Effettuata una donazione di organi a cuore fermo grazie all’Ecmo
L’ultimo intervento è stato effettuato lo scorso 29 marzo.
Nonostante la situazione attuale legata alla pandemia, prosegue l’attività di donazione di organi a cuore fermo, nell’ambito della quale il presidio di San Fermo della Battaglia è all’avanguardia grazie all’ECMO (Extracorporeal membrane oxygenation), un sistema di circolazione extracorporea che preserva e mantiene idonei al trapianto gli organi addominali. Si tratta di una procedura complessa che viene effettuata in pochissimi centri di eccellenza e richiede elevata competenza, tecnologia adeguata e un perfetto lavoro di squadra.
Effettuata una donazione di organi a cuore fermo grazie all’Ecmo
L’ultimo intervento è stato effettuato lo scorso 29 marzo ed è stato eseguito con la tecnica denominata perfusione regionale normotermica. Gli organi - fegato e reni - sono stati prelevati dall’équipe di chirurghi del Centro Trapianti dell’Ospedale Niguarda di Milano da una donna di 72 anni, ricoverata al Sant’Anna, e trapiantati con successo, come ha confermato ad Asst Lariana in questi giorni il Nord Italian Transplant. La donazione è stata possibile grazie alla generosità della famiglia della paziente che, seppure in un momento così doloroso, ha dato voce alla volontà del proprio congiunto.
“Normalmente la donazione di organi - spiega Susanna Peverelli, responsabile del Coordinamento prelievo d’organi di Asst Lariana - viene effettuata da donatore in morte encefalica a cuore battente. Questa procedura è da molti anni attiva al Sant’Anna ed è parte integrante della pratica clinica della Terapia Intensiva. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo e di conseguenza il processo di donazione ha richiesto un elevato livello di collaborazione tra professionisti di discipline diverse quali Terapia Intensiva, Coordinamento prelievo d’organi, oltre ai servizi normalmente impegnati nei casi di prelievo multiorgano (Radiologia, Laboratorio Analisi) e ai numerosi specialisti che si sono alternati nella valutazione del donatore (dermatologo e chirurgo)”.
Tutto il processo della donazione si è svolto in collaborazione con il NIT (Nord Italia Transplant) e il Centro Regionale Trapiantiche coordinano l’ospedale di prelievo, le liste di attese e i potenziali riceventi oltre ai Centri Trapianto con le équipe di prelievo.
“In Italia - sottolinea Andrea Lombardo, direttore dell’U.O. di Anestesia e Rianimazione 2 del Sant’Anna - la normativa (L.578 29/12/93; D.M. 582 22/8/94; D.M. 11/4/2008; ndr) sancisce che la morte è una sola e corrisponde alla cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. La ‘regola del donatore morto’ fin dagli anni Sessanta e dall’inizio della medicina dei trapianti è stata il fondamentale principio etico, morale e sociale condiviso dai medici e dalla popolazione. Nel caso del donatore a cuore fermo, la morte viene accertata con l’esecuzione di un elettrocardiogramma di 20 minuti che dimostra l’assenza di battito cardiaco e, di conseguenza, di flusso cerebrale che determina la cessazione irreversibile delle funzioni encefaliche. La complessità della procedura a cuore fermo - aggiunge - è legata alla necessità di un ripristino artificiale della circolazione che garantisca una buona perfusione degli organi addominali”.
La perfusione regionale normotermica
La perfusione regionale normotermica è possibile grazie all’utilizzo dell’ECMO. E’ una metodica di circolazione extracorporea impiegata in Terapia Intensiva per i casi più gravi di insufficienza cardiaca e respiratoria che è stata acquisita dall’ospedale Sant’Anna all’inizio del 2019. “E’ un percorso complesso - prosegue Lombardo - nel quale organizzazione, tempestività e lavoro di squadra sono i fattori determinanti per il successo. Questa procedura permette di estendere il numero dei potenziali donatori e contribuisce ad aumentare la disponibilità degli organi”.