da ventiquattro anni è a tavernerio

Sessant'anni di sacerdozio per il saveriano Padre Gabriele Ferrari

"Questo “compleanno” è una grandissima fortuna: non lo raggiungono in molti, e sono fortunato a poter dire di farlo in salute - Per questo ringrazierò Dio insieme a chi vorrà"

Sessant'anni di sacerdozio per il saveriano Padre Gabriele Ferrari
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Sessant’anni di sacerdozio: festa per Padre Gabriele Ferrari, dei Missionari Saveriani. Il religioso, residente nella comunità di Urago a Tavernerio, è originario di Rovereto ed era stato ordinato il 28 giugno 1964 a Trento. Dopo avere trascorso alcuni anni in seminario a Trento, è andato in missione in Burundi: «Ho chiesto il permesso all’Arcivescovo e me lo ha concesso: così, appena dopo l’ordinazione, sono partito per il Burundi - racconta il religioso - Dopo essere entrato nei Missionari Saveriani, un istituto missionario fondato a Parma. Sono poi stato alla Direzione generale dell’istituto: mentre ero in Burundi sono stato chiamato a Roma, dove ho fatto sei anni in Consiglio generale e poi dodici Direttore generale. Sono poi tornato molte volte in Burundi, dove sono rimasto fin quando non sono stato chiamato a lavorare nel campo della formazione permanente dei Missionari. Si può dire che il mio percorso abbia seguito un tracciato molto frammentato!».

A Tavernerio da ventiquattro anni

Padre Gabriele è arrivato a Tavernerio ventiquattro anni fa. «Sono qui dal 2000 - prosegue - Mescolavo impegni qui e tre, quattro, cinque mesi l’anno in Burundi, dove insegnavo Teologia: sono andato avanti così fino al 2019. Adesso sono pensionato, ma ricordo quell’esperienza in Africa come un momento bellissimo. Ma l’esperienza più bella è stata quando facevo il parroco, seguita da tante altre: essendo consigliere ho visitato molti dei miei confratelli dal Giappone, al Brasile, fino in Cina».

Nel fine settimana il religioso celebrerà messa a Rovereto. <Sarà alle 9.30 in San Marco per amici, parenti e conoscenti. Sarò poi a Trento il 25. Questo “compleanno” è una grandissima fortuna: non lo raggiungono in molti, e sono fortunato a poter dire di farlo in salute - Per questo ringrazierò Dio insieme a chi vorrà. Quante cose sono accadute e quanti mondi diversi ho percorso, quante persone ho incontrato e quante sono passate al di là! Ma, se io chiudo gli occhi, ho l’impressione di essere ancora il neo-ordinato sulla porta della Cattedrale di Trento all’uscita dall’ordinazione il 28 giugno 1964, quando mia madre, abbracciandomi mi disse: “Ora ci credo che sei diventato prete”. Lei ha sempre avuto paura che io mi sbagliassi, che la mia decisione fosse un “colpo di testa”. La mia ordinazione sacerdotale è coincisa con la decisione di lasciare la diocesi di Trento per partire per la missione. Sempre mia madre, dopo una crisi cardiaca un mese prima della mia partenza, la mattina dopo vedendomi mi disse: “Sono contenta di non essere morta stanotte, perché la gente avrebbe detto che è morta di dolore per la partenza del figlio. Invece va’ pure, sono contenta che tu possa andare in missione”. Questa benedizione insieme con quella di mio papà in lagrime, mi ha fatto giungere a questo giorno in cui sento rinnovarsi in me la gioia di aver seguito la chiamata di Dio e di aver vissuto questa vita che è stata già lunga, ricca di esperienza e di amore ricevuto e dato, nel servizio ai miei fratelli. Tutto è stato grazia, dono della misericordia di Dio, rinnovato giorno dopo giorno in questi sessant’anni. Grazie, Signore per il tuo dono!».

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