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il caso
Incidente in moto, dopo dieci anni la famiglia di Anthony chiede chiarezza
Pizzonia, consulente della famiglia Scerenzia: «Pretendiamo che il caso sia trattato con le adeguate attenzioni e facendo tutte le analisi per tutelare una famiglia a cui è cambiata la vita»
«Quell’incidente ha cambiato la vita di Anthony, e oggi, dieci anni dopo, non abbiamo ancora risposte. Vogliamo giustizia». Sono passati dieci anni da quel 6 luglio 2013: data in cui l’allora 23enne Anthony Scerenzia Ferlitto, giovane appassionato di moto, di ritorno da una gita nella Bergamasca, all’altezza di Almenno San Bartolomeo si schiantò frontalmente con un’auto che viaggiava nella corsia opposta, guidata da un 43enne del luogo. Ad avere la peggio fu il 23enne Scerenzia, che a seguito dell’urto fu sbalzato per alcuni metri e cadde in un dirupo. La sua moto fu spezzata in due nel terribile schianto. Il giovane fu trasportato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in condizioni disperate.
L’incidente ha totalmente cambiato la vita del giovane, che dopo tre settimane in ospedale ha affrontato una lunghissima riabilitazione e ancora oggi si sottopone a sedute periodiche di fisioterapia e ha subìto una paralisi che lo costringe sulla sedia a rotelle.
La famiglia Scerenzia si è affidata al Maresciallo Capo dell’Arma dei Carabinieri in Congedo Franco Pizzonia, Consulente Tecnico di Parte in Indagini di Polizia Giudiziaria e Difensive, per chiedere giustizia.
«Anzitutto, la questione fu inizialmente archiviata a seguito di un procedimento penale per lesioni gravi in cui emerse che Anthony, quel pomeriggio, procedeva sulla sua Suzuki 1000 a velocità sostenuta: questa cosa fu però smentita successivamente anche con l’acquisizione di elementi con l’ausilio della Polizia stradale, - spiega Pizzonia - Dal 2017 ho preso in carico “ufficialmente” il caso della famiglia Scerenzia come consulente tecnico e una priorità è stata la richiesta di riaprire le indagini, richiesta che fu presentata dall’avvocato Giulio Murano del Foro di Roma: questa fu accolta dal Pubblico ministero. Ma successivamente, nel novembre 2021, fu nuovamente chiesta l’archiviazione del caso, al quale ci siamo prontamente opposti. Riteniamo infatti ci siano un serie di elementi da approfondire».
La richiesta di riapertura indagini è rimasta «congelata» fino all’agosto di quest’anno, ma nel nuovo procedimento penale instaurato verso la Procura della Repubblica di Bergamo sono attualmente iscritte tre persone nel registro degli indagati. «Ci sono una serie di particolari che meritano approfondimenti: su tutti, la posizione dei mezzi dopo l’incidente, che va chiarita opportunamente, e alcune cose che non coincidono. Riteniamo che alcune perizie siano state eseguite in modo non preciso e conseguentemente ci siano state troppe incongruenze», chiude Pizzonia.