La tradizione

Folla di pellegrini a Monza, dal 1207 devozione a San Gerardo

L’arcivescovo di Milano ha presieduto la messa e ringraziato gli olgiatesi per la vera testimonianza di fede.

Folla di pellegrini a Monza, dal 1207 devozione a San Gerardo
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Esodo di pellegrini da Olgiate Comasco a Monza rinnovando la tradizione del 25 aprile, in segno di devozione e gratitudine a San Gerardo.

Più di mille pellegrini devoti a San Gerardo

Sole e aria fredda hanno accolto la mobilitazione di fedeli olgiatesi. I primi arrivati, poco dopo le 6, sono stati i 50 podisti, compresa una dozzina di giovani dell’oratorio. Poi cinque pullman organizzati dalla parrocchia, ciclisti, vespisti e centinaia di persone in auto. Ben 800 i kit del pellegrino (pane e vino) acquistati dagli olgiatesi. La parrocchia ha calcolato la partecipazione di 1.200 fedeli. La corale diretta da Roberto Colombo ha animato la messa.

Messa presieduta dall’arcivescovo di Milano

Alle 10 l'attesa celebrazione presieduta dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini. Nell’omelia ha sottolineato la profonda differenza tra guardare e vedere, per riconoscere nell'altra e nell'altro, sempre, una persona amabile. "Guardare e non vedere. Ti guardo, guardo la persona che mi sta accanto, guardo le persone che ogni giorno entrano in ufficio con me, ogni santo giorno: guardo e non vedo. Guardo e vedo una etichetta. C’è scritto: simpatico, bella, caratteraccio, timido, complessata. Guardo e vedo etichette, piuttosto che persone. Guardo anche le persone più vicine, guardo gli amici di una volta e non vedo niente di quello che un tempo me li rendeva amici. Può capitare che uno guardi anche sua moglie, suo marito e si chieda: ma come ho potuto innamorami di quest’uomo, di questa donna? Guardo e non vedo. Vedo solo etichette. Vedo sagome, senza spessore. Vedo caselle, in cui ogni persona è inserita, come in una categoria. Guardo e non vedo. Perciò mi abituo all’indifferenza: d’altra parte, come sarebbe possibile prendere in considerazione una etichetta? Anche il bene compiuto può essere cieco. Anche i benedetti del Padre si sorprenderanno quando per la benedizione. Quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare?".

"Mi guardano, ma non mi vedono"

L'arcivescovo ha insistito, offrendo spunti di riflessione. "Si vive anche il contrario. Cioè chi mi sta vicino mi guarda ma non mi vede. Mi sente parlare, ma non mi ascolta. Siamo nello stesso ufficio, nello stesso posto di lavoro, nello stesso condominio da anni, ma sempre io sono per gli altri un numero, una etichetta, un estraneo. Vive nella mia casa, ma non mi comprende, non riesce a capire quello che provo, quella parola di cui ho bisogno, quell’attenzione che mi manca".

"La guarigione dello sguardo"

Monsignor Delpini ha poi fatto riferimento all'esempio di San Gerardo. "Nel 1207 i vostri antenati per intercessione di San Gerardo hanno ottenuto la grazia della guarigione dalla syncoposis, forse una specie di malattia nervosa. Per ringraziare da secoli si compie questo pellegrinaggio. Oggi, rinnovando l’atto di devozione e continuando ad essere fedeli al voto, possiamo invocare la guarigione dello sguardo. Chiediamo al Signore, per intercessione di San Gerardo, per noi e per tutti, la guarigione dello sguardo. Noi riusciamo a vedere perché c’è la luce. Lo sguardo guarito sa vedere perché c’è la parola di Gesù, la gloria di Gesù risorto, lo Spirito Santo. Come è lo sguardo che si apre in ascolto della parola di Gesù? Adesso conosco in modo imperfetto, allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto (1Cor 13,12). Lo sguardo guarito è quello che riceve la rivelazione sorprendente: questa persona che mi sta accanto sempre, questa persona che incontro solo occasionalmente, questa persona che incontro per la prima volta è amabile. Oltre le etichette, oltre le apparenze, oltre le parole che mi hanno ferito o le freddezze che mi hanno deluso, questa persona è amabile. La carità tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La guarigione dello sguardo rende possibile guardare le persone e riconoscere in loro quei tratti che la rendono amabile. Lo sguardo guarito è quello che riceve la rivelazione sorprendente: ogni persona è immagine di Dio, la sua verità più profonda non è l’etichetta che gli è stata appiccicata, ma la sua relazione con Dio. Perciò non possiamo giudicare nessuno, perché non sappiamo niente della relazione che ciascuno ha con Dio.
Ogni persona è in relazione con Gesù, al punto che Gesù dice: tutto quello che avete fatto a uno di
questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40). Conoscere le persone con lo sguardo guarito è quindi un aiuto a conoscere Gesù. Chiediamo per noi e per tutti la grazia dello sguardo guarito: non guardare gli altri come estranei, come nemici, come colpevoli. Che la grazia di oggi, ci renda possibile tornare alla vita di ogni giorno, ai rapporti di famiglia, di lavoro, di vicinato, di affari come persone che guardano secondo l’ispirazione dello Spirito Santo. Ti guardo e, forse per la prima volta ti vedo: perciò ti amo. Ti guardo e, forse per la prima volta intuisco che Dio attraverso di te mi rivela qualche cosa del suo mistero: perciò sono pieno di stupore".

La gratitudine del parroco

Al termine della messa, concelebrata dal parroco olgiatese, don Flavio Crosta, dal vicario don Francesco Orsi e dal collaboratore don Alberto Dolcini, insieme a don Gianluigi Vercellini, don Gerardo Bernasconi, don Ivano Signorelli, don Massimo Gaio (prevosto della chiesa di San Gerardo al Corpo) e fra Roberto, un caloroso applauso dell'affollata assemblea dei fedeli. E don Flavio Crosta ha messo l'accento sull'antico voto degli olgiatesi, che rimanda al 1207: "Ci siamo lasciati con un semplice “arrivederci”, caro San Gerardo, quando domenica 22 ottobre scorso ti abbiamo salutato, dopo la tua presenza nella nostra città. Oggi siamo qui a rinnovare l’antico voto che fedelmente la Comunità di Olgiate Comasco rinnova da ben 817 anni, da quel lontano 1207 quando i nostri padri, su consiglio del beato Manfredo Settala,
raccolsero le tue spoglie e ti diedero degna sepoltura. Siamo qui per affidarti le nostre famiglie, i nostri ragazzi e giovani, gli ammalati e gli anziani, le persone consacrate e i nostri seminaristi.
Siamo qui per ringraziare l’arcivescovo Delpini che, con amore di padre, ha permesso il tuo soggiorno a Olgiate Comasco. Siamo qui per ringraziare la comunità di San Gerardo al Corpo insieme al suo parroco don Massimo che da sempre condivide con noi l’incontro con Gesù Eucaristia, di cui pure tu ti sei sempre nutrito. Siamo qui per chiedere ancora una volta la tua protezione e la tua intercessione al Dio di misericordia infinita. Tu sai San Gerardo che il bene che ti vogliamo non è folclore dettato da consuetudine vuota e sterile. È la fede che ci porta a te, perché sappiamo che tu ci porti a Dio. Grazie San Gerardo e arrivederci".

La benedizione e l'ironia dell'arcivescovo

Monsignor Delpini ha dedicato un sincero saluto agli olgiatesi. "Mi hanno spiegato che per calmare i leoni del ponte di Monza bisognava presentare i mazzetti di erbe. Io pensavo che a Olgiate ci fosse un trifoglio magico che calma i leoni, perché da queste parti i leoni non si lasciano troppo calmare... E, invece, dopo ho capito che a Olgiate cresce l'erba speciale, che non è l'erba magica ma è un qualcosa di più bello, di vero, mi par di capire dalla vostra preghiera, dal pellegrinaggio compiuto, da alcuni anche a piedi durante la notte, da altri con le carrozzine, arrivati fin qui, anche se impediti da camminare, e da tutti gli altri che sono venuti. Ecco, io ho capito che a Olgiate non è che ci sia un'erba magica. C'è una fede vera: ecco, questo è ciò che può calmare le minacce della vita, rappresentate da questi leoni. E poi ho capito che la vera forza di Olgiate è di essere unita: vedere il signor sindaco, la banda, le associazioni. C'è uno spirito di condivisione". Poi, anche con un filo di ironia sulla storia della sepoltura di San Gerardo. "Certo che avere avuto bisogno di quelli di Olgiate per seppellire San Gerardo è un po' una vergogna per Monza... Voglio ringraziarvi per questa testimonianza di fede, di coesione. Voglio invocare per tutti voi la benedizione del Signore. Vorrei anche affidarvi un incarico: quando tornate a Olgiate, alle persone che non sono potute venire qui, avete l'autorizzazione di dire che il vescovo di Milano le benedice".

La devozione e un brindisi con l'arcivescovo

Conclusa la celebrazione, incessante processione all'urna con le spoglie mortali di San Gerardo. Tra i primi a salire per battere il capo sul vetro dell'urna, il sindaco Simone Moretti e il vice Paola Vercellini. Centinaia di olgiatesi in fila, decine di associazioni presenti, Polizia locale e Protezione civile impegnate durante la mattinata. Infine, mentre il Corpo musicale olgiatese si apprestava ad allietare tutti con la musica, un brindisi col bicchiere levato in alto anche dall'arcivescovo di Milano.

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