Bellezza, storia, natura a Villa Carlotta e Villa del Balbianello: la perfetta gita fuori porta è in Tremezzina
Due gioielli del lago di Como da visitare.
Un forziere del Seicento che permetteva di trasportare l'oro spagnolo. La Tersicore e il Palamede di Antonio Canova. Sono solo alcune delle "chicche" che si possono scoprire con una gita fuori porta in Tremezzina. O meglio alla scoperta di due dimore mozzafiato che si trovano nel piccolo Comune del centro lago: Villa del Balbianello, bene Fai (Fondo ambiente italiano) dal 1988, e Villa Carlotta, gestita dall'omonimo Ente dagli anni Venti.
Questi weekend di fine primavera, inizio estate, sono il periodo perfetto per andare a scoprire due gioielli del Lago di Como, sia per chi vive in provincia e ha voglia di una gita di giornata senza doversi allontanare troppo, sia per i turisti che tornano dopo tanti mesi di restrizioni a visitare il nostro territorio.
Arrivare in Tremezzina è semplice: in auto ma si rischia un po' di traffico nei giorni di punta, in moto se vi piace ammirare il panorama e prendervela comoda con il vento tra i capelli ma anche in battello da qualsiasi punto del lago dobbiate arrivare (info dettagliate su Navigazione Lago di Como). Ad accogliervi in queste giornate frizzantine, sarà l'intenso blu del Lario, il verde delle montagne e i colori delle decine di ville d'altri tempi che impreziosiscono il panorama all'orizzonte.
Villa Carlotta
Tra queste c'è Villa Carlotta, il cui nome deriva da quello della figlia della principessa Marianna di Prussia che la ricevette in dono dalla madre nel 1850 in occasione delle sue nozze con il duca Giorgio II di Sassonia-Meiningen. La dimora è seicentesca e fu fatta costruire dai marchesi Clerici di Milano. Fu però grazie a Giovanni Battista Sommariva, proprietario dal 1801 che la dimora si arricchì di pezzi incredibili come le sculture del Canova. Collezioni, di cui fa parte anche "L'ultimo bacio di Romeo e Giulietta" di Francesco Hayez, che si possono ammirare al piano terra della villa tra uno scorcio e l'altro del lago che fa capolino dalle finestre.
Villa Carlotta è però molto altro. E' anche e soprattutto il suo immenso e meraviglioso parco curato nei minimi dettagli. Prima di arrivare a visitare la dimora infatti ci si addentra nel giardino che, soprattutto quando non ci sono moltissimi visitatori, fa fare un salto indietro nel tempo al Settecento, immaginando che tra quelle alte piante esotiche si rincorressero le nobildonne e i gentiluomini dell'epoca.
Così, con la possibilità di scegliere tra l'itinerario breve e quello completo, ci si addentra tra 1012 alberi, 202 rose, 395 camelie, 970 arbusti e 51 aiuole fiorite. Impossibile non restare incantati davanti al ruscello che divide perfettamente a metà la Valle delle Felci oppure non sentirsi in Asia quando si arriva al Giardino dei Bambù: si attende che da un momento all'altro spunti un panda. E come non innamorarsi dell'arroccato Uliveto da dove c'è una vista mozzafiato sul lago? Due consigli per i visitatori: non dimenticate di passare all'angolo delle Aromatiche, dove riscoprirete odori di casa e cucina, e al Pergolato degli Agrumi, è il posto perfetto per un bacio che non dimenticherete.
Villa Carlotta
Villa del Balbianello
Dopo la passeggiata nel giardino di Villa Carlotta, avete ancora voglia di scoprire le bellezze del Lago di Como? Non potete che spostarvi di qualche kilometro per visitare Villa del Balbianello, ormai da diversi anni il Bene Fai più visitato d'Italia. Due le opzioni per arrivare alla dimora: tramite una passeggiata di circa un kilometro nella piccola penisola boscosa di Lavedo o in taxiboat via lago da Lenno. In entrambi i casi farete un'esperienza unica.
L’iniziatore delle meraviglie del Balbianello fu il Cardinal Durini, letterato e mecenate, che a fine Settecento scelse questo angolo lacustre per farne un ritiro di delizia e di svago letterario. Una vocazione recuperata in tempi moderni da Guido Monzino (1928-1988), imprenditore, collezionista e appassionato viaggiatore, che nel 1974 fece della Villa il rifugio dove conservare i ricordi di una vita avventurosa. Monzino era uno dei figli del fondatore della Standa, nota catena di grandi magazzini, che visse all'insegna del viaggio: l'Africa, l'Hymalaya, il Kilimangiaro, la Groenlandia, il Polo Nord sono solo alcune delle sue spedizioni, raccontate in un Museo di cimeli all'ultimo piano della dimora.
Una villa che venne completamente restaurata tra il 1974 e il 1978 proprio per ospitare le collezioni di Monzino. A Villa del Balbianello si trovano 4mila libri, 200 stampe, 100 quadri in pittura retroversa su vetro oltre agli incredibili pezzi esposti nella Sala dei Primitivi. Una collezione di piccole sculture che vanno dall'Antico Egitto alla cultura Maya. Monzino voleva lasciare un segno concreto del suo passaggio sulla Terra e lo ha fatto donando al Fai una dimora che resta nel cuore non solo per la location unica al mondo, per il giardino curato nei minimi dettagli ma per il cuore con cui lui stesso ha amato quella casa. Un amore che si respira in ogni dettaglio.
Monzino, a cui oggi è dedicata la via che porta alla dimora, nel 1988 ha lasciato al Fai non solo la villa ma anche le collezioni e un importante cifra di denaro per sostenere la cura della dimora per qualche anno. Ma ha fatto anche richieste specifiche nel suo testamento, sulle potature delle piante ad esempio: gli alberi a cupola che si vedono all'estero sono così perché Monzino lo ha lasciato nero su bianco, così che proprio come lui anche i visitatori dal suo studio potessero vedere il lago.
Villa del Balbianello
Solo qualche assaggio di questi due gioielli incastonati sul Lago di Como: il resto è tutto da scoprire con una gita fuori porta.
Stephanie Barone
Fotoservizio: Massimo Montorfano