Un comasco illumina le opere surrealiste di Dalì, Man Ray e Magritte al Mudec
In mostra 180 opere tra dipinti, sculture, disegni, manufatti, libri rari, periodici e manifesti
Francesco Murano, designer della luce comasco, illumina le opere surrealiste al Mudec.
Un comasco illumina le opere surrealiste di Dalì, Man Ray e Magritte al Mudec
Il Surrealismo è la più onirica tra le avanguardie del ‘900; artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray, cercarono di esplorare la psiche oltre i limiti imposti dalla ragione: la luce che accompagna lo sguardo del visitatore è fondamentale nella comprensione delle loro capolavori così “surreali”, come spiega Francesco Murano:
“Particolare attenzione in questa mostra è stata data all’approfondimento delle tematiche della ricerca surrealista come il sogno, la psiche e la bellezza e quindi, per attenermi il più possibile al file rouge curatoriale, ho cercato di non far percepire il passaggio tra la luce che illumina i dipinti e il fondo, sfumando i contorni intorno alle opere e rendendo quasi impercettibile il passaggio della luce da una all’altra: questo per esaltare l’atmosfera del percorso espositivo.
A prescindere poi, in genere tendo a non dare una forma precisa alla luce che illumina le opere del ‘900, ma il dittico di Dalì Couple aux têtes pleines de nuages è stato illuminato con una ellisse di luce ben definita, e questo per due motivi: non avendo il dittico una cornice convenzionale, bisognava circoscrivere la superfice di fondo e poi perché ho ritenuto che un’opera così particolare richiedesse una luce inusuale, diversa e distinta, quasi personale; una scelta fortunata che ha visto il favore del pubblico e della critica.”
In mostra 180 opere tra dipinti, sculture, disegni, manufatti, libri rari, periodici e manifesti:
“Un lavoro certosino e per ogni tipologia - prosegue Murano - è stata allestita una luce dedicata perché innanzitutto la tecnica con la quale è stata realizzata indica la diversa quantità di luce da non superare; poi esistono delle scelte dettate dalla direzione del fascio, a volte obbligata dalla posizione dei binari sui quali sono montati gli apparecchi o suggerita dai riflessi che i diversi lavori deve o non deve mostrare; infine l’interpretazione personale dell’opera da parte del light designer detta lo stile poiché ogni illuminazione artificiale è per definizione arbitraria.”
Mudec Photo presenta oltre 60 immagini, scatti magnetici e di denuncia sociale realizzati da Zanele Muholi (Umlazi, Sud Africa 1972), una delle voci più interessanti del Visual Activism, già nell’Olimpo dei più celebrati artisti contemporanei.
Anche questa sofisticatissima mostra - che indaga temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali, attraverso l’arte di Muholi - è illuminata da Francesco Murano che racconta come l’illuminazione con forti contrasti è per natura drammatica, e può esaltare il messaggio:
“In questo caso la drammaticità è data dalle foto in bianco e nero e dal bellissimo allestimento realizzato dell’Architetto Corrado Anselmi in toni scuri.La luce esalta lo sguardo di Muholi, dei suoi occhi che guardano dritto in camera e ho cercato, attraverso l’ipnosi di quello sguardo e il buio che contorna l’abbagliante bianco delle foto, di esaltare con la luce quanto si vuole trasmettere allo spettatore. Non esiste un vero e proprio “metodo” per illuminare ogni scatto, perché l’unica variante delle fotografie sono i dettagli, i gioielli, le acconciature con cui Muholi si circonda e si adorna, vera arte nell’arte realizzata con materiali poveri, a esaltare la supremazia della creazione sulla condizione materiale dei creatori. Un urlo contemporaneo ad una dignità africana culturale e artistica, quasi sempre da noi confinata allo stereotipo del primitivismo.”