Erba

Trionfa al tavolo da biliardo dopo aver sconfitto il coronavirus

Domenico Lanfranchi era stato il primo paziente della Terapia subintensiva del Fatebenefratelli di Erba.

Trionfa al tavolo da biliardo dopo aver sconfitto il coronavirus
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E’ stato ricoverato in ospedale per più di 40 giorni lottando con tutte le sue forze contro il Coronavirus, con l’unico pensiero di tornare a casa da sua figlia e suo nipote e con la speranza di poter riprendere a ballare e a giocare a biliardo.

Era stato il primo paziente di Coronavirus all’ospedale di Erba

Domenico Lanfranchi, bulciaghese di 65 anni, in pista non è ancora tornato anche perché le sale da ballo sono chiuse ormai da mesi, ma al tavolo verde ha già ottenuto parecchi successi, tra cui un ottimo punteggio a una gara che lo porterà ai nazionali a Saint Vincent. Ricoverato lo scorso 4 marzo dopo giorni di febbre alta, era stato il primo paziente della Terapia subintensiva dell’ospedale Fatebenefratelli di Erba, dove aveva trascorso tre settimane con indosso il casco Cpap giorno e notte, ma dal quale era stato dimesso senza grandi conseguenze a fine aprile.
"Quando sono stato dimesso e sono rimasto in casa per i 14 giorni di quarantena prevista ero molto abbattuto e giù di morale: ero stanco, facevo fatica a camminare perché ero rimasto a letto più di un mese e non pensavo che sarei mai più tornato alla mia vita di prima» confessa Lanfranchi, residente nella località di Campolasco. Un paio di mesi fa però è riuscito a tornare al tavolo da biliardo, anche se con qualche comprensibile difficoltà: «Stare in piedi non mi pesa, ma a volte mi manca il fiato quando tengo la mascherina troppo a lungo. Dagli ultimi esami è emerso che i polmoni non si sono ancora riaperti del tutto e la mancanza di respiro è dovuta a quello. Non ci sono abituato, a parte un’operazione alla tiroide sono sempre stato in salute e molto attivo".

“La gara più importante l’ho vinta in ospedale”

La scorsa settimana Lanfranchi ha infatti partecipato a una gara nel Comasco, che gli ha dato accesso alla finale di Verdellino, nella Bergamasca, per poi partecipare ai nazionali in Valle d’Aosta: «Su tre partite ne ho giocata davvero bene una soltanto. La sera precedente a quando ho iniziato a manifestare i sintomi del Covid avevo preso parte a un’altra gara e quindi, durante questa competizione, mi venivano come dei flashback dei primi giorni chiuso in casa senza nessuna assistenza, perché sia il 112, che la guardia medica che gli operatori del numero di emergenza del Coronavirus minimizzavano il problema».
I ricordi del periodo di degenza sono ancora molto nitidi nella mente di Domenico Lanfranchi, che all’ospedale di Erba ha visto tanti pazienti morire, alcuni anche molto più giovani di lui. "La notte faccio fatica a dormire perché mi ritornano tutti i pensieri di quell’esperienza, non pensavo che ne sarei mai uscito – rivela con dispiacere – Ho ripreso i chili che avevo perso, sono tornato a fare una vita normale insieme a mia figlia Katia e mio nipote Alessandro, ho pian piano ripreso le mie passioni, ma niente è davvero tornato come prima e ho paura di poter ricadere di nuovo in quel tunnel".
L’unica cosa positiva che gli ha lasciato l’esperienza in ospedale è l’amicizia che ha creato con il suo compagno di stanza: «Ogni volta che mi reco all’ospedale di Erba per i controlli lo incontro per un caffè e ci sentiamo spesso, idem con la fisioterapista che mi ha seguito. E’ stato un calvario, posso dire che la gara più dura non l’ho giocata al tavolo da biliardo ma in un letto d’ospedale e l’ho vinta».

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