza dell’uomo sul territorio, non con l’invasione dei selvatici”.

Allarme cinghiali Coldiretti: "Aggiornare la Legge per dare risposte al territorio"
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Sos cinghiali, Coldiretti: “Dobbiamo dare risposte concrete a quanti oggi sono i veri custodi del territorio, ovvero gli agricoltori”.

Sos cinghiali, Coldiretti chiede che venga cambiata la Legge 157

“Contro gli attacchi continui e fuori controllo degli animali selvatici, chiedo che venga cambiata la Legge 157 del 1992, che non dà più risposte agli agricoltori e ai cittadini. La sostenibilità si concretizza con la presenza dell’uomo sul territorio, non con l’invasione dei cinghiali e della fauna selvatica”. Lo ha rimarcato oggi il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini all’incontro sull’emergenza ungulati nelle province di Como e Lecco, tenutosi questa mattina a Porlezza. L’intervento di Prandini ha chiuso una mattinata di lavori che ha visto la Coldiretti interprovinciale mettere a confronto agricoltori e istituzioni, alla presenza di oltre 40 sindaci e autorità del territorio.

Oggi la Legge “non permette ai territori di poter intervenire con tempestività”

“Dobbiamo dare risposte concrete a quanti oggi sono i veri custodi del territorio, ovvero gli agricoltori” ha sottolineato Prandini. “Essi rischiano di veder messo in discussione il futuro delle loro imprese e, con esse, quello delle generazioni a venire. Non possiamo permetterlo: ciò che si chiede è la modifica di una legge a livello nazionale che, oggi, non permette ai territori di poter intervenire con tempestività nel prevenire i danni arrecati alle imprese”.

Una visita presso i campi rovinati delle imprese agricole

Alle relazioni presso il Bacino Imbrifero Montano di Porlezza è seguita la visita presso i campi rovinati delle imprese agricole Crispi e Del Fante, al centro della piana di Carlazzo, che è epicentro di invasioni gravissime di cervi e cinghiali “che – sottolinea Trezzi – perdurano tutto l’anno, con cadenza pressoché quotidiana: anche nella giornata di oggi, non si è mancato di vedere i cervi in pieno giorno “pascolare” nei prati, indisturbati e incuranti delle decine di persone intervenute nella visita”.

“La situazione è sotto gli occhi di tutti”

Al termine della giornata, gli agricoltori di Coldiretti Como Lecco hanno consegnato un documento all’assessore Rolfi e ai sindaci intervenuti: “Non dimenticateci, non lasciateci soli. Cogliete, anzi, come grido d’allarme la sintesi di questa visita sul territorio, che nelle speranze di tutti noi rappresenta l’occasione per dare un atteso segno di svolta che affronti una volta per tutte l’emergenza cinghiali e riconosca la strategicità e l’importanza dell’agricoltura per il futuro del nostro comprensorio lariano e dei territori limitrofi. La situazione è sotto gli occhi di tutti: le invasioni dei selvatici che colpiscono il nostro territorio con frequenza pressoché quotidiana, ed è particolare la recrudescenza per quanto riguarda cervi e cinghiali: entrambe rovinano i nostri campi, sottraendo l’erba agli animali che alleviamo e devastano prati, campi, colture, muretti a secco, vivai”.

“A rischio la possibilità stessa di poter proseguire l’attività agricola”

Una situazione “peggiorata nel periodo di lockdown” e che – conclude il documento – vede “un livello di sconforto raggiunto da noi agricoltori altissimo: è a rischio la possibilità stessa di poter proseguire l’attività agricola, ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati. Di fronte al moltiplicarsi dei danni provocati da cinghiali ed altri animali selvatici chiediamo attenzione e coinvolgimento, ma anche un radicale “cambio di rotta” che, attraverso la lotta al fenomeno invasivo di questi animali, garantisca l’indispensabile presenza delle imprese agricole a tutela del territorio. Non è più possibile attendere oltre: ne va della sopravvivenza delle nostre imprese e, con esse, degli equilibri che governano l’ecosistema e l’economia del territorio, in pianura come nelle più delicate e svantaggiate aree montane”.

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