Femminicidio Manuela Bailo: quando l’assassino diceva “Sono tranquillo”

E l'ex fidanzato Matteo Sandri non solo è innocente, ma anche vittima.

Femminicidio Manuela Bailo: quando l’assassino diceva “Sono tranquillo”
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Ancora tanti i punti oscuri nel caso, che gli inquirenti hanno risolto ricomponendo un difficile puzzle di indizi. L’unica certezza è che si è trattato di un femminicidio: Manuela Bailo è stata uccisa perché la sua visione della loro relazione non era più compatibile con quella dell’assassino.

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Femminicidio Manuela Bailo

Uno dei tanti servizi televisivi dedicati al caso

Un femminicidio non è il semplice assassinio di una donna. Riguarda invece il ruolo che ricopre all’interno di una relazione o, peggio ancora, che più spesso si vorrebbe ricoprisse. Lo scorso novembre a Cantù di violenza contro le donne aveva parlato anche il papà di Yara Gambirasio, la 13enne assassinata a Brembate. Per quanto riguarda l'omicidio di Manuela, non sono ancora chiare modalità e arma del delitto, ma emerge come Fabrizio Pasini abbia ucciso la 35enne impiegata di Nave dopo una lite, per poi decidere di occultarne il cadavere in una zona di campagna che conosceva.

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Il 48enne di ospitaletto sindacalista Uil e collega della donna ha confessato tutto al rientro di una vacanza con la sua famiglia in Sardegna, messo alle strette dagli inquirenti.

Il particolare della contusione alle costole

Fabrizio Pasini

La contusione alle costole patita proprio nel weekend della scomparsa di Manuela, notata dai colleghi di lavoro e che il 48enne aveva motivato con una caduta in casa, ora assume un colore del tutto diverso. Anche se sono diverse le domande ancora senza risposta: perché nessuno aveva trovato l’Opel Corsa grigia, volatilizzatasi per tre settimane? E perché Pasini ha scelto proprio quel cascinale ad Azzanello, sul confine bresciano in Provincia di Cremona?

Amante o ex amante?

“Sono tranquillo”, aveva dichiarato Pasini, rivelando agli inquirenti che la relazione con Manuela (della quale sarebbe informata anche la moglie con la quale l’uomo era determinato a ricostruire il rapporto) avrebbe già visto la fine un anno prima. Vero o no, è evidente come strascichi siano scivolati sino a quel maledetto weekend di tre settimane fa. Il 48enne aveva anche partecipato insieme ad altri colleghi a un aperitivo la sera prima della scomparsa, il venerdì.

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Le ombre ingiustificate sull’ex fidanzato

Matteo Sandri non solo è innocente, ma a questo punto anche vittima di questa tragedia. Non è un caso che gran parte dei messaggi fasulli inviati dall’assassino siano stati indirizzati a lui: da due anni era rimasto a vivere con lei nonostante la fine della loro storia, finita proprio in seguito all’entrata in scena del sindacalista, ma malgrado tutto restava forse la persona più vicina alla sua quotidianità. L’aveva amata, l’ha persa proprio a causa di chi poi l’ha uccisa, e ora purtroppo non può far altro che piangerla.

L’ex fidanzato Matteo Sandri

Qualcuno aveva anche instillato dubbi sul particolare delle telecamere che l’ex fidanzato aveva installato all’interno della loro abitazione. Invece aveva ragione lui, insieme ai famigliari, mettendo in dubbio fin da subito la veridicità degli sms spediti fino al lunedì sera seguito all’uscita da casa di Manuela quel pomeriggio del 28 luglio.

Indagini non ancora chiuse

Il team coordinato dal procuratore capo di Brescia Tommaso Buonannonon ha ancora concluso il proprio lavoro. Determinanti con tutta probabilità le analisi delle celle telefoniche e della corrispondenza privata della vittima, che hanno portato il cerchio a stringersi attorno al collega, che pur reo confesso resta presunto omicida fino al processo (ma è stato già espulso dalla Uil per la quale lavorava). Il punto più oscuro restano le motivazioni alla base dell’efferato gesto di Pasini.

 

daniele.pirola@netweek.it

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