Emergenza Coronavirus, i sindacati al Prefetto: "Servono tutele per tutti i lavoratori"
"Chiediamo di monitorare la situazione e di farsi carico delle nostre istanze, affinché si possa in tempi celeri avere chiarezza e univocità nei comportamenti in essere".
In seguito all'incontro di mercoledì 4 marzo 2020, i sindacati del Comasco - CGIL Como, CISL dei Laghi e UIL del Lario - nelle persone dei loro Segretari Generali, hanno lanciato una richiesta al Prefetto di Como, Dott. Ignazio Coccia, riguardo alcune problematiche che gravano sui lavoratori a seguito dell’emergenza da Coronavirus e delle dirette conseguenze sull'economia reale del nostro territorio. La principale problematica riguarda il turismo, fortemente in calo, e la condizione dei lavoratori, momentaneamente a casa.
I sindacati comaschi si rivolgono al Prefetto per l'emergenza Coronavirus
Riguardo le condizioni dei lavoratori, i sindacati sottolineano l'esistenza di differenti forme di sostegno al reddito volte a garantire il
lavoratore dalla perdita o decurtazione della retribuzione correlate a sospensioni o riduzioni di orario di lavoro determinate da eventi che incidono sull'attività produttiva dell'azienda in cui è inserito lo stesso.
Nonostante il Decreto Legge del 2 marzo 2020, n.9 “Misure urgenti di sostegno per le famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” volto ad individuare interventi di sostegno al reddito per i lavoratori interessati dall’emergenza COVID-19, i sindacati ritengono che proprio questi interventi non siano sufficiente.
Richiedono pertanto al Governo di rendere disponibili su tutto il territorio lombardo uguali tutele per le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente da settore, dimensione d’impresa, tipologia contrattuale di appartenenza.
Il turismo in crisi
Il Coronavirus sta avendo pesanti ripercussioni in tutti i settori, specialmente nel settore del turismo, fondamentale per il territorio comasco. Nel breve periodo infatti è stato registrato un elevato numero di disdette, e attualmente una mancanza di prenotazioni per il periodo estivo, che rappresenta il fulcro dell’intera stagione. Il rischio è dunque una pesante ripercussione a livello occupazionale sia in termini di addetti, sia in termini di reddito. I sindacati richiedono dunque misure specifiche per tutelare i lavoratori in questi momenti di difficoltà.
La rilevazione della temperatura corporea
"Si manifestano sul nostro territorio iniziative unilaterali da parte di alcune aziende di rilevazione della temperatura corporea dei lavoratori prima di entrare in servizio, senza che quest’ultimi abbiano rilasciato il consenso a fare ciò. A nostro avviso, non esiste un provvedimento di emergenza adottato dal Governo che legittimi i datori di lavoro a svolgere controlli di tale natura e men che meno ci sono indicazioni da parte
delle autorità competenti in ambito sanitario-scientifico che abbiamo dato indicazioni a tale procedura per la prevenzione dal contagio da coronavirus. Inoltre, ci risulta che a seguito di un aumento della rilevazione della temperatura corporea si obblighi i lavoratori a stare a casa, anche questa valutazione è formulata senza il coinvolgimento del medico competente e conseguentemente in assenza di valutazione di professionista idoneo all’accertamento medico-clinico. L’obbligo da parte del datore di lavoro dall’assenza dal servizio del lavoratore e in carenza di certificazione medica pone la problematica della giustificazione della stessa. Sarebbe opportuno che sulle problematiche succitate ci sia un atto di indirizzo e di interpretazione da parte dell’ATS e ITL sui temi di rispettiva competenza da trasmettere alle Aziende ed Associazioni Datoriali", attaccano i sindacati.