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Piccoli locali, grandi distanze: il Crotto del Sergente e l'Enoteca84 raccontano le difficoltà della riapertura

La maggiore preoccupazione è legata al distanziamento dei tavoli che influirà sul numero di dipendenti e sui costi.

Piccoli locali, grandi distanze: il Crotto del Sergente e l'Enoteca84 raccontano le difficoltà della riapertura
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Piccoli locali, grandi distanze. Un binomio difficilmente attuabile. Le linee guida per la riapertura di bar e ristoranti da Governo e Regione dovrebbero arrivare a ore ma le ipotesi che sono state anticipate in questi giorni hanno ampiamente spaventato i commercianti. Quattro metri quadri per ogni tavolo, almeno due metri di distanza tra le persone, per chi ha locali da 40 metri quadri non più di una persona alla volta. Se queste ipotesi verranno confermate metteranno in crisi soprattutto i piccoli locali, quelli tipici dei nostri centri storici più caratteristici.

Il Crotto del Sergente: "Con un numero così ridotto di tavoli, mi basterà la metà del personale e gli altri?"

Non nega i suoi timori sulle condizioni per la riapertura Massimo Croci, notissimo ristoratore comasco proprietario del Crotto del Sergente di Lora, già conosciuto sul territorio e salito alla ribalta nazionale dopo la partecipazione al programma tv 4 Ristoranti con Alessandro Borghese.

"I nostri spazi ci permettono normalmente di fare più di 100 coperti - racconta Croci - Con il distanziamento dei tavoli che ci potrebbero chiedere potrei garantirne una cinquantina sfruttando anche la grande area all'aperto di cui godiamo. In caso di maltempo invece dovremmo accontentarci del 25% dei coperti normali. Se queste saranno le condizioni confermate saremo in grande difficoltà, seppur avvantaggiati per l'area all'aperto".

Non è infatti solo una questione di numero di tavoli. "Io solitamente ho 8 dipendenti fissi cui si aggiungono i collaboratori a chiamata per il weekend - spiega il ristoratore comasco - Con un numero così ridotto di tavoli, mi basterà la metà del personale e gli altri? Quando finirà la cassa integrazione cosa faranno?".

C'è poi l'aspetto più tipico del "mangiare fuori". Certo si esce per godere della buona tavola ma non solo, è una questione di abitudini: si esce a mangiare per stare insieme, tra amici o familiari, per trascorrere una serata in compagnia e divertimento. E su questo punto Croci commenta: "Se i clienti non saranno a loro agio tra mascherine, guanti, distanziamento e misurazione della febbre semplicemente non usciranno a mangiare. Serve la sicurezza contro il virus, è indubbio, ma anche il buon senso".

L'enoteca 84: "Non penso di riaprire la parte ristorante"

Chiara Signori, proprietaria dal 2013 dell'Enoteca84 di via Milano a Como, ha le stesse preoccupazioni. Anzi di più, perché il suo locale conta solo 60 metri quadri a disposizione dei clienti. "In tempi normali ho cinque tavoli nel locale ma a queste condizioni è possibile che non riapra la parte ristorante ma solo la vendita - racconta Chiara - Vorrebbe dire avere uno, forse due tavoli. Il mio è un piccolo locale accogliente, non è fatto per distanziare le persone". 

Sono molte le questioni che i commercianti devono prendere in considerazione per poter riaprire, soprattutto per rientrare dei nuovi costi. "Non inficerebbe molto la sanificazione che in ambito alimentare è già fondamentale - spiega la ristoratrice - Quanto, ad esempio, dover aver un dipendente che misuri la febbre ad ogni cliente. Inoltre dovremo tenere conto del fatto che quest'anno non ci saranno i turisti. Io lavoro molto con questa categoria, ho collaborazioni con B&B e case vacanza, che oggi non ha più neppure una prenotazione".

Stephanie Barone

Foto in copertina: Crotto del Sergente

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