Numero unico emergenze? “Non funziona”. E il Piemonte attacca la Lombardia
La nostra Agenzia regionale emergenza urgenza risponde per le rime: "Orgogliosi".
Numero unico emergenze (Nue 112) nella bufera: un vento che soffia dal Piemonte verso la Lombardia e che mette in discussione il modello in vigore.
Numero unico emergenze 112
Il numero unico di emergenza 112 (Nue 112) è il numero di telefono per contattare i servizi di emergenza nell’Unione europea, attivo (almeno parzialmente) in tutti gli stati europei dal 2017.
Insomma, se non ve ne eravate accorti, non c’è più bisogno di chiamare il 115 per allertare i Vigili del fuoco, oppure il 118 per il soccorso medico-sanitario, o il 113 per la Polizia o ancora il 117 per la Guardia di Finanza.
Adesso tutti questi numeri d’emergenza sono centralizzati nel 112, che una volta era la “linea rossa” dei soli Carabinieri. O meglio, voi potete chiamare ancora il 118 o il 113… ma vi risponderà la stessa centrale operativa.
Come funziona il servizio
Una sola centrale operativa e una batteria di operatori addestrati a rispondere, che smistano, filtrano, approfondiscono e che poi coinvolgono in maniera mirata tutti gli attori necessari: per esempio sia ambulanza, che automedica, che Polizia, ma anche Vigili del fuoco, in caso di un incidente con feriti rimasti incastrati nelle lamiere.
Il caso che abbiamo portato è emblematico. Certo, se ti servivano i soli Vigili del fuoco, prima li chiamavi direttamente, ora sarà invece la centrale operativa ad allertarli. Quindi si perde un “quid” di tempo in più. Ma per avere vantaggi concreti, come vedremo fra qualche riga.
La contestazione dal Piemonte
Attenzione: non stiamo parlando degli ultimi arrivati. A mobilitarsi dal Piemonte per attaccare il “modello lombardia” sono stati addirittura i sindacati regionali degli infermieri (Nursind), dei Vigili del fuoco (Conapo, Uil Pa, Confsal e Fns Cisl) e della Polizia di Stato (Siulp e Siap), che han sottoscritto un comunicato congiunto. E che in sintesi dice che il modello non funziona.
I servizi radiotelevisivi dedicati al Numero Unico Europeo 112 degli ultimi giorni evidenziano l’ostinazione dell’AREU Lombarda (Agenzia Regionale dell’Emergenza Urgenza) nel difendere un modello che non è stato messo in discussione neppure di fronte alle tragedie che ne decretavano il malfunzionamento.
È un modello non solo organizzativo, ma anche economico, esportato in più regioni, bollato con il dogma dell’infallibilità e protetto dal pensiero unico che non ammette repliche (…).
Non abbiamo nulla contro gli operatori del 112 e nemmeno contro il numero unico, al contrario riteniamo che la sua istituzione sia un bene collettivo, vanificato tuttavia dal peggiore tra i modelli operativi esistenti.
L’allungamento dei tempi sarebbe già sufficiente a giustificare la soppressione di queste strutture ma non è l’unico problema, a questo vanno aggiunte le localizzazioni errate e l’incomunicabilità tra gli enti del soccorso. Le Centrali Operative parlano tra loro prevalentemente per via telefonica e trasmettono i dati degli interventi sotto dettatura, è per queste ragioni che menzionare la “tecnologia di avanguardia” ha il potere di far inorridire qualsiasi addetto ai lavori (…).
Rivolgiamo quindi un appello ai media locali e nazionali: cessate di dar voce senza contradditorio a coloro che del nostro lavoro non sanno nulla, ma vengono profumatamente retribuiti per dirci come farlo.
Alcuni sostengono che servirebbero più dati per contestare il modello esistente, ma questo equivarrebbe ad attendersi più vittime. Abbiamo aspettato anche troppo, le statistiche di cui siamo in possesso sono più che sufficienti.
Si ponga fine a questa “standing ovation” per il numero di chiamate inutili filtrate dal 112, è uno scandalo italiano travestito da successo (…). Se quattro milioni di chiamate su un totale di sette sono inutili (cfr la Repubblica 18 giugno 2018) significa che la prevenzione ha fallito.
Cessate di erigere la Regione Lombardia ad eccellenza nel settore, le cronache locali hanno fornito fin dal principio ampio materiale per smentire questa tesi (…).
CLICCA QUI PER LEGGERE IL COMUNICATO INTEGRALE
La risposta a tono dell’Areu Lombardia
“Orgogliosi del modello Nue 112“. Così risponde alle critiche l’Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu) della Lombardia. La struttura diretta da Alberto Zoli respinge, anzi ribalta completamente le contestazioni.
In primis, non millantiamo nulla, sia chiaro. Non siamo certo noi ad andare in giro a tessere lodi “immotivate” del servizio. Non ne abbiamo bisogno. A parlare sono i fatti: il Nue 112 non solo finora ha funzionato bene, ma ha permesso finalmente di registrare dati sull’intera macchina dei soccorsi, dando trasparenza a tutta la procedura. In più ha consentito la chiamata garantita, concetto prima non scontato.
Sono i tempi lunghi a fare vittime, semmai. Certo, invece di uno, ci sono almeno due passaggi, ma i vantaggi sono evidenti. Il primo è che il Nue risponde sempre: anni fa il 118 di Milano perdeva fino al 17% delle chiamate perché se non hai a disposizione una batteria di 12 operatori, semplicemente non riesci a intercettarle tutte”.
Il secondo vantaggio è che gli operatori professionali sono addestrati a fare da filtro: sanno pesare l’emergenza e dare priorità alle segnalazioni realmente urgenti rispetto alle altre, che vengono smistate verso servizi alternativi. Il terzo vantaggio è la geolocalizzazione delle chiamate, un valore aggiunto che fa – questo sì – dimezzare i tempi d’intervento. Immaginate quando al telefono, magari nel panico, chi chiamava sapeva dire del luogo di un grave incidente solo che si trovava su una strada fra Vattelapesca e un altro paese e l’unico dettaglio era che vedeva in lontananza un’insegna luminosa di colore giallo…”
Conclusione, rilancio e invito
“Se assumiamo il fatto che la media per l’arrivo di un’ambulanza (o di un altro mezzo di soccorso) sul posto è di circa 10 minuti, si capisce bene che il problema non sono i tempi allungati. Soprattutto se, rispetto a prima, per altro, i tempi si allungano di non più di 30 o al massimo 40 secondi, ma nemmeno. Invitiamo tutti i giornalisti interessati, ma anche i semplici cittadini, a venire a visitare le nostre sale operative e a toccare con mano”.
daniele.pirola@netweek.it