La manifestazione

Corteo Assalam: la lettera consegnata agli amministratori

E' stata consegnata al termine della manifestazione pacifica.

Corteo Assalam: la lettera consegnata agli amministratori
Pubblicato:
Aggiornato:

Corteo Assalam: la lettera consegnata agli amministratori.

Corteo Assalam: la lettera consegnata agli amministratori

Al termine del corteo che si è sviluppato dal capannone di via Milano sino a via Matteotti, l'associazione culturale islamica Assalam ha consegnato agli amministratori una lettere. In questa è stata illustrata la posizione dell'associazione rispetto alla polemica relativa all'uso del capannone come sede dell'associazione e luogo di culto.

La lettera

Ecco il contenuto della lettera: "Dopo aver consultato diversi giornali, è sempre stato menzionato che il nostro centro culturale è una moschea. Riguardo questo punto vorremmo mettere in chiaro che il centro culturale Assalam non è solo una moschea poichè le moschee prevedono la condivisione di momenti solo ed esclusivamente religiosi ma presso la nostra associazione i bambini studiano l'arabo, vengono aiutati in italiano come precedentemente affermato. Si condividono momenti culturali e di condivisione sociale. Siamo stanchi di sentirci dire e minacciarci che vogliono chiudere la nostra struttura in maniera illegale. Per quanto riguarda l'azione di pregare, vorremmo assicurarvi che non abbiamo bisogno di una moschea per farlo, pregare possiamo farlo dappertutto. Può capitare di pregare tutto insieme perché fa parte della nostra fede. Capita di farlo. Anche se fosse, qual è il problema? Abbiamo una costituzione chiara che dichiara esplicitamente che ognuno in Italia è libero di seguire la propria religione poichè non contrasta il credo e la libertà di un altro fastidio. Ma che fastidio mai vi può dare se noi preghiamo nel centro che abbiamo comprato. Perché noi di religione musulmana dobbiamo sempre essere attaccati per colpa dei progettisti, la poca informazione ignoranza di alcuni individui. L'obiettivo è risaltare la discriminazione e ingiustizia che stiamo riscontrando, in quanto, con un ultimo recente atto, il Comune di Cantù ha deciso di acquisire al proprio patrimonio il nostro edificio, acquistato con grandissimi sacrifici. Abbiamo sempre cercato di dialogare, in quanto per noi è la chiave della soluzione, ma purtroppo, in lunghi sette anni, non abbiamo mai ricevuto alcun riscontro da parte di nessuno. Vogliamo integrarci, essere considerati, avere i nostri diritti come esercitare tutti i nostri doveri".

Seguici sui nostri canali