Per dare vita a quelli che vivono come morti L'EDITORIALE DI DON FLAVIO CROSTA
La riflessione scritta da don Flavio Crosta, parroco della comunità parrocchiale dei Santi Ippolito e Cassiano a Olgiate.
In occasione della Pasqua, don Flavio Crosta, parroco della parrocchia dei Santi Ippolito e Cassiano, ha scritto un editoriale per il Giornale di Olgiate. Lo pubblichiamo integralmente anche per i lettori di Primacomo.it.
Per dare vita a quelli che vivono come morti
" “Che il Signore ci liberi dalla terribile trappola di essere cristiani senza speranza, che vivono come se il Signore non fosse risorto e il centro della vita fossero i nostri problemi” (Papa Francesco). Le parole del Papa hanno aperto l’ultimo sipario della Quaresima ponendoci di fronte al tema della resurrezione: poco se ne parla e poco si conosce. Nel cammino della nostra vita normalmente nutriamo speranze più o meno solide in una esistenza più lunga possibile e con pochi problemi. Ci sentiamo, molte volte, nei panni di Marta, la sorella di Lazzaro, che rimprovera Gesù dopo il suo atteggiamento sconcertante: gli avevano mandato a dire “il tuo amico è malato” (Gv 11,3) e Lui non si è mosso. Sembra veramente che, nei momenti di difficoltà, il Signore non muova un dito: non si pretende sempre una resurrezione ma almeno una guarigione per quelli che stanno per morire, soprattutto in questo tempo di pandemia che continua ad abbracciare le nostre giornate. Così pensava Marta, così pensiamo noi perché non abbiamo ancora capito che Gesù non è venuto per prolungare la vita delle persone ma per sconfiggere la morte, è venuto per donare a tutti una vita di qualità capace di superare la morte. Molti cristiani hanno una idea vaga della resurrezione, come qualcosa che avverrà alla fine dei tempi, in un modo non precisato, sperando che vada bene e di trovarsi nel gruppo “Paradiso” e non nel gruppo “Inferno”. Gesù è venuto a presentare il Dio che non fa morire, il Dio che è venuto a trasmettere una vita di qualità che si chiama eterna: “La morte fa parte del cammino, la vita continua per sempre”. È Gesù che lo spiega con quella affermazione lapidaria: “Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,26).
Chi vive dando vita alla sua vita, credendo e appoggiandosi al Signore, vive per sempre. Il Signore non è venuto per liberarci dalla morte biologica, che appartiene al nostro percorso naturale. I primi cristiani, infatti, avevano compreso che esiste la “vita eterna” e che inizia già qui sulla terra e si realizza attraverso l’incontro con Gesù e la sua Parola: è la fede in Dio Padre che ci ama e chiede di riversare il Suo amore agli altri. Ne parla ampliamente San Paolo nelle sue lettere e troviamo il concetto espresso in modo cristallino nel vangelo apocrifo di Filippo: “Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla.” (Filippo, 90). Gesù è venuto per dare vita a quelli che vivono come morti in vita! Si è morti in vita quando si cede alla mediocrità conformandosi al ribasso con scelte a “basso prezzo”. Si può vivere per tanti anni ma il problema non è il quanto si vive ma il come si vive. Gesù è venuto per liberarci non dalla paura della morte ma dalla morte stessa!
La morte si vince sviluppando una vita di alta qualità, che ha il sapore di eternità: gli anni passano, il corpo invecchia ma il cuore deve accumulare quella ricchezza che rimane per sempre. Gesù è venuto e si è fatto pane per noi perché ascoltando la Sua Parola possiamo farci “pane per gli altri”! Il Battesimo ricevuto ci rimanda all’Eucaristia: questa non è un rito che, nell’abitudine, perde significato ma un impegno che ogni domenica alimenta la nostra vita, rendendola eterna.
Il tempo di fatica che stiamo ancora vivendo non rubi la speranza ai nostri piedi e la luce ai nostri occhi, perché “c’è un solo tipo di successo: fare della propria vita un capolavoro per l’eternità”.
Buona Pasqua di resurrezione".