Sabato in Svizzera

Emergenza Covid in Ticino: negozi aperti, bar e ristoranti compresi ma sono calati i clienti italiani IL SERVIZIO

Sabato pomeriggio il nostro Andrea Piccinelli ha varcato la frontiera con la Svizzera.

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Emergenza Covid in Ticino come vivono i negozianti oltre frontiera questa seconda fase pandemica.

Emergenza covid in Ticino "Non è come a primavera, avvertiamo un leggero calo ma viviamo con cauto ottimismo e tutti rispettano le regole di sicurezza"

Weekend tranquillo a Chiasso, passeggiando in corso San Gottardo, a poche centinaia di metri dalla frontiera che divide il Canton Ticino da Como, dalla zona rossa lombarda. Un weekend forse un pò più silenzionso oltre la dogana dove, comunque, questa seconda emergenza sanitaria sta facendo registrare numeri preoccupanti tanto da assestare la Svizzera tra le nazioni con il più alto tasso di contagio al mondo seconda solo alla Repubblica Ceca. Numeri però che non hanno indotto il governo centrale di Berna a proclamare il lockdown, optando per soluzioni più soft come dicono e approvano gli stessi cittadini ticinesi. In Canton Ticino nel weekend si è sfondata la quota di 12000 casi di positività a fronte degli oltre 350000 abitanti. In Ticino ad oggi si contano 259 nuovi contagi nelle ultime 24 ore, per un totale di 12.480 positivi dall’inizio della pandemia. Con 3 nuovi decessi per un totale di 431. I nuovi ricoverati sono 26, per un totale di 344, 33 in cure intense. Il tasso di positività degli ultimi 14 giorni si attesta al 29%.

Nonostante questi dati negozi aperti in corso San Gottardo a Chiasso come in tutto il Ticino, bar e ristoranti compresi dove i clienti possono fermarsi a mangiare sia a pranzo che a cena, rispettando le norme di sicurezza vigenti,  visto che il coprifuoco oltre fontiera scatta alle ore 23 su precisa indicazione dl governo di Berna.

Parola ai commercianti

Marco è sorridente e ottimista dietro il bancone del suo negozio di accessori per la casa e non solo: "Siamo ottimisti perchè sicuramente la situazione non è come il lockdown di marzo-aprile, quando fummo costretti a chiudere per qualche settimana. Ora è vero ci manca la clientela proveniente dall'Italia ma non quella tradizionale dei cittadini ticinesi. E poi comunque durante la settimana abbiamo gli italiani frontalieri che continuano a lavorare qui nel cantone, diciamo che per il momento non stiamo subendo grandi perdite nelle vendite. Sì un leggero calo ma non eccessivo, sperando ovviamente che la situazione generale non peggiori".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Michele ottico nel pieno centro di Chiasso: "Rispetto alla norma abbiamo avvertito un calo ma non tantissimo come era stato durante il primo lockdown quando fummo costretti anche a chiudere il negozio a marzo. Stiamo vivendo questa situazione con moderato e cauto ottimismo. Ora il fatto che siano stati adottati protocolli più morbidi ci permette di lavorare regolarmente,  ma sopratttto permette alla gente di circolare liberamente senza troppi impedimenti. Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno da parte nostra il fatto che i ticinesi non possano andare in Italia può essere anche un vantaggio perchè molti di loro preferiscono quindi rivolgersi a noi. Insomma può essere un piccolo lato positivo di questa situazione, ovviamente speriamo finisca al più presto anche se qui in Ticino si vive in modo più soft che nella vicina Italia. Qui da noi si è data più importanza all'aspetto economico e quindi hanno permesso di tenere aperto tutti compresi ristoranti e bar. La gente se vuole può passeggiare, fare shopping e concedersi anche un aperitivo. Il fatto è che la gente, un pò per paura, comunque gira di meno nelle strade. La cosa importante però che tutti anche i nostri clienti stanno rispettando appieno le norme di igiene e  di sicurezza sanitaria: mascherine, distanziamento igiene delle mani anche perhè pra rispetto alla prima emergenza sono informati meglio".

Un bel segnale di civiltà e di rispetto quindi arriva anche dalla vicina Svizzera come ci conferma Ivan in piena attività in un noto bar di Chiasso: "La gente viene normalmente tutti i giorni a fare colazione, aperitivi e mangiare qualcosa. Tutti nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e non abbiamo bisogno di ricordarlo. La nostra attività sta proseguendo normalmente, con qualche calo ovviamente ma siamo ottimisti per il prossimo futuro. Speriamo di non rivivere quanto era capitato a primavera scorsa, quando fummo costretti a chiudere e sospendere l'attività ma ora mi sembra che la situazione sia più controllata e gestibile".

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Lo conferma anche Adriano commerciante comasco che quotidianamente apre il suo negozio di fiori a Chiasso: "Ovviamente qui in Ticino è molto diverso che in Italia. L'emergenza è vissuta in maniera più soft, anche se i numeri dei positivi sono alti. C'è da dire che però a livello nazionale la percentuale si alza per i dati provenienti soprattutto dalla Svizzera francese dove il tasso è davvero più elevato rispetto al Ticino dove comunque la situazione sembra più sotto controllo. Per noi a livello professionale questo mese è sempre stato un mese transitorio anche durante la normalità quindi non avvertiamo un grosso calo di vendite. Non abbiamo clientela dall'Italia ma i clienti ticinesi da Chiasso, Mendrsio e dal luganese arrivano sempre".

C'è però anche chi sta vivendo con meno ottimismo questa situazione in Canton Ticino come Luca commerciante in uno storico negozio di corso San Gottardo : "Il momento non è facile direi pesante. Certo non come il primo lockdown primaverile ma anche ora ci sono pochi clienti perchè c'è poca gente in giro. Di italiani ancora meno solo i frontalieri. Noi però teniamo aperto quindi ogni mattina alziamo la serranda. Di aiuti per ora non se ne vedono ma siamo fiduciosi e contiamo sulle nostre forze,  sulla possibilità di continuare a lavorare speriamo il più a lungo possibile. Per quanto riguarda eventuali aiuti da parte del Governo centrale sappiamo che sono in fase di studio. Ripeto per ora noi contiamo sulle nostre forze".

Nel vicino Ticino quindi regna un cauto ottimismo anche se in Cofederaziome, visti gli ultimi dati c'è chi chiede provvedimenti più drastici come chiudere bar, ristoranti e musei a breve.

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Servizio a cura di Andrea Piccinelli

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