Aveva 18 mesi

L'ultimo saluto alla piccola Sharon: Cabiate unita nel lutto

Con grande commozione il paese si è stretto attorno alla piccola bara bianca.

L'ultimo saluto alla piccola Sharon: Cabiate unita nel lutto
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Sono passati quattro mesi da quel terribile 11 gennaio 2021, giorno in cui la piccola Sharon Barni, 18 mesi, ha perso la vita. Negli scorsi giorni è finalmente arrivato il via libera per il funerale che si è tenuto oggi, 11 maggio, nella chiesa Santa Maria Nascente di Cabiate, a pochi passi dalla casa dove si è consumata la tragedia.

Sotto la pioggia battente di questa mattina sono arrivati per partecipare alle esequie della piccola cabiatese sia il sindaco Maria Pia Tagliabue che il comandante della Polizia locale Giuseppe Culicchia. Fin dai primi momenti successivi alla tragedia, infatti, tutta la comunità di Cabiate si è stretta attorno a questa mamma che aveva e ha ancora oggi la necessità di non essere lasciata sola. Malgrado la restrizioni antiCovid, in tanti (sempre osservando le regole sul distanziamento) hanno voluto partecipare al rito e la chiesa era piena. Al centro, davanti all'altare la piccola bara bianca di Sharon, ricoperta di rose bianche.

L'omelia per Sharon

Toccanti le parole utilizzate da don Giovanni Piazza per l'omelia pensata per Sharon.

“Lasciate che i bimbi vengano a me” dice il signore. Cercando parole che possano avere un senso in questo momento, mi sono fermato a questa frase del Vangelo che spesso commento ai battesimi. La nostra vita è un andare, la piccola Sharon stava imparando cosa vuol dire muovere primi passi. A volte vai spedito, altre ti trovi a cadere. Quando si cade c’è l’attesa della mano attenta che diventa l’appoggio su cui far leva per alzarsi e riprendere cammino. Chiediamo al Signore aiuto per alzarci da una caduta rovinosa e inaspettata.

I bimbi sono creature uniche e irripetibili. C'è un'immagine che mi viene in mente: un fiore se lo lasci vivere diventa qualcosa di unico, ma continua a vivere anche dopo la sfioritura. Quando i fiori vengono recisi, da qualcuno che pensa di esserne padrone, non possono continuare la fioritura. I bambini sono capaci di accogliere il regno di Dio. Un bimbo si fida di tutti, perché ancora deve imparare cosa vuol dire lottare contro il Male di questo modo. Il regno di Dio è di chi si fida. Il maligno ci spinge a chiuderci, convincendoci che tutto deve essere per noi. Solo perdendo di vista l'amore di Dio, si possono calpestare i fiori. Solo chi non vive nel regno di Dio può fare di una tragedia una fiction.

Ho visto un segno concreto di attenzione all'altro nella raccolta fondi fatta per i bambini all'ospedale. È uno dei segni nel recuperare rispetto e amore per l'altro. Sostituiamo le chiacchiere curiose, i pruriti che non portano da nessuna parte, con segni rispetto di amore verso gli altri".

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I depistaggi

Negli istanti dopo l'accaduto il compagno della madre, Gabriel Robert Marincat, 25 anni, di Lentate, aveva raccontato che la bambina stava giocando in casa quando una stufetta di piccole dimensioni le era caduta in testa. A nulla era servito in volo in elisoccorso a Bergamo. A seguito di un trauma cranico, Sharon aveva avuto un arresto cardiocircolatorio che non le ha lasciato scampo.

La svolta dall'autopsia e l'arresto di Marincat

La versione di Marincat ha però iniziato a scricchiolare e l'autopsia ha dato la definitiva svolta alle indagini. Gli esiti preliminari della consulenza medico legale, insieme agli accertamenti scrupolosamente svolti dal Tenenza dei Carabinieri di Mariano Comense (che ha ininterrottamente controllato Marincat sin dal momento in cui sono emerse le prime incongruenze nel suo racconto) hanno indotto l’autorità giudiziaria a ritenere che la piccola Sharon sia stata ripetutamente picchiata, verosimilmente non solo nel pomeriggio di lunedì 11 gennaio, quando si trovava da sola con l’indagato. Sarebbe anche stata violentata nei giorni vicini a quello della sua tragica morte. A quel punto l'uomo è stato arrestato.

L'accusa di omicidio volontario

La scorsa settimana la posizione di Marincat è andata peggiorando. Gli esiti della perizia disposta dalla Procura di Como hanno modificato i capi di imputazione a suo carico, come ha confermato il suo stesso avvocato, Stefano Plenzick. "Il mio assistito è ora accusato di omicidio volontario, non più di maltrattamenti, con l’aggravante della violenza sessuale. Lui continua a sostenere la tesi che ha dichiarato alla Forze dell’ordine il giorno del fatto. Nei prossimi giorni gli parlerò nuovamente, non appena avrò letto il contenuto della perizia del medico legale. Chiaramente i nuovi capi di imputazione non prevedono riti abbreviati e la pena massimi in questi casi è l’ergastolo".

Arianna Sironi

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