La testimonianza

Dall’ex maneggio confiscato all’Uganda: il senso di essere volontari passa da qui

L’esperienza di Luca Costantino e di Alice Viganò in due missioni comboniane.

Dall’ex maneggio confiscato all’Uganda: il senso di essere volontari passa da qui
Pubblicato:

Dall’ex maneggio oltronese confiscato alla ’ndrangheta all’Uganda. Volontari tra i più bisognosi, tra i ragazzi di strada, tra chi non ha cibo. Tra le donne rapite e usate come oggetti sessuali. Ora emarginate.

Volontari in Uganda

Il senso di legalità, di impegno sociale e dell’essere di parte non ha confini. E lo sanno bene l’appianese Alice Viganò, 35 anni, e l’oltronese Luca Costantino, 40 anni. Entrambi volontari attivi per la riqualificazione dell’area di via Tavorella, confiscata alla mafia, sono partiti per l’Africa il 19 aprile e hanno fatto ritorno il 4 maggio. Giorni a metabolizzare l’aver toccato con mano realtà complesse da descrivere. L’aver ascoltato storie difficili da raccontare. Dalla capitale Kampala fin su nel nord del Paese, a Gulu. Poi nella missione di Yoro.

Tra orfani e ragazzi di strada

"Siamo rimasti in un orfanotrofio che ospita un centinaio di bambini, molti di loro disabili - spiega Luca - In Uganda, anche se le cose stanno lentamente cambiando, la disabilità è un’onta per la famiglia. Viene vista come una punizione". Supporto psicologico, sostegno e, soprattutto, ascolto. Poi, sei ore di auto e il trasferimento alla missione di Gulu. "Alla Comboni Samaritan abbiamo incontrato i ragazzi di strada, figli dei bambini soldato. Situazioni molto difficili. In Uganda, dal 1987 e fino a circa il 2008 è rimasto operativo il Lord's Resistance Army, esercito di resistenza. I miliziani rapivano i bambini, drogandoli e costringendoli a combattere. Ho avuto modo di parlare con loro e mi hanno raccontato anche delle prove di “coraggio” cui erano costretti, come uccidere un proprio famigliare". E poi, ancora, il dramma delle donne rapite, usate per fare figli, violentate. Tutte persone rimaste ai margini una volta rientrate nei loro villaggi o paesi. Non più accettate. "La missione si occupa di reintegrarle. Sono ragazzi di strada che vivono in bande perché solo così possono sentirsi come una famiglia. A loro la missione concede un pasto purché partecipino alle attività proposte durante il corso della giornata, dalla danza allo studio".

Mano tesa a chi ha più bisogno

Legami forti instaurati con i due volontari. Incancellabili. "L’ultima tappa è stata la giovane missione di Yoro: lì il problema principale è la malnutrizione. Le suore seguono dai 120 ai 140 bambini. E’ stato un impatto forte, molto. Ma si creano legami che toccano il cuore e ho promesso di tornare. Da parte mia invito tutti a sostenere l’associazione “Passa il Favore” di Lomazzo che ci ha permesso di vivere questa esperienza".

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali