Cronaca

Il dolore di un medico: “Dobbiamo ricoverare pazienti anche non Covid, non possiamo lasciarli morire soli a casa”

E' una testimonianza davvero dolorosa quella di Silvio Carrera, medico di medicina di base a Lecco, che ha raccontato in rete il suo "sabato di (stra)ordinario tormento" umano e professionale.

Il dolore di un medico: “Dobbiamo ricoverare pazienti anche non Covid, non possiamo lasciarli morire soli a casa”
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Sono in prima fila, ogni giorno, dentro le corsie degli ospedali, sulle ambulanze, nei pronto soccorso o negli ambulatori medici. Vivono in prima persona il dramma di chi è stato contagiato dal Coronavirus, ma anche di quanti soffrono per altre patologie non legate al Covid. Malattie che, anche e soprattutto in questo momento, non possono e non devono essere sottovalutate, ma proprio a causa della pandemia in corso rischiano di essere difficilmente curabili. E’ una testimonianza davvero dolorosa quella di Silvio Carrera, medico di medicina di base a Lecco, che ha raccontato in rete il suo “sabato di (stra)ordinario tormento” umano e professionale.

Il dolore di un medico: “Dobbiamo ricoverare pazienti anche non Covid, non possiamo lasciarli morire soli a casa”

“Storie di un sabato, quando il tuo anziano paziente che hai visitato ieri a domicilio con il cuore affaticato e saturazione a 91 ti fa chiamare dalla nuora che ha appena comprato come da raccomandazione il saturimetro che ora segna 82 e che devi ricoverare perché anche se non è Covid esistono anche le altre malattie e non puoi lasciarlo morire in casa”.

I pazienti portati via dal Coronavirus

E poi c’è lui, quel maledetto virus che ti fa perdere chi conoscevi bene da vicino. C’è anche questo nel racconto del dottor Carrera

Storie di  quando un figlio ti telefona per dirti che quella signora anziana che hai mandato all’ospedale tre venerdì fa con la febbre alta per il Covid non ce l’ha fatta.

Storie di quando sai di aver perso il tuo primo paziente per Covid dall’inizio della pandemia, sai che non è solo un numero fra quei quarantamila, sai che l’hai curato, sai che fino a due giorni prima era in giro a fare la spesa, sai che aveva un nome ed un cognome e che non è e non sarà mai solo un numero per i suoi cari e per te.
Non è un bel giorno, ma non perché non si può uscire o andare in pizzeria, ma perché sai che stai lottando con qualcosa di microscopico e tremendamente malvagio e che ne usciremo solo se seguiremo le regole per dure che siano.
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