‘Ndrangheta intercettazioni e intimidazioni: "Gli sparo quattro colpi in testa e e gli faccio saltare il cranio"
Attraverso le minacce cercavano di incutere timore in modo da continuare i loro loschi affari.
Incutere timore ed omortà, per poi poter continuare i loro loschi traffici. Questo il mezzo attraverso cui l'ndrangheta operava sul territorio.
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"In Brianza dietro la sicurezza c'è sempre qualcuno...."
Emblematica, in tal senso, è la frase pronunciata da uno degli indagati che così racconta le “regole” per l’aggiudicazione dei servizi di sicurezza in Brianza:
“…omissis…. PURTROPPO NELLA VITA E NEI PAESI DELLA BRIANZA, CI SONO DEGLI EQUILIBRI CHE VANNO OLTRE IL LAVORO DELLA "SICUREZZA" PERCHÉ DIETRO AL LAVORO DELLA "SICUREZZA" NEI NOSTRI PAESI QUA C'È SEMPRE QUALCUNO DIETRO, OK? …".
Gli indagati si muovevano con assoluta spavalderia e determinazione e senza alcun timore o ritegno, utilizzando i metodi tipici della criminalità organizzata.
"CHIAMO IL DIRETTORE DEL LOCALE E GLI DICO..."NON TI PERMETTERE DI FARE VENIRE UN ALTRO DA MILANO A LAVORARE DOVE CI SIAMO NOI, PERCHÈ TU IL VENERDÌ APRI, IL SABATO SERA VENIAMO NOI, TI TIRO GIÙ TUTTA LA SICUREZZA E TUTTI I BUTTAFUORI, E CHIUDI".
"Bisogna madnare il il regalo agli amici che non lavorano più con noi"
Le condotte degli indagati avevano certamente, come scopo, di favorire le attività della “’ndrangheta” e, in particolare, anche il mantenimento dei sodali detenuti.
"TUTTI I MESI BISOGNA MANDARE IL REGALO AGLI AMICI CHE PURTROPPO NON CI SONO PIÙ A LAVORARE CON NOI, ED HANNO BISOGNO DI MANGIARE GIUSTAMENTE NO?”.
"Gli sparo quattro colpi in testa e e gli faccio saltare il cranio"
L’attività di “recupero crediti”, con modalità estorsive, di somme di denaro in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare, su commissione di imprenditori locali, ma anche solo di gente comune od amici (attività, allo stato, tra le maggiori fonti di introiti per le organizzazioni criminali); è l’esempio del grado di infiltrazione della criminalità calabrese nel tessuto socio economico del territorio. Affidare il recupero di discrete somme di denaro in cambio di una percentuale sull’intero capitale da recuperare è ormai divenuta una pratica sempre più diffusa tra gli imprenditori locali. Nella maggior parte dei casi, basta solo la presenza di alcuni personaggi conosciuti come appartenenti o vicini alla ‘ndrangheta per convincere anche i più ostinati a ritornare sui loro passi e pagare. Tale attività risulta oggi una delle maggiori fonti di introiti per le organizzazioni criminali, le quali, di fatto, trattengono per sé una grossa percentuale del debito riscosso, riuscendo, contestualmente, ad inserirsi nelle stesse imprese committenti o, comunque, nel settore commerciale locale. Anche in questo caso, gli atteggiamenti manifestati dagli indagati si sono rivelati assolutamente idonei ad esercitare una particolare coartazione psicologica sulle persone in quanto dotati dei caratteri propri dell'intimidazione derivante dall’associazione di tipo mafioso presente ed operante nel territorio. Gli indagati, dunque, recuperavano i crediti adottando una vera e propria pressione psicologica sulle vittime, con gravi e continue minacce, rese assolutamente efficaci per la consapevolezza delle vittime di avere a che fare con soggetti legati alla ‘ndrangheta:
“IO …omissis… VE LO GIURO... SE GLI RIDATE TUTTI I SOLDI A …omissis… VI SPARO DAI COGLIONI FINO ALLA GOLA E VE LI FACCIO SALTARE AL CERVELLO... QUESTO POCO MA SICURO... E TU LO SAI BENISSIMO COME LA PENSO EH... TE L'HO DETTO ANCHE A CASA TUA …omissis…”
“... E IO GLI SPARO QUATTRO COLPI IN TESTA GLI FACCIO SALTARE IL CRANIO... HAI CAPITO O NO? QUINDI PRENDILO E ME LO PORTI A VERANO A CARATE, DOVE CAZZO VUOI ... LO VAI E LO PRENDI... COME AVETE FATTO SEMPRE COI CAZZI VOSTRI PER ANDARE DA …omissis… E ME LO PORTI DAVANTI A ME PERCHÈ SE NO VADO A CASA SUA IO STANOTTE... PERCHÈ DESSO MI AVETE ROTTO IL CAZZO TUTTI”
Con questi mezzi garantivano il sostegno economico alle famiglie dei partecipi al sodalizio allo stato detenuti. E' stato registrato anche un voluminoso traffico di sostanze stupefacenti, del tipo cocaina, hashish e marijuana, per un valore complessivo stimato in 300mila euro, ponendo in sequestro Kg. 8,300 di sostanza stupefacente del tipo marijuana nonché oltre gr. 200 di hashish.
La famiglia Cristello
In particolare, gli indagati, tra cui spiccano i cugini Umberto Cristello, da poco scarcerato per precedente condanna per il reato di associazione mafiosa, e Carmelo Cristello, erano in grado di incutere timore ed omertà con la sola spendita del cognome “CRISTELLO”. Dice uno degli indagati parlando di un’estorsione da fare:
"Ah no!!! adesso vado là e gli dico che ho bisogno che devo pagare gli avvocati! “ […] “No, no, me li danno! Quando mi vedono il terrore hanno lì dentro! (ride)”[...]".
A Meda trovato un ordigno artigianale
Nel corso delle perquisizioni eseguite, presso una cascina a Meda è stato rivenuto un ordigno artigianale pericoloso del tipo “bomba carta” che verrà fatta brillare da personale specializzato del Nucleo Artificieri di Milano, nonché nr. 63 confezioni di prodotti anabolizzanti a carico di uno dei destinatari sul quale sono in corso ulteriori accertamenti.