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Enrico Fagetti la solidarietà come missione di vita

Enrico Fagetti, 80 anni, ex vicesindaco e per 13 anni presidente della pubblica assistenza Sos di Olgiate.

Enrico Fagetti la solidarietà come missione di vita
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Il primo ad aiutare ogni qual volte emerga un bisogno. Il primo a ringraziare quando lui stesso riceve sostegno. Enrico Fagetti, 80 anni, ex vicesindaco e per 13 anni presidente della pubblica assistenza Sos di Olgiate, presidente della Fondazione Paolo Fagetti, da poche settimane insignito dal Quirinale dell’onorificenza di commendatore per il suo impegno nel sociale, è un uomo che semina e coltiva solidarietà sul territorio. Senza retorica, con progetti e iniziative emozionanti, forte dell’appoggio di chi ha creduto e crede nel suo slancio altruista: al riguardo, Fondazione Cariplo e Fondazione provinciale della Comunità Comasca sono un punto di riferimento imprescindibile, perché non solo garantiscono risorse fondamentali, ma aiutano anche a crescere giovani dediti al volontariato. Concetti, questi, espressi a chiare lettere dal diretto interessato.

Enrico Fagetti la solidarietà come missione di vita

«E’ la realtà - entra nel merito Enrico Fagetti - Io ho trovato porte addirittura spalancate, prima da Fondazione Cariplo col presidente Giuseppe Guzzetti, e poi dalla Fondazione Comasca. In particolare, ci tengo a un personale elogio al cavaliere del lavoro Martino Verga, presidente di Fondazione Comasca: non voglio attaccare medaglie agli altri, così come non piace attaccarle a me stesso, ma, davvero, ciò che Fondazione Comasca ha fatto durante l’emergenza Covid, con le raccolte fondi a favore degli ospedali Sant’Anna e Valduce, è eccezionale».

Fagetti sa quel che dice, perché conosce la fatica e la bellezza di attivare mobilitazioni solidali. Lui è riuscito nella missione cui si è dedicato totalmente, la costruzione della «Casa di Paolo e Piera», struttura che perpetua la memoria di due persone speciali: il compianto figlio Paolo, scomparso all’età di 30 anni nell’estate d el 2004 a causa di un tragico incidente stradale, e Piera Betti, preziosa volontaria della pubblica assistenza Sos di Olgiate. Un edificio funzionale, inaugurato ormai nove anni fa (all’inizio del mese di giugno 2011) in via Momo, arrivato ad accogliere 32 minori con disabilità. Un traguardo raggiunto grazie a una miriade di sostenitori, grandi e piccoli. E tuttora la Fondazione Paolo Fagetti prosegue la missione sociale con «Casa di Paolo e Piera», tramite la gestione affidata al Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese, forte dell’appoggio di chi, sempre, ha risposto presente agli appelli.

Come è nata la sinergia con Fondazione Cariplo e Fondazione della Comunità Comasca?
«Bisogna tornare indietro negli anni: dal 1994 sono stato presidente Sos a Olgiate, per 13 anni, quindi ci si conosceva tramite l’associazione. Poi, da quando è attiva la Fondazione Paolo Fagetti, c’è sempre stata vicinanza ai nostri progetti. Proprio il presidente Verga è sempre al corrente di tutto ciò che facciamo».

Il valore di questa sinergia?
«Il coinvolgimento di decine di ragazzi del territorio olgiatese, ad esempio nell’ambito di Youth Bank. E’ bellissimo vedere la condivisione di questa iniziativa: Fondazione della Comunità Comasca, Fondazione Paolo Fagetti, Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese e scuole come l’istituto “Terragni” di Olgiate e l’Enfapi di Lurate Caccivio. Dal 2017 sono stati impegnati circa 50 giovani».

In che modo?
«Partecipano a momenti di formazione, anche lontano da Olgiate, ad esempio trascorrendo insieme qualche giorno in Toscana, come è stato per un’annata in particolare. Imparano il valore del risparmio, della gestione di risorse messe a disposizione da Fondazione della Comunità Comasca, e della raccolta fondi per realizzare progetti da loro ideati. Si tratta sempre di progetti di utilità sociale. Devo proprio dire che Amina Pizzala, capoprogetti Youth Bank per conto del Consorzio Servizi Sociali dell’Olgiatese, è bravissima a coinvolgere i ragazzi».

Qualcuno di loro, poi, resta a contatto con la Fondazione Paolo Fagetti?
«Sì ed è un aspetto fondamentale. Oggi non è facile trovare volontari: servono giovani, per garantire un futuro ai nostri impegni, che sono molti».

Altri traguardi da raggiungere?
«Più che un sogno, abbiamo un’esigenza. Ampliare “Casa di Paolo e Piera”, per abbattere la lista d’attesa. Io cerco di essere modesto nel chiedere aiuto, ma veramente siamo alle prese con un servizio che le famiglie ritengono importantissimo: infatti si è creata una lista di attesa di una decina di bimbi, quindi non tutti i minori disabili possono essere accolti nella “Casa di Paolo e Piera”. Il nostro progetto è di allargarci di circa 50 mq, aggiungendo due locali dotati dei necessari servizi e riscaldamento».

Ultima domanda: l’onorificenza ufficializzata dal Quirinale la rende orgoglioso?
«Non ci faccio caso più di tanto. La intendo come una buona visibilità per le esigenze di “Casa di Paolo e Piera”. Le necessità sono tante, spero che nel nuovo statuto della nostra Fondazione - in preparazione - si possa fare in modo di incentivare le donazioni. Per il futuro sono certo di poter contare sul sostegno di realtà con Fondazione Cariplo e Fondazione Comasca. Per quanto mi riguarda, io so già ciò che devo fare per quando non ci sarò più. E comunque io mi adeguo in funzione a quello che il Consiglio della Fondazione Paolo Fagetti mi dice di fare».

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