la storia

I 100 anni di Confindustria Como in un libro

L’evento è stato anche l’occasione per inaugurare il nuovo ciclo di scatti della mostra fotografica realizzata da Niccolò Biddau.

I 100 anni di Confindustria Como in un libro
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Si è tenuta questa mattina, 28 luglio 2020, nella sede di Confindustria Como, in via Raimondi, la presentazione del volume dedicato ai 100 anni dell’Associazione, realizzato dallo storico Fabio Cani con la collaborazione del giornalista Antonio Marino e impreziosito dagli scatti del fotografo torinese Niccolò Biddau.

I 100 anni di Confindustria Como in un libro

Nel 2019 Confindustria Como ha festeggiato cento anni: il volume di duecento pagine presentato oggi alla stampa è suddiviso in due parti: la prima intitolata “L’associazionismo imprenditoriale nella storia del territorio lariano”, la seconda “Le realizzazioni del mondo industriale”, raccordate tra loro dalla linea del tempo in cui si alternano la cronologia generale di carattere mondiale e quelle associativa e locale. Il libro vuole ricostruire i diversi passaggi della storia associativa, caratterizzata da protagonisti che hanno sempre avuto lo sguardo rivolto al futuro. Attraverso le parole, le vicende, le immagini del territorio e delle imprese, gli autori invitano il lettore a gettare uno sguardo diverso, in buona parte inedito, sulla storia recente di Como e dell’intera provincia.

"Dialogo tra impresa e territorio"

Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como, ha spiegato:

"La presentazione del libro sui cento anni compiuti da Confindustria Como rappresenta l’occasione per mettere in evidenza un dialogo tra impresa e territorio che avviene da un secolo in forma associata, ma che intende proseguire nel presente e soprattutto guardando al futuro. Il libro, così come la mostra fotografica, sono strumenti indispensabili per contribuire a dissolvere quella cortina di diffidenza e ostilità verso la realtà industriale senza che si sconfini in un aspetto nostalgico, ma al contrario diventi un progetto di futuro: lo sguardo sempre avanti, recuperando l’identità appannata, rendendo attraente un percorso industriale che ancora tanto può offrire al nostro paese. La narrazione diventa, quindi, importante per aiutare a comprendere cos’è stato il passato, ma soprattutto cosa vogliamo che sia il futuro. Come ogni libro, anche questo ha la sua “morale” che possiamo sintetizzare nelle parole ALLEANZA e COLLABORAZIONE. Responsabilità che riceviamo da un passato in cui uomini e donne hanno perseguito il proprio e altrui interesse nella consapevolezza che non potessero, per un imperativo etico, sottrarsi a questo compito. Ed è la responsabilità che deve interrogarci, tormentarci, ogni giorno, anche in questi messi a dura prova dall’emergenza Covid-19, attraverso quella che possiamo definire una vera e propria domanda ossessiva: cosa possiamo fare tu ed io, insieme, per lasciare alle future generazioni un territorio migliore? E, da imprenditori, appassionati di ciò che facciamo dobbiamo chiederci: cosa possiamo fare, guardando anche all’esempio di chi ci ha preceduto, affinché le nostre imprese ci siano ancora tra 10, 15, 20 anni?”.

Nel suo intervento il Presidente Manoukian ha anche rammentato che Confindustria Como ha deciso di fermare i futuri eventi previsti per il centenario, non solo come segno di rispetto per le tante vittime del Coronavirus, ma anche per devolvere agli ospedali comaschi i fondi che si stavano accantonando proprio per i festeggiamenti, costituendo il Fondo IO CI SARÒ sul quale è stato devoluto quasi un milione di euro grazie al buon cuore degli imprenditori comaschi.

"Pezzo fondamentale della storia comasca"

L’autore del libro, lo storico Fabio Cani, ha dichiarato:

“Studiare le vicende di una associazione importante come quella degli imprenditori industriali comaschi significa contribuire a ricostruire un pezzo fondamentale della storia comasca del Novecento; significa, quindi, rendere conto di un processo che ha visto la partecipazione di molte importanti personalità, alcune delle quali ingiustamente messe a margine della memoria locale, con l'intento di mettere a punto un progetto di futuro per l'intera collettività”.

La mostra fotografica

L’evento è stato anche l’occasione per inaugurare il nuovo ciclo di scatti della mostra fotografica realizzata da Niccolò Biddau, allestita nel foyer della sede di Via Raimondi su progetto dello Studio Arkham Project. 24 immagini che celebrano la ricchezza della realtà imprenditoriale comasca, a partire dall’essenziale rapporto con il territorio e con la storia, per evidenziare i settori, le produzioni, le forme, i valori come l’impegno per la sostenibilità e la formazione. “Poter raccontare il territorio comasco e alcune tra le sue industrie più rappresentative - ha dichiarato il fotografo Biddau – è stata una grande esperienza. Unita al piacere di lavorare con Confindustria Como, che ha saputo definire il progetto al meglio, mettendoti nelle condizioni di raggiungere risultati eccellenti”.

Presente alla giornata anche Tito Nocentini, Direttore Regionale Lombardia Intesa Sanpaolo, il partner che dall’evento del 7 maggio dello scorso anno a Villa Erba ha accompagnato Confindustria Como nelle celebrazioni del centenario con un importante supporto. Tito Nocentini ha dichiarato: “Affianchiamo Confindustria Como in questo importante progetto per raccontare insieme la storia dell'imprenditoria comasca, diventata nel tempo simbolo di eccellenza e del Made in Italy nel mondo. Questa iniziativa conferma una volta di più l’impegno del Gruppo Intesa Sanpaolo nella tutela, valorizzazione e condivisione del patrimonio storico, culturale e artistico del territorio, in coerenza con i principi di responsabilità sociale e con il ruolo di impact bank per il progresso culturale del Paese”.

La prefazione

Di seguito la prefazione del libro a cura del Presidente Manoukian.

"Ripercorrendo la storia di Confindustria Como attraverso le lucide parole di Fabio Cani, i ritratti di Antonio Marino e le immagini suggestive di Niccolò Biddau, cui abbiamo voluto affidare questo racconto in occasione delle celebrazioni dei cento anni, emerge con forza, e primo fra tutti, lo stretto e indissolubile legame tra un territorio e le sue imprese, prima singolarmente e, dai primi anni del secolo scorso, in forma associata. Un legame non solo inscindibile, ma che mostra come imprese e associazione abbiano avuto fin da subito un ruolo fondamentale nello sviluppo della società, nel suo traguardare, in ogni periodo storico, la modernità, con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Uno sforzo collettivo sotteso al quale vi è, potremmo dire da sempre, una forte assunzione di responsabilità. Verso i propri collaboratori, verso i propri clienti e fornitori, verso il territorio, composto da famiglie, da studenti, dall’ambiente. Vi è sempre stata, vien da dire, una dignità senza eguali nel perseguire il proprio e l’altrui interesse nella consapevolezza che quell’incombente responsabilità non potesse esser rifiutata. Tornano così alla mente le parole di Dostoevskij che afferma: «Noi siamo tutti responsabili di tutto e di tutti, davanti a tutti ed io più di tutti gli altri». In questa storia è l’io che diventa noi, ma che, invece di annacquare la personale responsabilità, al contrario ne sente in prima persona il senso e lo sublima con la partecipazione a qualcosa di collettivo, di più grande, che prende il nome di associazione. Il racconto, quindi, non vuol essere un’autocelebrazione di cui nessuno sente l’esigenza, piuttosto il motivo di riflettere su quanto hanno fatto uomini e donne nei cento anni trascorsi, i quali, probabilmente, si sono posti la domanda che ognuno di noi oggi, guardando al futuro, dovrebbe porsi in modo ossessivo: cosa possiamo fare tu ed io, insieme, per lasciare alle future generazioni un territorio migliore?"

Non esiste, ovviamente, una risposta univoca anche se l’esempio di chi ci ha preceduto, che ha saputo, come leggerete, dare valore sociale al lavoro, operare fattivamente su concetti come welfare e sostenibilità quando queste parole nemmeno esistevano, è quanto mai prezioso. Esiste, però, un metodo che si sostanzia in tre parole chiave: collaborazione, visione e anima. Più una, che abbraccia le tre precedenti: fiducia. Perché non c’è collaborazione senza fiducia, non c’è visione senza fiducia, non c’è anima senza fiducia. Fiducia come vera e propria benzina sociale indispensabile per guardare al futuro con maggiore speranza. Quindi, ispirati da questo racconto, che poi è la storia di tutti noi, dobbiamo custodire e vivere i Valori associativi ereditati. In primo luogo, l’Alleanza delle conoscenze e la forza della nostra Unione verso obiettivi comuni. In particolare, la Responsabilità verso la crescita e la continuità delle nostre attività industriali, patrimonio sociale ed economico del nostro territorio che contribuisce al bene comune. Dobbiamo aprire lo sguardo, le menti, coinvolgendo i giovani, lavorando insieme a loro per un ambiente più sostenibile, più coeso, più equo".

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