Fair play in campo consola l'avversario in lacrime STORIE DEL 2017

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Fair play in campo consola l'avversario in lacrime STORIE DEL 2017
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(Villa Guardia) Un’esemplare pagina di sport per il Gruppo sportivo Villa Guardia.

Gesto di fair play in campo

Venerdì 27 gennaio, sul campo della palestra comunale sta per iniziare il terzo set della partita di volley tra l’Under 14 di Villa Guardia e le pari età del Gso Arese, con un risultato di partenza di 2 a 0. Le atlete di Arese, già sotto pressione per l’andamento del match, vengono riprese dal loro allenatore che, in modo fin troppo esasperato, le esorta a fare di più. Una ragazza del Gso, rientra in campo in lacrime. Ed è a questo punto che un’atleta dell’Under 14 di casa, Chiara Tosetti, 13 anni, oltrepassa la rete di metà campo per risollevare il morale dell’avversaria "battendole il cinque".

Il racconto

"Ho fatto questo gesto istintivo, non ci ho pensato - commenta Chiara - L’ho vista così e mi è venuto naturale andare da lei e provare ad aiutarla". Purtroppo, il rapporto tra allenatore e atleta, anche a questi livelli, non è sempre dei più rosei, capita spesso che coloro che dovrebbero insegnare a bambini e ragazzi la pratica dello sport e del rispetto, pretendano troppo. "Non mi è mai capitato di vedere qualcuno piangere in campo - continua la pallavolista - Purtroppo succede spesso di vedere ragazze trattate in malo modo dagli allenatori". La differenza tra spronare ed esasperare i toni è spesso molto sottile anche nei campionati minori. "Ogni tanto è giusto richiamarci all’ordine, ma non bisognerebbe mai esagerare".

I complimenti dell'allenatrice

Sicuro è che la squadra di Villa Guardia non ha di questi problemi, tanto che l’allenatrice delle ragazze, Laura Testoni, 26 anni, orgogliosa della sua atleta, ha addirittura scritto un post celebrativo dell’avvenimento su Facebook, in cui ha dichiarato "questo è sport". Anche Chiara conferma: "Noi della squadra siamo trattate bene da chi ci allena, capita di essere riprese ma mai in malo modo". Una lezione di vita, prima che di sport, quella impartitaci dalla tredicenne, che quasi si sorprende dell’attenzione ricevuta e degli sguardi commossi sugli spalti, per lei. Come per la sua coach, lo sport è soprattutto questo, un modo per essere migliori, aiutando compagni e avversari. Chiara descrive il suo gesto come qualcosa di naturale, quasi a voler dire: "Cos’altro avrei dovuto fare davanti a qualcuno in difficoltà?". Una storia di aiuto reciproco, che verrebbe da definire anacronistica, quella consumata sul campo di gioco in via Tevere: è stata proprio una ragazzina a far capire agli adulti, che oggi spesso lo dimenticano, e forse anche a quell’allenatore, che una persona bisognosa d’aiuto non può e non deve mai essere vista come un avversario ma come un compagno cui tendere la mano per battere il cinque".

(Giornale di Olgiate, sabato 14 gennaio)

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