Salva la vita a una paziente anziana STORIE SOTTO L'ALBERO

Il Giornale di Cantù regala ai lettori di Giornaledicomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2018 sulle pagine del nostro settimanale.

Salva la vita a una paziente anziana STORIE SOTTO L'ALBERO
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(Cermenate) "Chi salva una vita, salva il mondo intero": è ancora scossa dall’adrenalina la dottoressa Maria Gabriella Cristaldi mentre pronuncia questa frase. Una frase che racchiude in sé tante emozioni: la passione per la professione di medico, che esercita da 18 anni, l’orgoglio di essere riuscita a salvare una donna in fin di vita, ma anche la paura di aver visto la morte passarle accanto.

Salva la vita a una paziente anziana

La giornata di mercoledì 10 gennaio era iniziata in maniera tranquilla: la sala d’attesa dell’ambulatorio di via Diaz, dove la dottoressa riceve in qualità di medico di base, era gremita di pazienti; i soliti casi di influenza e malanni di stagione. Fino a quando la routine viene bruscamente spezzata: "Stavo visitando una paziente quando la mia segretaria ci ha interrotto incitandomi ad andare in sala d’attesa, dal momento che era arrivata una signora in gravi condizioni", ha spiegato il medico, che risiede a Cantù. Poco prima, infatti, una signora anziana di 80 anni, accompagnata dal figlio di mezza età, era entrata nello studio. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi: la donna respirava a fatica e non riusciva a reggersi in piedi, probabilmente aveva in corso un attacco cardiaco.

La segretaria Emilia Frigerio ha intuito immediatamente che non si trattava di un semplice malanno stagionale e ha dato subito l’allarme. "Appena ho visto la signora ho capito che non c’era un minuto da perdere – ha continuato il suo racconto la dottoressa – e ho chiamato immediatamente il 118. Non potevo però rimanere con le mani in mano ad aspettare l’arrivo dell’ambulanza, anche perché probabilmente la signora non ce l’avrebbe fatta. Ogni istante in queste circostanze è prezioso. Sentivo la morte aleggiare nella stanza, ma non mi sono data per vinta. Quindi ho dovuto fare il possibile con le esigue attrezzature a mia disposizione. Le ho misurato la pressione e appena ho visto che la massima era di 280 le ho somministrato delle gocce per abbassarla". Questo gesto ha probabilmente salvato la vita alla anziana: in queste circostanze anche pochi minuti possono essere fatali.

Spirito di collaborazione

Medicina di fondamentale importanza, come sostiene la dottoressa, è stata anche l’umanità: "Fino all’arrivo del personale ospedaliero ho tenuto la mano alla signora, parlandole e tranquillizandola: è importante in situazioni come queste cercare di non stressare ulteriormente i pazienti. Io cerco sempre di tenere a mente che nel mio lavoro ho a che fare con persone, con corpi ma anche con anime. Questo aspetto non va mai sottovalutato: è con l’affetto e l’umanità che riusciamo a essere medici". Probabilmente il figlio della donna non aveva compreso la gravità della situazione, decidendo infatti di accompagnarla in un ambulatorio medico, dove non era neanche paziente, e non in ospedale o di chiamare l’ambulanza. Anche di fronte alla decisione della dottoressa Cristaldi di chiamare i soccorsi, l’uomo si sarebbe offerto di accompagnare la madre al pronto soccorso in auto. Sembrerebbe che la donna non si facesse visitare da un medico da oltre 20 anni. "La prevenzione è di vitale importanza – ha ricordato la dottoressa – e soprattutto dopo una certa età non andrebbe sottovalutata".

Giunta sul posto l’ambulanza, il personale medico ha intubato la donna e chiesto l’intervento di un elisoccorso, per trasportare la donna in minor tempo nella struttura ospedaliera. Da lodare quindi, l’intuito, il sangue freddo e la determinazione della segretaria e della dottoressa, che hanno lottato contro il tempo per tenere in vita la donna fino all’arrivo dell’ambulanza. Un ruolo decisivo, come ha voluto sottolineare la dottoressa, lo hanno ricoperto anche i pazienti presenti in sala d’aspetto. Da subito collaborativi, hanno aiutato le due donne ad allestire lo studio trasformandolo in uno spazio di primo intervento, cercando a loro modo di essere d’aiuto e non di intralcio.

Una giornata che la dottoressa difficilmente dimenticherà: "Si è trattata di una prova sia a livello professionale che a livello umano. Ho fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità e penso che il senso della vita sia racchiuso in questo: aiutare gli altri con umanità e affetto, fare tutto quello che è nelle nostre capacità per salvare gli altri".

(Giornale di Cantù sabato 13 gennaio 2018)

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