Immigrazione clandestina Como, era diventata un business: arresti e perquisizioni

C'era un vero e proprio tariffario per poter avere documenti falsi.

Immigrazione clandestina Como, era diventata un business: arresti e perquisizioni
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Nelle prime ore di questa mattina, la Polizia di Stato di Como ha eseguito un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di due persone, una di nazionalità tunisina e una nazionalità italiana. Sono accusati dei reati  di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, falso e induzione in errore del pubblico ufficiale. L'operazione della Polizia si chiama "Fake".

Nel 2016 la denuncia e l'avvio delle indagini

Tutto ha avuto inizio, nel marzo 2016, a seguito della denuncia sporta da un cittadino straniero nei confronti di Touati Rafik, nato in Tunisia, classe 69, residente a Como, con precedenti specifici per reati in materia di immigrazione. L'uomo, a fronte del corrispettivo di 4.000 euro, era riuscito a fargli ottenere un permesso di soggiorno, grazie ad una serie di false attestazioni prodotte all’Ufficio Immigrazione di Como. Successivamente lo straniero, minacciato, dava ulteriori somme di denaro per ottenere la restituzione del passaporto, che il tunisino gli aveva trattenuto al suo arrivo in Italia. Da qui la decisione di rivolgersi alla Polizia che attiva le indagini.

Contratti di lavoro falsi

Attore principale della vicenda era proprio il tunisino che, avvalendosi della complicità di datori di lavoro fittizi italiani predisponeva contratti di lavoro che attestavano, falsamente, un rapporto di impiego degli stranieri, in qualità di domestici. Il contratto fittizio veniva poi consegnato agli stranieri e da questi prodotti all’Ufficio Immigrazione, ai fini del rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, il tutto ovviamente a pagamento.

L'altro arrestato

Un ruolo di primo piano nella vicenda, ha avuto anche l’altro arrestato, Elia Filippo, nato a Palermo, classe 85, residente a Ramponio Verna, con precedenti per reati contro il patrimonio. Fungeva da datore di lavoro fittizio e in più ne cercava altri.

Le pratiche di Touati

Era in grado di procurare al cliente straniero un domicilio in provincia di Como, necessario al fine di poter presentare la domanda di rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno. Pretendeva dal cliente che pagasse di tasca propria all’INPS, i contributi previdenziali di spettanza del datore di lavoro così da far sembrare il rapporto d’impiego regolare a tutti gli effetti e non insospettire gli operatori dell’Ufficio immigrazione, incaricati dei controlli nella fase istruttoria della pratica. All’occorrenza, era in grado anche di fornire al cliente documentazione fiscale come per esempio buste paga.

Il tariffario

Tutte le "mansioni" del tunisino avevano un vero e proprio tariffario. Mille euro per ogni contratto di lavoro fittizio, 600 per un certificato di residenza, 300 per una dichiarazioni di ospitalità. E ancora, 100 euro per ogni busta paga fittizia.

Coinvolti 26 datori di lavoro

Nel corso delle indagini è stato documentato il coinvolgimento di 26 datori di lavoro, di diverse decine di clienti stranieri e la partecipazione di altri soggetti che hanno collaborato a vario titolo con TOUATI Rafik nell’illecita attività delittuosa come ad esempio nella produzione dei documenti falsi, nella trasmissione per via telematica delle assunzioni all’Inps, nella sottoscrizione di dichiarazioni di ospitalità, ed altro. Complessivamente sono state deferite all’A.G. 130 persone.
Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia sono state anche eseguite 13 perquisizioni, nei confronti dei principali indagati. Per gli stranieri che hanno ottenuto o richiesto il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, utilizzando documentazione fittizia, sono stati già interessati i competenti uffici immigrazione al fine di valutare l’adozione di un provvedimento di revoca del titolo, o di rigetto dell’istanza. Molte pratiche, infatti, sono state sospese in attesa della chiusura delle indagini.

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