Tumore alla prostata una comasca protagonista di una scoperta scientifica
"Questo studio è per me una grande soddisfazione" ha spiegato la dottoressa.
La comasca Arianna Calcinotto insieme a un team internazionale di ricercatori dell’Istituto oncologico di ricerca (IOR), ha messo a punto una metodologia innovativa capace di contrastare l’evolversi del tumore alla prostata. Lo studio è stato pubblicato da Nature, la rivista scientifica di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica internazionale.
Il tumore alla prostata
Si tratta del più frequente tumore negli uomini adulti. Nonostante recenti progressi terapeutici, in un’elevata percentuale di pazienti – dopo un’iniziale fase di risposta alla terapia chirurgica e anti-androgenica – la malattia evolve in una forma resistente e aggressiva, diventando inevitabilmente fatale. Per decenni oncologi e scienziati si sono trovati unanimi nell’affermare che il bersaglio da colpire per arrestarne l’evoluzione fossero gli ormoni maschili (androgeni e testosterone, considerati la benzina per la progressione del tumore) ed effettivamente in mancanza di questi le cellule prostatiche tumorali in un primo tempo muoiono. Successivamente, tuttavia, le stesse cellule attivano la contromossa e riescono a sopravvivere anche in mancanza del loro nutrimento essenziale. Come il tumore riuscisse a resistere alla carenza di androgeni e ripartire più forte di prima era rimasto fino ad oggi un mistero.
Ecco cos'ha scoperto
Il segreto lo ha scoperto una giovane scienziata italiana, Arianna Calcinotto, parte del gruppo internazionale di ricercatori guidato dal Prof. Alimonti. Gli scienziati, avvalendosi di collaborazioni nel Regno Unito e in Italia, hanno rilevato come elevati livelli di interleuchina 23 (IL23) fossero presenti nel sangue e nei tumori della maggior parte dei pazienti resistenti alla terapia anti-androgenica. "Ci siamo accorti - ha spiegato Calcinotto - che il rilascio di IL23 nel tumore è dovuto ad un tipo particolare di cellule del sistema immunitario (le cellule mieloidi), le quali in questo modo conferiscono resistenza alla terapia, promuovendo la sopravvivenza e la proliferazione delle cellule prostatiche tumorali". Cellule mieloidi (in verde) infiltranti il tessuto tumorale prostatico (in giallo) in una lesione tumorale metastatica da paziente resistente alla terapia ormonale (trattamento con enzalutamide). Immagine prodotta dal team del Prof. Johann de Bono, UK.
I prossimi passsi
Ora servirà trasportare la scoperta a livello clinico, individuando l’anticorpo giusto in grado di bloccare selettivamente l’IL23. “La nostra ricerca – continua la dott.ssa Calcinotto –darà vita a un promettente studio clinico nei pazienti affetti da tumore prostatico, come già avviene per il trattamento di patologie come la psoriasi, molto ben tollerata dai pazienti". Recentemente l’immunoterapia ha ottenuto ottimi risultati clinici in diversi tipi di tumore. Mentre però la maggior parte delle immunoterapie attualmente in uso sono mirate a riattivare il sistema immunitario bloccato dal tumore, questo studio pone l’attenzione su un modo diverso di concepire l’immunoterapia, che vede bloccare i fattori prodotti dalle cellule del sistema immunitario che fungono da nutrimento per il tumore.
La gioia della dottoressa
"Questo studio è per me una grande soddisfazione, – conclude Calcinotto – la vita del ricercatore è una vita difficile ed è necessario avere una grande tenacia, soprattutto per noi donne che ancora oggi fatichiamo a raggiungere posizioni apicali sebbene dotate di grande creatività e determinazione. Sono infatti molto felice di aver creato un team di lavoro tutto al femminile. Per conciliare la vita privata con quella professionale accumulo molte miglia ogni anno. La fortuna è aver trovato un marito che come me ama il suo lavoro, Andrea Gaeti architetto operante in Brianza e in Cina, e che ha da sempre compreso la necessità per noi ricercatori di viaggiare e lavorare spesso anche molto lontano da casa".
Il curriculm
Arianna Calcinotto (nata a Seregno il 19 Aprile 1984) è una giovane immunologa italiana. Dopo la maturità scientifica presso il liceo E. Fermi di Cantù, affascinata dalle lezioni di scienze ha deciso di iscriversi alla facoltà di Biotecnologie molecolari presso l’Università di Milano-Bicocca. Dopo la laurea specialistica, ha conseguito nel 2015 il dottorato di ricerca internazionale in Medicina Molecolare presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. La sua carriera scientifica è iniziata nel 2008 presso il laboratorio di Immunologia cellulare diretto dal Dr. Matteo Bellone, dove, come studentessa prima e dottoranda poi ha studiato le interazioni tra il sistema immunitario e il tumore. Il progetto di dottorato l’ha portata a lavorare per diversi mesi negli Stati Uniti nel laboratorio del Dr. Leif Bergsagel presso la Mayo Clinic. A fine 2015 ha proseguito la sua attività di ricerca presso il laboratorio di Oncologia molecolare diretto dal professor Andrea Alimonti.
Fate presto, vi prego! Siamo in migliaia a sperare in voi.