parla il presidente della bcc

"La Fondazione della Comunità comasca aiuta a fare il bene"

Il presidente della Bcc spiega il forte legame tra la onlus provinciale e la banca.

"La Fondazione della Comunità comasca aiuta a fare il bene"
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«Una Fondazione di comunità come quella comasca aiuta a far bene il bene». Non è solo un gioco di parole quello che usa il presidente della Bcc Cantù Angelo Porro per evidenziare ciò che lega la banca canturina alla Fondazione provinciale della Comunità Comasca. Direttore della Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù da ottobre 1998 a fine 2009 e da maggio 2010 presidente della stessa, Porro è attualmente anche nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Comasca, della quale ha vissuto proprio la nascita. «Ventuno anni fa la Fondazione Cariplo si è resa conto che governare tutti i territori dalla sede centrale era davvero difficile e quindi ha dato il via alla creazione delle fondazioni provinciali, tra cui quella comasca».

"La Fondazione della Comunità comasca aiuta a fare il bene"

Come si è inserita la banca in questo contesto?
«All’inizio era importante capire se un progetto del genere potesse avere un futuro, per cui a noi, alla Bcc Alta Brianza (ora Bcc Brianza e Laghi, ndr) e a quella di Lezzeno è stato chiesto di mettere a disposizione il capitale iniziale, per avviare il progetto. Quindi abbiamo cominciato a immaginare cosa fosse possibile fare insieme e per i primi anni le Bcc si sono limitate a collaborare alle loro iniziative».

Poi il rapporto si è evoluto...
«Sì, abbiamo iniziato a mettere a frutto la nostra capacità di lavorare con il territorio e 14 anni fa è stato avviato il progetto dei bandi comuni. Si tratta di bandi attraverso i quali le associazioni devono presentare progetti di validità sociale che per metà del loro valore vengono poi sostenuti dalla Fondazione. Le finalità di questi bandi hanno in comune un grande valore: poichè la banca e la Fondazione mettono a disposizione 200mila euro, le iniziative devono complessivamente superare i 400mila euro. La raccolta fondi delle associazioni diventa quindi il termometro per valutare se l’iniziativa è condivisa dalla comunità. Anno dopo anno, dunque, anche la banca ha imparato molte cose in questo campo e soprattutto ha capito come lavora una onlus ben organizzata».

Negli anni sono stati tantissimi i progetti che la banca ha sostenuto. Ne ricorda qualcuno in particolare?
«L’iniziativa di maggior impatto che abbiamo sostenuto è quella che nel 2015 ha permesso di acquistare una nuova Tac per l’ospedale di Cantù. Il macchinario costava circa 230mila euro e la comunità veniva chiamata a contribuire per un terzo, quindi avremmo dovuto raccogliere circa 75mila euro. E’ stato un successo quasi insperato, che ci ha permesso addirittura di superare la quota prefissata e quindi di regalare all’ospedale anche un’apparecchiatura complementare. In questo caso abbiamo sfruttato tutte le capacità della Fondazione, ben strutturata per il bene comune. Infatti alla fine tutti ci hanno guadagnato: chi ha donato ha avuto il beneficio fiscale, la banca ha fatto il suo proponendo la donazione a soci e clienti e facendo tutte le operazioni a costo zero, la Fondazione ha acquistato e immediatamente donato la Tac, tra l’altro in esenzione di Iva perchè gli acquisti da produttori extra Ue hanno questo beneficio. Infine, anche il produttore della Tac ha compreso l’importanza di questa operazione e ci ha fornito un macchinario più performante di quello che avevamo prenotato, allo stesso prezzo. Insomma, un successo su tutti i fronti».

C’è qualche altro esempio che la rende particolarmente orgoglioso?
«Sicuramente i bandi Youthbank, messi a punto da giovani per iniziative di altri giovani che si vogliono impegnare in nuovi progetti. La nostra banca sostiene i bandi di Cantù e Olgiate Comasco...».

Impossibile non menzionare anche l’impegno durante l’emergenza coronavirus...
«Concordo. Durante l’emergenza sanitaria la Fondazione Comasca è stata in grado di raccogliere donazioni per quasi 5 milioni di euro. Credo ci sia poco altro da aggiungere: senza questi soldi sono certo che le cose sarebbero state ancora più difficili».

Da qualche tempo è anche nel Cda della Fondazione...
«Sì e dall’interno ho imparato molto. Ho potuto constatare che ci sono persone capaci e che agiscono all’interno di regole ben precise. Ho visto come ogni cosa venga ponderata, con il “cappello” della Fondazione Cariplo che è in grado di seminare bene e poi raccogliere con successo. Le Fondazioni provinciali sono la dimostrazione che è necessario lavorare insieme e collaborare se si vogliono ottenere risultati di rilievo. Il messaggio forte che lancia la Fondazione è che chi, potendolo, fa una donazione può essere sicuro che quanto donato sarà ben utilizzato».

Si può concludere dicendo che il «matrimonio» tra Bcc e Fondazione continua in armonia?
«Uno degli obiettivi della banca cooperativa è proprio quello di utilizzare una parte dell’utile a sostegno delle iniziative di carattere sociale e culturale. La Fondazione è un “moltiplicatore di bene”, quindi l’adesione della Bcc ai suoi progetti è un obiettivo condiviso».

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