La tragedia

Morto il figlio autistico di 17 anni, il papà: “Voglio giustizia”

Il giovane era ricoverato in Psichiatria al Sant'Anna

Morto il figlio autistico di 17 anni, il papà: “Voglio giustizia”

«Non trovo pace, voglio giustizia per mio figlio». Qamil Mehmeta, 57 anni di Cantù, è disperato. Ha perso suo figlio Emil a soli 17 anni, un ragazzo autistico con una disabilità riconosciuta al 100%. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del suo decesso. Si trovava dal 7 ottobre nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. Qui era stato ricoverato dal giorno in cui il padre si era incatenato a Cantù fuori dall’ufficio comunale del settore Servizi alla Persona.

Il racconto

«Tutte le mie richieste di aiuto non avevano trovato riscontro – ha ricordato il padre – Così avevo deciso di porre in essere quel gesto, perché mio figlio aveva bisogno di una struttura idonea ad accogliere un ragazzo autistico. Invece tutto è andato diversamente». Qamil Mehmeta è di origini albanesi e vive in Italia dal 1993, dapprima a Mariano Comense e da anni a Cantù. E’ rimasto vedovo il 17 novembre di due anni fa, quando la moglie è deceduta in circostanze drammatiche all’interno della palazzina nella quale la famiglia risiede, in via Milano. Da quel momento la responsabilità del figlio è gravata interamente sul padre, che di professione fa l’autista ma che da quel giorno ha ottenuto un congedo biennale. «Da quel martedì nel quale mio figlio è stato portato nel reparto di Psichiatria, invece di aiutarmi me lo hanno ucciso – ha proseguito il padre, con le lacrime agli occhi – Doveva essere una soluzione temporanea, in attesa che fosse trovata una struttura specializzata e formata da professionisti, che potesse seguirlo». Come era avvenuto nella struttura specializzata a Seregno, che ha seguito il giovane dal 6 febbraio del 2024 sino all’agosto di quest’anno.

L’appello inascoltato

«A mio figlio capitava di avere comportamenti in alcuni casi violenti, legati all’autismo. Per questo purtroppo la struttura di Seregno ha deciso di non tenerlo più. Ma è evidente che avesse bisogno di un’altra struttura che si occupasse di pazienti autistici, e non di essere ricoverato in un reparto di psichiatria. Questo io l’avevo detto ai Servizi sociali del Comune di Cantù, ma anche al personale dell’ospedale di San Fermo della Battaglia». Dal giorno del ricovero in ospedale, Emil non è mai uscito dal reparto. «All’inizio mi hanno consentito di stare sempre vicino a lui. Poi mi hanno detto che potevo stare in stanza con mio figlio solo la notte. Lui ha continuato ad avere in alcuni casi comportamenti violenti e gli hanno iniziato a somministrare medicinali per farlo stare tranquillo. Ma questi non gli facevano bene, le quantità erano eccessive. Il giorno prima che andasse in arresto cardiaco, il 25 novembre, avevo parlato con medici e infermieri: avevo detto loro che mio figlio non riusciva neppure più ad alzarsi dal letto, che faceva fatica a respirare a causa di quei medicinali. Ma nessuno è venuto a vederlo. Poi mi hanno chiamato nel pomeriggio di quel martedì, per dirmi che era in arresto cardio-circolatorio e che lo avevano ricoverato in Terapia intensiva, dove ne hanno constatato il decesso sabato 29 novembre». Ora il padre di Emil ha fatto un esposto alla Procura di Como: «Non cerco un colpevole, ma voglio sapere perché mio figlio è morto. Cercavo un aiuto per lui e invece me l’hanno ucciso».