STORIE SOTTO L'OMBRELLONE

Un secolo nel segno del dottor Bianchi L'INTERVISTA

Il Giornale di Olgiate regala ai lettori di Giornaledicomo.it le più belle storie raccontate nel corso del 2020 sulle pagine del nostro settimanale. Una piacevole lettura sotto l'ombrellone.

Un secolo nel segno del dottor Bianchi L'INTERVISTA
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Sorride, col solito guizzo negli occhi. Chiacchiera, con qualche sforzo di memoria e il piacere di «sfogliare» la sua vita lunga e piena. Lanfranco Bianchi ci aspetta accomodato nella sua poltrona, nel salotto di casa: maglione bordeaux Lacoste e camicia a righe fini, pantaloni di velluto. Sa perfettamente perché «bussiamo» alla sua porta: il dottore compie 100 anni. Un secolo, giorno speciale in calendario venerdì 3 luglio. Un buon motivo per riceverci, dopo mesi di restrizioni dovute alla pandemia, che incide anche sui festeggiamenti del compleanno: saranno limitati ai familiari più stretti. Festa grande rinviata, infatti, di qualche mese: possibilmente a settembre. Cinque figli, nove nipoti, due pronipotine, cinque mandati da sindaco di Olgiate Comasco, uno (l’ultimo chiuso nel 2016) sui banchi della minoranza, un’esperienza in Amministrazione provinciale, una laurea in Medicina, dedizione assoluta alla missione di medico condotto e la soddisfazione di aver presieduto l’ordine dei medici di Como, tuttora l’incarico di presidente onorario della Casa anziani olgiatese.

Un secolo nel segno del dottor Bianchi

Dottore, 100 anni: complimenti. Le fa effetto?
«E’ una grossa fortuna. Ho sempre avuto una vita abbastanza intensa e non ho mai pensato troppo al futuro. Pochi sono i centenari: posso dire che vivere così a lungo nella collettività di Olgiate è per me un grande premio».

Soddisfatto? Orgoglioso di ciò che ha fatto nella sua vita?
«La mia vita è costellata di aspirazioni, sorprese, di risultati raggiunti o che non è stato possibile raggiungere».

Raccontiamoli. Partiamo dal suo vissuto familiare.
«Mi sono sposato il 30 agosto 1950. Ho cinque figli, nove nipoti e due pronipotine. Anche qui posso dire di essere fortunato».

Laurea datata 26 febbraio 1948: ribattezzato Pico della Mirandola dagli amici degli anni universitari, medico con la mano tesa ai pazienti anche dopo il pensionamento.
«Studiavo molto. All’università ho superato 18 esami in 13 mesi. Il mio lavoro di medico condotto mi ha dato soddisfazioni: il rapporto coi pazienti è stato squisito. Hanno mantenuto un buon ricordo di me. In generale, sono convinto che noi medici condotti facevamo parte delle famiglie dei nostri pazienti. Si creavano rapporti di fiducia».

Oggi, invece, come valuta la sanità pubblica, provata dall’emergenza coronavirus?
«I medici di base si sono comportati bene. Per conto mio ora servirebbe ridare centralità proprio ai medici di base. Ripristinerei la figura del vecchio medico condotto. Per quanto riguarda il coronavirus, invece, mi pare una spagnola ripetuta: difficile pensare a una recidiva in autunno, però è doveroso prendere le giuste precauzioni».

Quelle definite a Olgiate, ad esempio sospendendo le visite a parenti e amici in casa di riposo, sono state fondamentali: giusto?
«Fortunatamente in Casa anziani non ci sono stati contagi. Il direttore sanitario è mio figlio Fabio: mi sembra che si sia comportato bene, insieme alla direttrice. Sono state prese decisioni importanti».

Veniamo al suo impegno da sindaco...
«I miei mandati hanno lasciato in più campi un segno tangibile del come un’Amministrazione dovrebbe essere guidata. Noi ci siamo trovati di fronte a un futuro di progresso, abbiamo affrontato situazioni che, in partenza, erano da “anno zero”. Il paese ha ottenuto un salto di qualità, inserendo lavori e strutture che hanno giovato all’intera collettività olgiatese e, più in generale, della zona. Purtroppo, ora mi sento preoccupato per la perdita di attività e di posti di lavoro: vedi “Avon” che se ne è andata da Olgiate...».

Le opere di cui è più orgoglioso?
«Dico una delle ultime, per la quale mi sono battuto da consigliere provinciale: l’ampliamento del liceo “Terragni”. Poi, ovviamente, la realizzazione di una struttura attiva e viva come è la Casa anziani».

Il rimpianto?
«La strada. La tangenziale era già appaltata, mi dispiace per come è stata interrotta nel 2001. E da quando è stata interrotta, con una battuta ho sempre sostenuto che non solo io ma anche i miei figli non avrebbero visto quella strada. Oggi aggiungo che nemmeno i miei nipoti la vedranno...».

Dottore, si riferisce all’intoppo diplomatico tra Comuni? Preliminare alla realizzazione del nuovo tratto della tangenziale di Olgiate è la bonifica (milionaria) dei terreni nei pressi del forno inceneritore: una partita complessa per il sindaco Simone Moretti. Che idea si è fatto?
«Serviva un po’ più di diplomazia».

Già che ci siamo: come valuta l’operato del primo cittadino?
«Mi pare che abbia svolto molto bene l’attività basilare. Non so, però, quanto sia resistente e quanta volontà abbia ancora per raggiungere i traguardi necessari alla collettività».

Dal suo punto di vista: quali priorità per migliorare Olgiate?
«Insisto sull’ampliamento della Casa anziani, inteso sia strutturalmente che come potenziamento dei servizi. Ad esempio, ci sono altre strutture che hanno reparti per malati di Alzheimer. E’ necessario programmare un intervento di questo tipo, affinché l’anziano possa passare con serenità gli anni a venire. Servirebbe anche un vero poliambulatorio dove collocare tutti i medici di base: sarebbe un presidio territoriale fondamentale».

Obiettivi impegnativi...
«E’ questione di volontà. E’ sempre questione di volontà e di coraggio».

Tra meno di un anno gli olgiatesi torneranno al voto: si dice che il suo gruppo degli Indipendenti sia pronto ad allearsi con l’attuale maggioranza, magari in una versione «emendata». Per farla breve: meno sinistra e più centro. Che ne pensa?
«Prima di tutto i pensieri sul futuro amministrativo devono considerare il nome di chi intende impegnarsi, il suo grado di preparazione e il tempo che dedicherebbe. Mai programmare al buio».

Lei non si candiderà, giusto? Meglio chiederlo, perché col dottore non si sa mai...
«L’età è l’età (sorride, ndr). Sono contento di essere presidente onorario della Casa anziani: significa che non sono stato dimenticato».

Parliamo un po’ di questi giorni, della consapevolezza di una vita lunga un secolo. Come trascorre le giornate?
«Leggo molto, soprattutto i giornali e la cronaca. Mi piace seguire lo sport alla televisione: ho sempre fatto sport, praticando sci e tennis sino in età avanzata. Cammino in casa e in giardino. Mi tengo attivo».

Domanda banale: la ricetta della longevità?
«Mangio poco. Ho sempre mangiato poco. Mi concedo un bicchiere di vino durante il pasto».

Interessante. Vino preferito?
«Se devo proprio scegliere, dico i vini francesi, che conoscono abbastanza bene per aver frequentato la Francia, anche per via del gemellaggio tra Olgiate e Liancourt. Però mi piacciono anche i vini piemontesi e veneti, senza particolare differenza tra rossi e bianchi».

Cosa desidera per i suoi primi 100 anni?
«Passare il giorno del mio compleanno in modo molto familiare. Sarebbe il regalo più bello».

Se potesse tornare indietro, cambierebbe qualcosa della sua vita?
«Cercherei di restare ancora più aggiornato in ogni campo. Oggi, purtroppo, vedo molta superficialità e impreparazione, anche a livello di leader politici di ogni schieramento».

Il suo rapporto col futuro: ha mai pensato alla fede?
«Io vivo nella società e cerco di essere utile al prossimo. Non mi pongo altre domande. La fede è una cosa bellissima: fortunato chi la possiede... Questa le è piaciuta? Riesco ancora a essere brillante (sorride, ndr), vero?».

In sintesi, dottore, un aggettivo per descrivere i suoi 100 anni?
«Mah! Belli. Ecco: direi belli, anche se impegnativi».

Rinnovandole gli auguri, vuole approfittare del giornale per un messaggio agli olgiatesi?
«Accetto gli auguri, accetto il futuro che mi verrà riservato e, soprattutto, spero di non essere abbandonato dalla saggezza. E sono pronto a dare ancora qualche consiglio a chi vorrà chiedermelo...».

(Giornale di Olgiate, sabato 27 giugno 2020)

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