l'intervista

Miriam Cappa, da Brunate alla sua Giosi in "Chiara Lubich": "La solidarietà è sempre più un'emergenza, anche a Como"

La giovane attrice comasca racconta il suo amore per la recitazione, nato anche grazie alla Compagnia Teatro In Centro di Como.

Miriam Cappa, da Brunate alla sua Giosi in "Chiara Lubich": "La solidarietà è sempre più un'emergenza, anche a Como"
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C'è anche una giovane comasca tra le protagoniste del film "Chiara Lubich - L'amore vince su tutto", andato in onda domenica 3 gennaio 2021 su Rai Uno con un grande successo di pubblico, che racconta la nascita a Trento del Movimento dei Focolari.

Miriam Cappa, da Brunate alla sua Giosi in "Chiara Lubich"

Al fianco della protagonista, interpretata da Cristiana Capotondi, in questa rivoluzionaria avventura un gruppo di giovani donne tra cui Giosi Guella, interpretata da Miriam Cappa, 23 anni, nativa di Ancona ma trasferitasi da bambina con i genitori a Brunate.

"Ci siamo trasferiti da Ancona a Brunate per il lavoro di mio padre - racconta Miriam - ma adesso per la maggior parte del tempo vivo a Roma dove mi sono trasferita per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia e dove oggi seguo il corso di laurea in Filosofia all'Università La Sapienza".

Le sue origini da giovanissima attrice però hanno radici proprio a Como. "Tutto è iniziato quando ero alle scuole elementari - racconta l'artista - dove seguivo delle lezioni di teatro con Marco Ballerini. Ho capito che sul palco potevo essere chiunque volessi. Ho detto 'wow'. Mi sembrava ancora più bello perché a scuola ero molto timida mentre a casa, essendo la terza di cinque figli, era molto scatenata. In quei momenti di teatro avevo totale libertà di espressione".

E Miriam ha continuato a seguire la sua vena artistica. "Ho proseguito gli studi al Liceo Melotti di Lomazzo ma soprattutto per cinque anni ho seguito i corsi di Ester Montalto alla Compagnia di Teatro in Centro di Como che utilizza il metodo di formazione degli attori di Jacques Lecoq. Sono stati anni bellissimi: ho imparato l'utilizzo del corpo e dello spazio in modo creativo, a guardare dentro me stessa ma anche ad osservare gli altri. Sento ancora spessissimo Ester, è stata la mia mentore".

A quel punto Miriam era già totalmente innamorata della recitazione e ha deciso di approfondire e lavorarci al Centro Sperimentale di Recitazione di Roma. "E' stato un percorso intenso, molto tosto, ma bellissimo - sottolinea l'attrice - Poi l'anno scorso ho avuto una prima piccola parte in tv con "La vita promessa" di Rocky Tognazzi nel quale interpretavo un'americana snob e manipolatrice negli anni Trenta".

Quindi a marzo scorso la notizia che era stata scelta per la parte di Giosi Guella nel film su Chiara Lubich ma la pandemia ha bloccato ogni tipo di ripresa.

"I mesi del lockdown mi hanno dato il tempo di approfondire moltissimo il personaggio di Giosi - racconta Miriam - Quando è stato possibile ho contattato il Movimento dei Focolari di Cadine e sono stata da loro per una settimana per capire meglio la loro realtà. E mi hanno portata a Pranzo, paese d'origine di Giosi, dove ho conosciuto la vicina di casa ma anche il nipote che mi ha raccontato come anche da anziana, dopo che aveva girato il mondo per il Movimento, era ancora quella donna di paese che da bambina faceva 8km a piedi per andare a scuola e aiutava il papà con il fieno. Di lei ho apprezzato la sua schiettezza, era una donna che non lesinava le critiche ma era anche molto generosa".

Il film andato in onda domenica ha ricevuto un buon successo di pubblico malgrado non sia mancata qualche critica, arrivata soprattutto da ex appartenenti al Movimento.

"Credo valga la pena sottolineare che il film racconta l'origine, la nascita del Movimento e non come poi si è sviluppato - sottolinea Miriam - e quel messaggio di solidarietà che ha unito quelle giovani ragazze, che all'epoca sono state fortemente osteggiate. Un messaggio che dice che, con la gentilezza e la solidarietà, si può scoprire l'altro e abbattere i pregiudizi, che credo sia molto attuale, anche nella nostra Como. In un tempo in cui chiudono bagni pubblici e gli ultimi sembrano dimenticati, la solidarietà è sempre più un'emergenza. In questo il messaggio del film può essere un risveglio e diventare attualità. 'Se l'altro sono io' la sofferenza non può più essere indifferente ma diventa ciò che ci unisce".

Stephanie Barone

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