Il risveglio dei volontari comaschi: quindici esplosioni, Kharkiv ancora sotto attacco
Alle 4 sequenza di colpi, fiamme e colonne di fumo: città al buio.
Risveglio sotto il fragore dei bombardamenti: quindici esplosioni a Kharkiv, dove da giorni i volontari di Frontiere di Pace, partiti da Villa Guardia, sono attivi accanto alla popolazione ucraina oppressa dalla guerra.
Bombardamenti continui
Dopo l’attacco di mercoledì 20 marzo, contro l’edificio di un’attività produttiva e anche un parco giochi, causando 5 morti e 10 feriti, poco prima dell’alba di oggi, venerdì 22 marzo, sequenza di esplosioni. Presa di mira, in due zone, un’infrastruttura elettrica, che ha lasciato al buio la città. Alle 4.30 circa un colpo sordo, poi bagliori e due incendi e altri botti. Fiamme e fumo ben visibili dalle finestre dell’abitazione in un quartiere di Kharkiv, dove gli otto volontari comaschi, due paramedici dell’associazione svizzera Hunpa e padre Ihor Boyko, rettore del seminario greco cattolico di Lviv (guida insostituibile nelle missioni umanitarie in Ucraina) erano alle prese con la preparazione per la partenza verso Kyiv.
Alte colonne di fumo, città senza energia elettrica
Partenza una manciata di minuti dopo le 5, in previsione del programmato incontro con l’ambasciatore italiano a nella capitale ucraina. La costanza delle missioni di Frontiere di Pace, 26 dall’inizio dell’invasione su larga scala da parte dell’esercito russo, ha confermato sostegno alla popolazione delle città di Kharkiv, Kramatorsk, Izjum e di parecchie comunità in villaggi nella direzione della linea del fronte e nelle vicinanze del confine con la Russia. Lasciando la città di Kharkiv, lungo la strada, alte colonne di fumo nero dai luoghi colpiti dal bombardamento.
Un abbraccio e la commozione di salutare Kharkiv, Kramatorsk e tutte le comunità amiche incontrate in molti villaggi
Alla partenza, l’abbraccio a Natalia, accogliente padrona di casa che da due anni spalanca la porta della sua abitazione ai volontari comaschi. Sguardi carichi di commozione. E subito dopo le esplosioni il messaggio arrivato da suor Olexia, della Caritas di Kharkiv, che ha condiviso il viaggio con Frontiere di Pace: “State bene?”. In questa domanda c’è tutta l’amicizia di un popolo che, ancora sotto tiro, non pensa a se stesso ma agli amici italiani “che non ci fanno sentire soli”.