Storie sotto l'ombrellone

Un giovane campanaro in alto al campanile di Arosio

Il Giornale di Cantù regala ai lettori di Giornaledicomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2020 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.

Un giovane campanaro in alto al campanile di Arosio
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Ha soli 21 anni, di professione è mobiliere, e ha una grande passione che lo accompagna fin da quando era piccolissimo: suonare le campane. E infatti solo poco tempo fa ha realizzato il sogno di salire fino in alto al campanile della chiesa di Arosio per suonare le campane... a mano. Marco Farina, nato e cresciuto a Cremnago di Inverigo, dove ancora vivono i suoi genitori e da qualche tempo residente a Lambrugo, è organista e responsabile delle campane nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso di Arosio.

Un giovane campanaro in alto al campanile di Arosio

La sua collaborazione con la parrocchia è nata quattro anni fa e con il passare del tempo è diventato non solo il musicista che allieta le funzioni con le note dell’organo, ma colui che si occupa di mantenere in funzione le campane che scandiscono la quotidianità della comunità. «Fin da piccolo ho sempre adorato il suono delle campane – racconta il 21enne – Ricordo che spesso fermavo la mamma quando avvertivo il “din don dan” perchè non volevo perdere un momento di quella sinfonia. La passione è cresciuta con me, insieme alla curiosità di conoscere e scoprire come nasce quel suono così speciale che nei piccoli paesi scandisce ancora i vari momenti della giornata. Quando ho iniziato la collaborazione con la parrocchia di Arosio come organista, mi è stato chiesto se volessi occuparmi anche della gestione delle campane, diventando il responsabile del loro funzionamento e della pulizia del campanile. Una proposta che ho accettato con grande entusiasmo».
Non c’è nulla di improvvisato nel suonare le campane. Infatti tutto deve essere studiato e programmato nei dettagli perchè differenti sono le melodie che accompagnano i vari momenti della giornata e annunciano eventi come matrimoni, solennità o anche funerali.

Una figura che affonda le sue radici nella tradizione

«La figura del campanaro tradizionale è ormai scomparsa anche se io sono membro dell’associazione della Federazione campanari ambrosiani che vuole valorizzare e promuovere quest’arte – prosegue il ragazzo – Il suono delle campane mi trasmette delle emozioni che non riesco a descrivere a parole perchè riescono a raccontare storie e situazioni regalando gioia, entusiasmo o anche accompagnandoci quando siamo tristi o malinconici. Salire fin lassù, in alto al campanile e toccare con mano quella struttura imponente in bronzo mi ha dato un’energia straordinaria, tanto che nessuno è riuscito a trattenermi dal mettere le campane in movimento con una spinta delle mie braccia». Marco ha un obiettivo da realizzare nel suo ruolo di campanaro: «Riportare al posto del suono a martello quello a tastiera. Avere perciò a disposizione una sorta di pianola con i tasti collegati al batacchio delle campane che abilmente toccati potrebbero produrre speciali melodie».

(Giornale di Cantù, sabato 11 gennaio 2020)

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