Mistero legionella: ecco come funzionano le torri di raffreddamento delle aziende
Quelle "incriminate" sono le torri evaporative a circolazione forzata.
Legionella in Lombardia: individuato il “colpevole” dell’epidemia diffusasi a Brescia, sono le “torri di raffreddamento” delle aziende fra Bassa Bresciana e Alto Mantovano. Sono state a lungo sorvegliate speciali anche a Bresso, dove non è ancora stato risolto il giallo del diffuso contagio. Ma come funzionano?
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Ricapitolando: il batterio che si respira
La legionellosi (o malattia del legionario) è una grave infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila che si trasmette con la respirazione (assieme all’aria) di particelle di acqua che contengono il batterio: il contagio avviene inalando acqua contaminata sotto forma di aerosol, che possono essere anche generati da rubinetti, docce, torri evaporative (dette anche torri di raffreddamento) o nebulizzatori (che spruzzano gocce d’acqua e la distribuiscono nell’aria: queste potenzialmente possono contenere il batterio in sospensione, che poi verrebbe inalato e potrebbe portare al contagio).
Ecco come funziona una torre di raffreddamento
Una torre di raffreddamento è uno scambiatore di calore gas-liquido nel quale la fase liquida (aria o vapore d’acqua) cede energia alla fase gassosa (acqua), mediante contatto tra le fasi, riducendo così la propria temperatura.
Trattandosi di torri di raffreddamento presenti in varie aziende nella zone dove si sono verificati i casi di legionella, quelle incriminate sono le torri evaporative a circolazione forzata. È di gran lunga il tipo più usato, specie nel raffreddamento dell’acqua per piccole e medie aziende. In sostanza è costituita da:
Una struttura di contenimento (A), in cemento, metallo o plastiche varie, dotata alla base di aperture (B) per la circolazione dell’aria atmosferica, indotta dal ventilatore (C);
Un sistema di distribuzione dell’acqua (da raffreddare) costituito da ugelli di distribuzione (D) e da un riempimento solitamente plastico (E);
Una vasca (F) di raccolta dell’acqua raffreddata.
L’acqua da raffreddare viene nebulizzata nell’aria. L’aria è aspirata dalle aperture B e immessa in atmosfera dal ventilatore C. Non trattandosi di evaporazione ma di nebulizzazione (spuzzaggio) dell’acqua, è chiaro quindi che alcune particelle di acqua vengano immesse nell’aria attraverso l’aspirazione del ventilatore.
Con lo stesso sistema funzionano i nebulizzatori, che rompono, aspirano e immettono nell’aria goccioline di acqua.
I “raffrescatori evaporativi” invece sono un’altra cosa
La tecnologia evaporativa non è tutta uguale… infatti, ci sono anche ad esempio i “raffrescatori evaporativi“, che non possono trasmettere il batterio poiché non producono aerosol. Tramite l’evaporazione, infatti, formano vapore acqueo nel flusso d’aria, le cui molecole sono troppo piccole per contenere il batterio Legionella. Insomma, raffreddano l’aria grazie alla naturale evaporazione dell’acqua: l’aria calda passa attraverso pannelli umidificati e fa evaporare l’acqua; il calore dell’aria viene assorbito e l’aria raffrescata passa nell’edificio. All’interno di un raffrescatore, l’acqua raramente sale al di sopra dei 20°C, fuori dalla soglia di rischio proliferazione Legionella.
Ecco come funziona un raffrescatore evaporativo:
Il raffrescatore evaporativo non è altro che un dispositivo di forma cubica con dei pannelli di cellulosa installati su 4 lati. All’interno presenta un ventilatore che richiama all’interno l’aria calda esterna: l’aria passa attraverso i pannelli di cellulosa i quali sono costantemente bagnati di acqua (grazie ad una pompa). Il flusso d’aria calda fa evaporare l’acqua, sottraendo calore all’aria che, così raffrescata viene immessa negli ambienti da climatizzare.
Vi è pertanto un passaggio di aria raffrescata (grazie all’evaporazione) e non di gocce d’acqua.
Conclusione
Insomma le gocce di acqua (per cui anche quelle derivanti dalla nebulizzazione di torri evaporative o di nebulizzatori) possono contenere e trasportare il batterio, mentre le molecole di vapore acqueo che sono contenute nel flusso d’aria raffrescata sono troppo piccole per contenere il batterio legionella.
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daniele.pirola@netweek.it