Ndrangheta, arresti domiciliari per tre erbesi
Questo il risultato dell'imponente operazione condotta oggi giovedì 5 dicembre 2024, congiuntamente dalla Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri
Ndrangheta, arresti domiciliari per tre uomini di Erba. Resi noti nella conferenza stampa di oggi, giovedì 5 dicembre 2024, a Brescia, i dettagli della maxi operazione contro la 'Ndrangheta. In particolare, sono finiti agli arresti domiciliari tre erbesi: Alessandro Castelnuovo, classe 1997, residente in città; Daniele Castelnuovo, classe 1985, erbese ma residente a Nibionno, nel Lecchese; Roberto Castelnuovo, classe 1980, residente a Erba.
Ndrangheta, arresti domiciliari per tre erbesi
Questo il risultato dell'imponente operazione condotta oggi giovedì 5 dicembre 2024, congiuntamente dalla Polizia di Stato, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, che ha portato all’arresto di 25 persone tra Brescia, Milano, Reggio Calabria Como, Lecco, Varese, Viterbo, e persino in Spagna. Gli indagati, accusati di reati legati alla mafia e di gravi crimini economico-finanziari, facevano parte di un’associazione a delinquere di stampo ‘ndranghetista radicata nel territorio bresciano. Di questa rete faceva parte persino una suora, che faceva da "messaggera" con i detenuti: anch'essa è finita in manette. In particolare, la sorella, Anna Donelli, che da anni presta servizio come volontaria nel carcere di San Vittore a Milano e a Brescia è accusata di aver agito come tramite tra i membri dell’organizzazione e i detenuti: la donna sarebbe riuscita a eludere i controlli, recapitando messaggi chiave per la gestione degli affari del clan anche dal carcere.
Ma non solo attività mafiose "classiche": dalle indagini è emerso uncomplesso sistema di frodi fiscali e riciclaggio: tramite false imprese nel settore dei rottami, l’organizzazione emetteva fatture per operazioni inesistenti, generando un giro d’affari illecito di circa 12 milioni di euro; il denaro era usato per abbattere i redditi imponibili degli imprenditori coinvolti e per riciclare denaro sporco.
A seguito dell'operazione, nella quale sono stati impiegati circa 300 agenti e militari, supportati da unità cinofile specializzate nella ricerca di droga, armi e denaro contante, sono stati sequestrati beni e conti per oltre 1,8 milioni di euro e condotto perquisizioni nelle province di Brescia, Bergamo, Verona e Treviso. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, riciclaggio, usura, ricettazione, detenzione illegale di armi e frodi fiscali, con l’aggravante del metodo mafioso. I reati contestati vanno dal controllo diretto sul territorio alla sofisticazione delle operazioni finanziarie.