Regione Lombardia, il nuovo assessore: “Agricoltura non è nemica dell’ambiente”
Allo studio: "Licenza di caccia tutto l'anno in Lombardia per difendersi da nutrie e cinghiali".
Regione Lombardia, intervista all’assessore Fabio Rolfi, membro della Giunta guidata dal governatore Attilio Fontana: «Tuteliamo agricoltori e ambiente».
Valorizzare l’attività agricola
Agricoltura, alimentazione, aree verdi, risorse forestali, consorzi irrigui, caccia. Sono i temi di cui si occupa il nuovo assessore regionale Fabio Rolfi, con cui abbiamo fatto un primo bilancio di questi due mesi di attività: «La sfida è la gestione unitaria di questi comparti legati tra loro, con l’obiettivo di valorizzare l’attività agricola, sia dal punto di vista reddituale per l’agricoltore, sia finale per una corretta alimentazione, sia come strumento di salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità. Anche la rete dei Consorzi irrigui, in una regione che produce il 42% del riso italiano, è strategica per la sicurezza idrogeologica. E i parchi sono per l’80% agricoli».
Spesso, invece, si è vista l’agricoltura come nemica dell’ambiente…
«Per decenni si è fatto uso di pesticidi, ma sono stati fatti passi da gigante: dati recenti confermano che l’inquinamento delle falde acquifere è nettamente calato. Inoltre, oggi, cresce il biologico: in Franciacorta siamo già al 60% della produzione vitivinicola».
Il problema della fauna selvatica unisce agricoltura e caccia?
«Le nutrie sono una vera emergenza, con danni incalcolabili, sia alle colture che al sistema irriguo. Arriveremo a stanziare 500mila euro. Anche il cinghiale è un problema, presto autorizzeremo gli agricoltori con licenza di caccia a poter sparare tutto l’anno per difendere i propri terreni. Ma serve anche l’azione dello Stato. L’attività venatoria è un elemento fondamentale nella catena dell’ecosistema per contenere la fauna selvatica».
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Sarà più facile lavorare con un ministro del suo partito e pavese, Gian Marco Centinaio?
«Sono convinto che sapremo fare cose molte concrete e operative nell’interesse degli agricoltori italiani e lombardi».
Sopratutto verso l’Unione europea: la nuova Pac potrebbe subire dei tagli, ci saranno conseguenze?
«Si prevede un taglio del 5% dei contributi al settore agricolo e le nuove linee guida sono molto preoccupanti: rafforzano gli interventi climatici e ambientali. Ma la Pac nasce per sostenere la competitività del settore agricolo, e vogliamo difendere questa visione. C’è preoccupazione per gli importi: il 5% in meno vuol dire 3 miliardi per l’Italia e 300 milioni per la Lombardia. Ma con il ministro saremo vigili».
La Lombardia anticipava i contributi Pac agli agricoltori, ma oggi non più…
«Voglio tornare ad anticiparli. Questa scelta era nata per aiutare le aziende che a metà anno si trovano senza liquidità e devono fare ricorso alle banche. E la solidità finanziaria della Regione ce lo permetteva. Ma da tre anni una legge nazionale ce lo vieta. Speriamo che adesso il Parlamento possa modificare questa norma».
Parliamo di latte?
«Intendiamo rafforzare il comparto con progetti di filiera per sviluppare prodotti a base di latte lombardo che possano incontrare l’interesse dei consumatori, usando il latte in eccesso che causa la caduta del prezzo. Poi, da settembre lanceremo l’anno del latte, insieme a tutti gli operatori, ai medici di base, alle scuole e sui territori, vogliamo comunicare le sue qualità nutritive e contrastare le bugie che vengono diffuse, per spiegare che il latte lombardo, il 41% della produzione nazionale, è il più sicuro».
Passiamo al riso?
«Per prima cosa l’Italia deve difendere con autorevolezza le proprie produzioni in Europa. A partire dalla figuraccia dell’etichettatura di origine dei prodotti. Per il riso dobbiamo chiedere la clausola di salvaguardia per le importazioni dai Paesi del Sud Est Asiatico».
Per la filiera bosco-legno ha già pensato a qualcosa?
«Dobbiamo valorizzare il prodotto legno: il bosco è una grande risorsa economica rinnovabile. La nostra regione è coperta per il 40% da boschi ma siamo importatori netti di legno… sia per i mobili che per ardere. Qualcosa non funziona. Potremmo riattivare economie locali in contesti marginali e favorire il contrasto al dissesto idrogeologico».
State anche favorendo l’accesso dei giovani a questo settore?
«Abbiamo stanziato 11,5 milioni di euro. E’ un elemento caratterizzante del nostro Programma di Sviluppo Rurale, una scelta della Giunta Maroni: investire nel ricambio generazionale, nella formazione dei giovani e nell’avvio di nuove attività. E intendo continuare su questa strada: le aziende agricole sono tornate ad aumentare e gli istituti agrari sono pieni».