Gad Lerner fa visita alla staffetta partigiana, intervista speciale ad Anna la rossa
Lo scrittore e giornalista sta lavorando al suo progetto "Noi, partigiani".
Visita d'eccezione ad Appiano Gentile, lo scrittore e giornalista Gad Lerner intervista Anna la rossa per il suo progetto "Noi, partigiani".
Gad Lerner ad Appiano Gentile
Questa mattina, mercoledì 11 gennaio, il noto giornalista e scrittore si è recato a casa di Anna Ferrario, 102 anni, per intervistarla sui suoi trascorsi come staffetta partigiana. Una figura mitica, quella di Anna la pasionaria. L'ultima staffetta partigiana di Appiano Gentile. Una donna elogiata dallo stesso Lerner in un post sul suo profilo Facebook: "E' stata una gioia intervistare oggi a Appiano Gentile la staffetta partigiana Anna Ferrario, 52 Brigata Garibaldi, operaia tessile.
Ha 102 anni, vive sola, ottima cuoca, si concede un Campari al giorno, ma soprattutto è uno scrigno di memorie preziose". All'incontro presente il sindaco Fabrizio Rusconi, l'ex primo cittadino Giovanni Pagani, il consigliere Pasquale Vergottini.
La storia di Anna la rossa
Ancora completamente autonoma, vive nella sua casa al Monte Carmelo, non distante dalla zona dove sorgeva il "monastero": l’abitazione che, da ragazza, tra riunioni clandestine di partigiani, volantini del Partito comunista e armi nascoste sotto terra, l’ha vista protagonista della Resistenza. Una figura cardine negli anni del secondo conflitto mondiale e del Dopoguerra. Indomita, sempre, nonostante l’età. E lucidissima nel ripercorrere quegli anni difficili in cui fiorivano legami, amicizie e voglia di uguaglianza. Di libertà. "Faccio ancora le mie cose, adagio adagio - aveva raccontato al Giornale di Olgiate - Al posto di un’ora ce ne metto tre, ma almeno resto in movimento". Il segreto della sua lunga vita? La cassoeula e il Campari. "Mi tengo impegnata con un po’ di ginnastica e non manca mai il mio aperitivo quotidiano con il Campari: tutti i giorni prima di pranzare". Iscritta al Partito comunista dal 1945 sino allo scioglimento, ha iniziato il suo impegno politico quasi per caso. "Mio fratello Luigi lavorava a Sesto San Giovanni ed è stato lui ad avvicinare me e mia sorella Tecla alla politica: prima non sapevamo nemmeno cosa fosse il comunismo. Allora avevo 25 anni: arrivavano i volantini da Milano e li distribuivamo in paese. Gli altri miei fratelli, invece, erano a militare". Anni trascorsi a fare propaganda in sella alla sua bicicletta e come staffetta partigiana, portando viveri, soldi e medicinali alla 52esima Brigata Garibaldi "Luigi Clerici". Alternando l’impegno politico al lavoro in tessitura a Lurate Caccivio. "I partigiani, tra cui Lino Frangi, si riunivano anche a casa nostra ed eravamo costantemente controllati dalle Brigate nere di Saletta, vicequestore e capo politico: un’ispezione ogni 15 giorni. Le milizie tedesche cercavano le armi sul campanile della chiesa del Monte Carmelo: noi le tenevamo nascoste in cantina, in una buca, coperte dalle patate. C’erano 300 bombe ad alto potenziale esplosivo, una mitraglia e un cannone". Centinaia gli aneddoti a tracciare il filo rosso della sua vita. Come quando Anna - nome di battaglia Gabriella - il giorno della Liberazione, arrivò in Municipio insieme a Cesare Rampoldi, detto il Varesa, noto partigiano e comunista, e lui le mise il mitra al collo. Lo stesso giorno che a Frangi, per sbaglio, partì un colpo dalla sua arma e morì. "Tante cose sono cambiate. Per me il comunismo rappresentava l’uguaglianza, l’aiuto rivolto agli altri. Con il passare del tempo, però, ne sono rimasta delusa: troppe differenze, troppe divisioni. Ancora oggi, invece, è necessario rimanere uniti".