l'albavillese è stato insignito della medaglia d'onore alla memoria

Tagliabue, schiavo di Hitler nel lager di Stablack. Il racconto del figlio: "Conservo tutti i documenti: doveroso trasmettere questa storia per non dimenticare"

L'albavillese Carlo Antonio Tagliabue fu deportato nel lager di Stablack: il figlio Giorgio, che custodisce gelosamente tutti i documenti di quegli anni bui, traccia la sua storia per non dimenticare le atrocità del nazismo

Tagliabue, schiavo di Hitler nel lager di Stablack. Il racconto del figlio: "Conservo tutti i documenti: doveroso trasmettere questa storia per non dimenticare"
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L'albavillese Carlo Antonio Tagliabue fu deportato nel lager di Stablack: il figlio Giorgio, che custodisce gelosamente tutti i documenti di quegli anni bui, traccia la sua storia per non dimenticare le atrocità del nazismo.

Partecipò alla battaglia di Nikolajewka

«Mio papà non amava aprire questa cassettina in legno, sfogliare questi documenti e ripercorrere quegli anni terribili dei campi di lavoro: ma oggi tutto questo materiale è un patrimonio storico che va custodito gelosamente per non dimenticare quello che successe». Giorgio Tagliabue, geometra albavillese, ha aperto nei giorni scorsi la cassettina di legno che custodisce nel suo studio: al suo interno, fogli scritti a mano, ingialliti, documenti in tedesco e persino una «Canzone dei reduci» di proprietà del padre Carlo Antonio. «Mi piacerebbe farla musicare - commenta - Questo foglio, con il testo della canzone, riporta la dicitura “Proprietà di Carlo Antonio Tagliabue”, il mio papà ci teneva davvero molto».

Carlo Antonio Tagliabue, classe 1910, nato a Erba, e deceduto nel 1997 a 87 anni, è stato tra i deportati al campo di prigionia di Stablack.

«Dal 3 settembre 1941 fu Sergente del Secondo Reggimento Artiglieria Alpina, Tridentina, Comando gruppo Valcamonica, specializzato in trasmissioni. Partecipò alla battaglia di Njkolajewka e rientrò in Italia con congelamento ai piedi: fu ricoverato all’ospedale di Lecco - spiega Tagliabue - E nel 1943 fu richiamtao a Vipiteno, ma dato che rifiutò di aderire ai nazifascisti fu catturato dai tedeschi e caricato in un carro bestiame che lo condusse al campo di Stablack. Lui era di professione falegname, così fu destinato a fabbricare baracche di legno, subendo fame, freddo e tanti soprusi. Fu liberato dai russi e venne portato con gli altri internati della stessa zona a Gumbinnen - prosegue - fin quando non rientrò ad Albavilla dopo un lunghissimo viaggio, il 12 ottobre 1945. Era già stato dato per disperso, tanto che in suo suffragio fu organizzata una messa: ma arrivò a casa malandato, malconcio, e corse incontro a mio fratello Dante che però spaventato gli tirò contro dei sassi... Finché non capì che era il suo papà!».

Dopo il ritorno Tagliabue condusse una vita di duro lavoro. Rimase in contatto con alcuni prigionieri che trovò a Gumbinnen: ogni cinque anni continuarono a ritrovarsi ad Asso per una messa e per ricordare quanto passato». Tagliabue fu anche insignito della Medaglia d’onore alla Memoria dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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